2015-12-29 12:57:00

La Cittadella di Assisi compie 75 anni


La Cittadella di Assisi compie 75 anni. "Pro Civitate Christiana", l’Associazione di laici d'ispirazione cattolica nata prima del Concilio Vaticano II, festeggia la sua storia di dialogo e accoglienza con una tre giorni di incontri. Il tema scelto è “Quando la memoria ha il fascino dell’Utopia” per ragionare, secondo gli organizzatori, su come “continuare a far germogliare quel seme di Assisi che ognuno si porta dentro”. Veronica Di Benedetto Montaccini ne ha parlato con Roberto Mancini, professore di Filosofia teoretica all’Università di Macerata, coordinatore di Cittadella Edizioni e relatore in occasione del 75.mo:

R. – La realtà di Pro Civitate è radicata nella città di Assisi, nella memoria e nell’utopia di Assisi, che sono categorie particolari di questa città, date anche dall'insegnamento di Francesco e Chiara. Direi che la Pro Civitate per mantenere alti questi valori dovrà essere un centro permanente di incontro e di dialogo interreligioso. Questo direi merita un impegno continuativo.

D. – Avete scelto di dare un tema a questo anniversario: “Quando la memoria ha il fascino dell’utopia”. Pro Civitate Cristiana vuole essere un invito per una Chiesa che precorre il futuro?

R. – La memoria è stata una categoria dell’amore e non dell’intelletto: significa che ha tenuto conto delle persone in primo luogo e del creato. L’utopia, a sua volta, non è stata una fuga in un avvenire immaginario, ma è stata la scelta di cominciare a vivere nel modo che il Vangelo illumina. Per questo sono stati 75 anni di grande fecondità, che lasciano un’eredità da seguire.

D. – L'anniversario della Cittadella ricorre nel 40.mo dalla morte del suo fondatore, che ha dato un grande insegnamento ai volontari che hanno animato negli anni l'associazione. Don Giovanni Rossi come leggeva questa utopia?

R. – Don Giovanni diceva che l’utopia crea rapporti nuovi fra le persone e semina una società nuova. Il cristianesimo non può essere dato come un patrimonio scontato, come qualcosa di già consumato, che semplicemente si ripete. Con l'utopia si può continuare a crescere, impegnandosi ogni giorno. 

D. – Pro Civitate è l’esperienza laica partita prima del Concilio Vaticano II, che ha aperto poi le porte a tante altre iniziative. Può spiegare l’importanza storica di questa svolta e che valore hanno portato le associazioni laiche per il futuro?

R. – Pro Civitate è stato veramente un luogo di incontro tra culture, tendenze e persone diverse, che accettavano di confrontarsi col Vangelo. Ricordo solo che, dopo uno dei Convegni qui alla Cittadella, Pier Paolo Pasolini concepì e realizzò “Il Vangelo secondo Matteo”. E’ stato, quindi, un luogo veramente di incontro nell’annuncio del Vangelo. La Pro Civitate può ancora oggi realizzare un’alleanza con quei movimenti, associazioni, persone che nella Chiesa, o in altre appartenenze, cercano veramente un modo adeguato per esprimere la dignità umana e la salvaguardia del creato.

D. – Centrale è sempre stata la cultura, questo anche per riuscire a dialogare con laici, con atei o comunque con il maggior numero di persone possibile?

R. – L’importanza della cultura nella Pro Civitate ha avuto due significati. Primo: la cultura come autocoscienza umana. L’uomo, quando non si vede, combina disastri. Se invece vede la sua dignità, allora realmente può vivere la fraternità. Secondo, la cultura è coltivare il tempo nuovo. Il futuro non viene da sé, ma viene grazie alla passione, alle idee, alle elaborazioni che nell’insieme fanno la cultura. Allora, sviluppare la cultura significa imparare ad accogliere il futuro.

D. – Pace e accoglienza rimangono le parole d'ordine per il futuro di Pro Civitate Christiana?

R. – Assisi è diventata un luogo di amore culturale, amore educativo, amore sociale e quindi accoglienza, una fonte non solo per la Chiesa italiana, ma anche per la nostra società. Ecco perché la Pro Civitate non è un contenitore, ma è una realtà viva di grande futuro.








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