2015-12-28 13:44:00

Mons. Shevchuk: pace per le grandi sofferenze dell'Ucraina


È un’invocazione alla pace per “le grandi sofferenze” dell’Ucraina il cuore del messaggio di Natale dell’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, capo del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Nel documento, il presule ricorda che “la pace è una delle espressioni principali dell’amore di Dio per il suo popolo”; essa non è, quindi, soltanto “una mera assenza di guerra”, bensì implica “l’unione e la riconciliazione con Cristo, fonte di pace per il mondo intero”.

Pregare Dio perché doni la pace all’Ucraina
Guardando, poi, alla drammatica situazione nel Paese, da tempo devastato dal conflitto con i ribelli filorussi, l’arcivescovo maggiore scrive: “Con l’aiuto di Dio, abbiamo vissuto un altro anno di guerra. Le sofferenze e le prove del nostro popolo non sono finite, ma siamo sopravvissuti tra pene incommensurabili, sangue e lacrime” ed “abbiamo dovuto ripensare il valore ed il significato delle parole pace, misericordia, coraggio, umanità e responsabilità”. Tutto questo, ribadisce l’arcivescovo maggiore di Kiev, “si trova radicato nella preghiera, con la quale, tutti insieme, continuiamo ad implorare Dio perché ci doni la pace”.

Solidarietà e compassione sono la vera via della pace
Di qui, il richiamo dell’arcivescovo ucraino ad “essere solidali” con i soldati al fronte, con coloro che hanno perso familiari ed amici a causa del conflitto, con “le sofferenze dei feriti e dei prigionieri”, perché “in mezzo a queste grandi necessità, alle difficoltà economiche, alla corruzione ancora presente ovunque ed alla mancanza di un’efficace gestione politica, noi non abbiamo perduto la compassione nei confronti del prossimo, ma siamo diventati più responsabili e più coraggiosi nel difenderne la dignità”. “Solidarietà, compassione e fiducia ci donano la speranza in Dio e ci rivelano la vera via della pace”, aggiunge il presule.

Accogliere gli sfollati, gesto di misericordia
L’arcivescovo maggiore di Kiev esorta, inoltre, i fedeli a “celebrare il Natale insieme con chi è sfollato, chi ha perduto i propri cari ed i propri beni”, affinché “in questo Anno Santo della Misericordia, le porte di ogni casa possano diventare le porte della misericordia del Signore”. “Accogliendo i rifugiati, i poveri ed i sofferenti – sottolinea ancora il presule – diamo il benvenuto nelle nostre case, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità al Figlio di Dio, fonte della pace”. A prescindere, dunque, dalla fede che i profughi praticano, l’appello dell’arcivescovo maggiore Shevchuk è ad accoglierli, andando loro incontro, “con la preghiera e con gesti di misericordia”.

Conforto e speranza sono radicate in Cristo
​Infine, a tutti gli ucraini, anche a quelli “in diaspora”, il presule invia “parole di conforto e speranza, radicate in Cristo Salvatore”. “Possa Gesù Bambino – conclude il messaggio – ascoltare le nostre preghiere, conservare la pace nel Paese ed effondere su di esso la benedizione celeste”. (I.P.)








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