2015-12-26 10:30:00

Celebrazioni per i 100 anni dalla morte di Charles de Foucauld


Il primo dicembre  2016 saranno cent’anni dalla morte del beato Charles de Foucauld, ucciso all’età di 58 anni, a Tamanrasset, nel sud dell’Algeria, per mano di una banda di predoni del deserto. L’associazione Famiglia spirituale Charles de Foucauld, che conta migliaia di aderenti tra consacrati e laici in tutto il mondo, ha già dato il via alle celebrazioni dell’anniversario. Soprattutto in Francia, terra natale del beato, sono stati programmati numerosi incontri, conferenze, mostre. Ma anche a Roma nel settembre 2016 si terrà un grande convegno. Il servizio di Adriana Masotti:

Charles de Foucauld aveva scelto di vivere nel Sahara algerino a contatto con la popolazione nomade dei Tuareg. Unico cristiano in una terra islamica, abitava in estrema povertà in una tenda in cui per lunghe ore adorava l’Eucaristia. “Nessun vascello a vela né a vapore ti condurrà così lontano quanto un minuto di preghiera”, scriveva ad un nipote che desiderava fare il marinaio per vedere il mondo e continuava: “Ci sono più misteri nel piccolo Tabernacolo che nelle profondità dei mari e nella superficie della terra”. Prima trappista in Francia e a Nazareth, fratel Carlo sentì poi la spinta a fondare una nuova Congregazione. Ciò che desiderava era “essere un’immagine viva dell’amore di Gesù” e potersi dedicare alle anime più trascurate. A Tamanrasset, pur desiderando di condividere la propria esperienza spirituale con altri fratelli, morì solo, ma fu come il chicco di grano del Vangelo che morendo porta molto frutto. Sentiamo fratel Lorenzo Chavelet, procuratore generale dei Piccoli Fratelli di Gesù, Congregazione che si ispira alla spiritualità di Charles de Foucauld:

R. – Ha fatto della religione un amore. Io credo che questo sia fondamentale, per Charles de Foucauld: è un innamorato di Gesù, Gesù scoperto soprattutto nella sua vita a Nazareth. Un Gesù che era semplicemente – come diceva de Foucauld – un carpentiere, un uomo che era un po’ come tutti e questo essere come tutti significa soprattutto che l’amore di Dio si esprime in questa vicinanza alla gente semplice di un piccolo villaggio, lontano dal Tempio, lontano dalla capitale: questo è Nazareth, per Charles de Foucauld …

D. – Amare Dio e amare gli uomini: questo era l’obiettivo di fratel Carlo. E ha scelto il silenzio, il deserto e anche la convivenza con i non cristiani …

R. – Una volta interiorizzata profondamente questa realtà di Nazareth, lui ha voluto andare verso coloro che sono lontani dalla Chiesa, gente che vive al di fuori dei ranghi della società. Per questo è andato a cercare i popoli che vivono nel deserto, tra cui il popolo Tuareg al quale si è fatto molto vicino. Ammirava molto la loro fede e il modo di vivere, cercava soprattutto di rispettare questo modo di vivere, così diverso per un francese che veniva da una famiglia aristocratica, ricca …

D. – Pregava anche molto per la gente che viveva vicino a lui....

R. – Sì, tutto questo per lui è molto collegato al suo legame con Gesù, Gesù che incontrava nell’Eucaristia. Infatti, Charles de Foucauld è stato ordinato prete e per lui l’adorazione del Santissimo era una realtà vissuta con molta intensità. Però c’è da dire che essendo solo nel deserto, l’unico cristiano, gli era stato vietato di celebrare l’Eucaristia. Lui voleva essere un prete molto rispettoso e obbediente con la gerarchia cattolica e dunque, malgrado il suo grande amore per l’Eucaristia ha preferito rimanere solo, senza celebrare la Messa, per anni - per anni è durato questo divieto! - preferendo rimanere vicino alla gente. Viveva questo mistero della presenza di Gesù nella vita condivisa con gli altri.

D. – Abbiamo detto che è morto solo, senza vedere nascere la Congregazione che voleva fondare. Ma poi sono sorte, nel tempo, tante realtà ispirate proprio alla sua spiritualità, e la prima è stata la Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù, di cui lei fa parte. Che cosa l’ha conquistata della spiritualità di Charles de Foucauld?

R. – Ho pensato, quando avevo già 22-23 anni, ad essere prete. Vedevo Gesù che per la maggior parte della sua vita – visto che ha vissuto 33 anni - ne ha passati 30 anni a Nazareth: questa preferenza di Gesù per questa via mi ha conquistato. Ho pensato che suo Padre voleva salvare il mondo e l’ha salvato tramite questo suo Figlio che è morto in croce. Dunque ho cercato di entrare in questo movimento di Gesù che si abbandona a suo Padre. E io credo che all’interno della Chiesa ci sia posto per un gruppo di persone come noi che entra in questa realtà di abbandono nel silenzio.

D. – Lei per anni ha lavorato come operaio in un’impresa di pulizie. Questo è lo stile di vita di un Piccolo Fratello di Gesù?

R. – Sì è questo: noi cerchiamo di vivere una vita come la gente nei gradini più bassi della scala sociale. E' una vita molto banale, apparentemente, però questa banalità è piena di cose molto belle: si vede, appunto, la luce di Gesù nella sua vita nazarena …








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