2015-12-26 10:30:00

Paul Bhatti: Natale in Pakistan, fede più forte della violenza


Tra i Paesi dove i cristiani soffrono maggiormente a causa di discriminazioni e persecuzioni c’è il Pakistan. Agli attacchi dei gruppi fondamentalisti si aggiunge la presenza di una legge, quella sulla blasfemia, che limita gravemente la libertà religiosa dei cristiani e non solo. Su questo periodo natalizio per i cristiani del Pakistan, Alessandro Gisotti ha intervistato l’ex ministro cristiano pakistano, Paul Bhatti, fratello di Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze religiose, assassinato nel 2011:

R. – Natale in Pakistan ha un significato davvero importante, data la violenza e il terrorismo. Le chiese sono sotto strette norme di sicurezza e sono circondate dalle pattuglie. La gente è terrorizzata dal fatto che possa succedere qualcosa. Nonostante tutto, però, è un Natale che, indipendentemente dagli aspetti negativi, porta gioia e anche speranza in tutti noi. 

D. – Purtroppo anche il 2015, che si sta concludendo, è stato un anno in cui si sono verificate tante vicende di discriminazione e di vera e propria persecuzione dei cristiani in Pakistan…

R. – Sì, è successo questo! Siamo stati vittime, questo è vero. Ma anche altre fedi hanno subito violenze: anche tanti musulmani sono stati uccisi. Chiaramente noi siamo i più colpiti per la fede che condividiamo, ma anche tante persone appartenenti ai gruppi sciiti, agli hindu, sono morte e ha perso la vita e anche qualche sikh. Il Paese, quindi, è tormentato. Speriamo e preghiamo che questo Natale, questo anno nuovo, porti pace e serenità per tutto il popolo del Pakistan.

D. – Quando si pensa ad una legge che mette a rischio la libertà religiosa, spesso si nomina la legge sulla blasfemia. Proprio in Pakistan il pensiero va ovviamente ad Asia Bibi, come esempio poi di tanti cristiani, e non solo, che soffrono a causa di questa legge…

R. – Sì, questo è vero. Noi abbiamo cercato di modificare questa legge - anche mio fratello, che è sempre stato in lotta – per fare in modo che almeno non venisse usata a scopi personali. Questo stiamo facendo. Io vorrei dire però che non c’è solo la legge, ma c’è un’ideologia che è cresciuta nell’arco degli anni, e si uccide e si muore in nome di questa ideologia. Sembra che il loro obiettivo, infatti, sia questo. E’ sbagliato, e noi dobbiamo pensare ai bambini che sono vittime di questa imposizione, di questa ideologia radicale.

 








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