2015-12-30 15:11:00

Crisi aziende: molte le vertenze ancora aperte in Italia


Giorni decisivi questi per il futuro degli operai dell’Eurallumina, che oggi hanno manifestato davanti al palazzo della Regione a Cagliari, per chiedere la riapertura dello stabilimento di Portovesme. Proprio ieri, la Giunta regionale sarda ha deciso di presentare al governo l'istanza di riconoscimento della situazione di "Crisi industriale complessa" per i poli di Portovesme e Porto Torres. Ma si tratta solo di due delle tante aree in difficoltà oggi in Italia, come tanti sono i grandi e medi stabilimenti in crisi. Si pensi all’Ilva di Taranto, alla Fiat di Termini Imerese, all’ Alcoa ecc…  Adriana Masotti ne ha parlato con Giampiero Castano, responsabile dell’Unità gestione vertenze del Ministero dello Sviluppo economico:

R. – Tutte quelle che lei ha citato sono situazioni di crisi e al tempo stesso cantieri di lavoro, nel senso che siamo attivamente impegnati per cercare una soluzione a tutti questi casi difficili. Proprio perché difficili, ci vuole del tempo, ci vuole pazienza, occorre trovare gli imprenditori che assumano la gestione di questi impianti, occorre trovare le risorse finanziarie… Stiamo cercando di recuperare il terreno, trovare gli imprenditori che si occupino di questi impianti. Ilva è uno dei casi più difficili: ora è un’azienda in amministrazione straordinaria, nei prossimi giorni uscirà il bando per ricercare nuovi investitori che vogliano prendersi l’impianto e tornare a farlo funzionare come deve.

D. – Quante sono le vertenze in corso?

R. – Le vertenze sono sempre tante e non sono tutte quelle che dovremmo gestire. Noi abbiamo una struttura abbastanza piccola, per cui riusciamo a gestire contestualmente fra le 100 e le 150 situazioni di crisi. Ma ce ne sono, purtroppo, moltissime di più. Anche in una fase di ripresa economica come questa, di tendenza positiva, le situazioni di difficoltà ci sono. Ma questo non vuol dire che la crisi non sia superata o che siamo sempre in una situazione difficile. Le aziende in difficoltà c’erano anche prima del 2007-2008…

D. – E’ possibile dire quante persone in complesso sono precarie in questo momento, cioè sono in attesa di capire che cosa succederà?

R. – Io parlo di quello che conosco, quindi per quanto riguarda queste 150-200 realtà: i dipendenti di queste aziende sono circa 150-170 mila; i posti di lavoro in crisi, in discussione, sono circa 20-25 mila. Noi ci auguriamo di salvare anche questi posti di lavoro e stiamo lavorando per questo. Sono numeri molto alti, concentrati in alcune aree territoriali. Purtroppo, ci sono anche aree territoriali al Nord in difficoltà, in crisi, e queste non vanno mai dimenticate.

D. – Nel corso di quest’anno c’è stato anche qualche successo, qualche vertenza che si è chiusa in modo favorevole per i lavoratori?

R. – Certo, abbiamo lavorato molto su questo. Ricordo nel settore elettrodomestico, Electrolux e Whirlpool. La questione delle acciaierie di Terni si è conclusa positivamente. Anche il caso della Lucchini con l’assegnazione al nuovo imprenditore algerino. Alcune piccole aziende si sono risolte: per l’Om di Bari abbiamo concluso di nuovo un accordo con la Bridgestone, stiamo lavorando molto bene con la Natuzzi per dare una prospettiva anche agli ultimi 300 esuberi. Ultimamente, siamo tornati a occuparci della Novelli di Terni che produce uova, pane e altri alimenti: anche qui, un nostro recente intervento ha consentito il superamento di una difficoltà finanziaria importante che rischiava di mettere in discussione il lavoro fatto in tutti questi anni, per cercare di riportarla in positivo dopo una fase molto negativa. Questo è il segnale che vogliamo dare a tutte le vertenze che ancora non si sono concluse. Il fatto che per alcune importanti si sia trovata una soluzione positiva è di buon auspicio anche per le altre: questo è l’augurio che io faccio a tutti, perché si fidino e insieme a noi lavorino per trovare una soluzione.

D. – Insomma, lei guarda al 2016 con fiducia…

R. – Io guardo al 2016 sicuramente con fiducia, altrimenti non farei questo lavoro. La cosa che io chiedo è che anche gli imprenditori abbiano fiducia in questo nostro Paese. Insomma, non è solo speranza: occorre crederci e purtroppo in questi anni molti si sono ritirati. E’ bene invece che tutti escano di casa e insieme camminino per trovare una soluzione. Perché la soluzione ci può essere.

D. – Lei chiaramente dialoga, incontra le diverse parti, perché è il suo lavoro. Ma credo che non sia da poco anche il coinvolgimento personale…

R. – Io faccio questo lavoro perché mi interessa, perché mi piace. Lo faccio con spirito di servizio, con molta passione e molto volentieri.








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