2015-12-22 16:04:00

Don Coda: catalogo delle virtù del Papa è distillato di Vangelo


Nell’incontro di quest’anno con la Curia Romana per lo scambio degli auguri natalizi, Papa Francesco ha proposto nel suo discorso un vero e proprio “catalogo delle virtù necessarie” per chi opera al servizio della Chiesa, un sussidio per vivere il Giubileo della Misericordia. Sull’elenco, che si aggiunge al “catalogo delle malattie curiali” tracciato lo scorso anno, Fabio Colagrande ha sentito il commento di don Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia e membro della Commissione teologica internazionale:

R. – Quest’anno, soffermandoci su questo “catalogo delle virtù”, il Papa – con molta puntualità, con grande esperienza di governo pastorale e di discernimento spirituale – offre delle indicazioni concretissime ma che vanno al cuore delle questioni delle nostre prassi, dei nostri modi di pensare, in qualunque comunità cristiana e in qualunque organizzazione di ispirazione cristiana ci troviamo, per poter essere all’altezza del Vangelo. Io direi che la nota fondamentale di questo “catalogo delle virtù” è prima di tutto l’“evangelicità”: essere coerenti con il Vangelo, essere creativi, essere umani, profondamente umani, essere professionali, perché lo slancio del Vangelo sia efficace e porti frutto.

D. – Al decimo punto del catalogo, il Papa si è soffermato sulla virtù della “doviziosità”, ricordando che è inutile aprire le Porte sante se il nostro cuore resta chiuso all’amore. Come commenta, don Piero?

R. – Penso che questo richiamo alla generosità, alla doviziosità, ci porta proprio nella logica dell’essenziale, a contemplare il cuore di Dio, cuore di Dio che si specchia nell’agire e nella missione della Chiesa: Dio è il generoso per eccellenza, Colui che ha creato, Colui che salva gli uomini, Colui che continuamente li riempie dei suoi doni, perché vuol comunicare agli uomini se stesso, la sua carità, il suo essere misericordia. Quindi, la generosità, la gratuità senza volontà di ritorno è la caratteristica fondamentale del Dio che Gesù ci rivela. La Chiesa è chiamata a essere specchio di questa generosità: la generosità – direi – è il modo in cui si esprime la misericordia, essere sempre al di là. C’è un passaggio alla fine del discorso del Papa che è molto bello, quando cita questa preghiera attribuita a Romero, quando si dice che “il Regno di Dio è sempre al di là di noi”. La generosità della Chiesa deve sempre guardare al di là, perché Dio è sempre al di là, il suo amore è sempre al di là. Ma questa generosità si coniuga – dice il Papa, in questo punto decimo – con l’attenzione nel curare i dettagli. Anche questa è la caratteristica del Dio della Misericordia, del Dio dell’amore di Gesù, un Dio cioè che conosce personalmente ciascuna delle sue creature: “Nulla sfugge al suo cuore e ai suoi occhi”. Quindi generosi e attenti al particolare: è questo equilibrio straordinario, che poi è la concretezza dell’amore.

D. – Nel suo discorso, il Papa ha ricordato gli scandali che hanno toccato in parte anche la Curia Romana, sottolineando però come le cadute siano sempre occasione di crescita, non di scoraggiamento: un rilievo importante…

R. – Penso proprio di sì. Tener conto della propria fragilità, che non vuol dire “buonisticamente” lasciar correre le cose, ma vedere il marcio dove c’è, eliminare il marcio quando c’è e, allo stesso tempo, perdonare le persone e – consapevoli della fragilità – camminare insieme. A me ha colpito molto questo fatto: quindici giorni fa ero in Vaticano, a Santa Marta, per la Commissione Teologica Internazionale, il Papa stava in viaggio in Africa, e le Guardie Svizzere mi hanno raccontato che spontaneamente hanno deciso di fare una Adorazione continua in Vaticano durante il viaggio per sostenere il Papa nella sua missione. Io sono rimasto veramente colpito da questo e quando ringraziavo di questa cosa le Guardi Svizzere che, man mano, incontravo nel mio cammino vedevo un grande sorriso che sbocciava dal loro cuore. Ecco, è sempre possibile ricominciare: laddove c’è qualcosa che non funziona, c’è tanto più grande bene e tanto più grande amore, speranza e fede.








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