2016-01-04 13:08:00

Unioni Civili. Mons. Fragnelli: mettersi dalla parte dei più deboli


Tema caldo nell’agenda politica di inizio 2016 in Italia il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. L’avvio del dibattito a Palazzo Madama è previsto per il prossimo 26 gennaio. Per il premier Renzi è “una ferita che va sanata, l’Italia è fanalino di coda in Europa”. La maggioranza è spaccata soprattutto sul nodo della "stepchild adoption", ovvero l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia, anche omosessuale, del figlio naturale o adottivo del partner. Secondo i più critici il provvedimento equipara unioni gay e matrimonio e rischia di aprire alla pratica dell’utero in affitto. Al microfono di Paolo Ondarza la riflessione di mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione Cei per la famiglia:

R. – Certamente la materia che si appresta a passare dalla Commissione al Parlamento sollecita la coscienza civile di tutti gli italiani, quindi anche dei cattolici. Si tratta, da un lato, di arrivare a definire un quadro sia giuridico che psicologico adeguato alla necessità reale di ogni persona e dall’altro - anche al di là delle possibili strumentalizzazioni ideologiche - di mettersi veramente dalla parte dei più deboli.

D. – In particolare, il dibattito si sta concentrando sulla questione della “step child adoption” che, secondo alcuni, aprirebbe di fatto all’adozione più in generale per le coppie omosessuali e quindi andrebbe contro il diritto dei minori ad un papà ed una mamma …

R. – La sensibilità nei confronti del minore, del bambino, non solo dei cattolici ma di ogni sano esperto di psicologia, dice che il bambino ha diritto alla rappresentanza maschile e femminile, alla presenza del padre e della madre. Quindi su questa materia bisognerà ancora confrontarsi, non rimanere in situazioni grigie che si servono del bambino per questioni – se vogliamo – più di potere da affermare, piuttosto che di servizio da offrire.

D. – Pensando al valore fondante che ha il matrimonio tra un uomo ed una donna per la società, quali considerazioni si possono fare nel momento in cui si affronta il nodo, la questione, delle unioni civili?

R. – Forse Papa Francesco ha dato, fin da quando è stato a Filadelfia, un’indicazione: ci ha voluto dire che c’è una "fabbrica naturale" di speranza, la famiglia, oltre la quale non è lecito - come dire - ”passare oltre” semplicemente perché magari ci sono altre urgenze che impongono attenzioni immediate, dirette a qualcos’altro. Perciò, noi cattolici abbiamo il dovere di riscoprire che cosa vuol dire che la famiglia è una fabbrica di speranza non solo nel nostro Paese, ma forse anche negli altri Paesi. Gli altri Paesi, quelli europei, a cui a volte si pensa di conformarsi, hanno bisogno di riattingere a questa fabbrica di speranza che invece la Chiesa porta avanti nel mondo intero.

D. – Altrimenti, cosa si rischia?

R. – Si rischia di complicare il rapporto tra noi e si rischia di definire sempre meno chiaramente una società dove abbiamo la gioia di vivere insieme. Rischiamo di fare un Paese legale che invece di aiutare il Paese reale non lo comprende più, va per conto suo e noi non abbiamo nessun interesse a costruire un Paese legale che sia in contrapposizione o comunque indifferente al Paese reale.

D. – Qual è il ruolo del laicato cattolico?

R. – Il laicato cattolico ha una responsabilità grande: quella, da un lato, di continuare a nutrirsi delle sue radici, delle sue fonti di ispirazione - la Parola di Dio, il confronto con il Magistero - e, dall’altro, quello di leggere i segni dei tempi, di aprirsi al dialogo serrato e serio con qualunque persona su cose che sono diventate di emergenza, urgenti, nel dibattito interno dell’Europa e del mondo. Se il tema, il percorso delle unioni civili porterà avanti insieme una visione personalistica e comunitaria, questa sicuramente potrà essere un’occasione, un segno dei tempi all’interno dei quali noi vogliamo essere presenti senza paura, con grande fiducia nel Signore da un lato, ma anche nella ragione umana, nel buonsenso, nella capacità di dialogo.








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