2016-01-05 12:30:00

India. Pogrom in Orissa, udienza finale per 7 cristiani innocenti


Si svolgerà il 6 gennaio l’udienza finale del processo contro i sette cristiani condannati all’ergastolo – ma senza prove – per l’omicidio del leader indù, Laxamananda Saraswati, e di quattro suoi seguaci, la cui morte scatenò i violenti pogrom anticristiani del 2008 nello Stato indiano dell’Orissa.  

Le preghiere dei fedeli per la liberazione dei sette accusati
Il Tribunale di Phulbani dovrà decidere sulla fondatezza delle accuse, smentite dai due stessi testimoni che in un primo momento avevano dichiarato di aver visto i sospettati che si riunivano in una foresta e “cospiravano contro il capo indù”. Gli accusati sono detenuti da sette anni, tra una serie di rinvii e processi farsa, nonostante l’omicidio sia stato più volte rivendicato dai ribelli maoisti. Il presidente del "Global Council of Indian Christians" (Gcic), Sajan K. George, ha lanciato un appello “a pregare affinché i sette cristiani innocenti siano assolti”.

Nuove tensioni in alcuni villaggi dell’Orissa
Intanto, mentre si attende l’udienza, alcuni villaggi dell’Orissa vivono nella paura che si possano ripetere le violenze settarie del 2008, in cui persero la vita 81 cristiani e furono distrutti 4.677 case, 236 chiese e 36 fra conventi, istituti e strutture religiose, costringendo alla fuga miglia di cristiani. Il gruppo induista "Kui Samaj Samanwaya Samity" (Ksss), affiliato al partito di governo Bjp (Bharatiya Janata Party) e al Rss (Rastriya Sevaka Sangh), ha indetto uno sciopero generale proprio nei giorni delle celebrazioni natalizie. Lo sciopero ha bloccato i trasporti, impedendo ai cristiani di alcuni villaggi remoti di raggiungere le chiese locali, e lasciato abbassate le serrande dei negozi.

Radicali indù hanno impedito ai cristiani di festeggiare il Natale
L’episodio più grave però – come riporta ad AsiaNews p. Ajay Singh, direttore del Forum for Social Action dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar – è quello avvenuto nel villaggio di Barkhama, dove la mattina del 25 dicembre i fedeli hanno trovato le strade del bloccate da alberi divelti e massi pesanti messi da un migliaio radicali indù per impedire ai cristiani di recarsi in chiesa per festeggiare il Natale. I cristiani hanno sporto denuncia ma la polizia non ha registrato il caso, e hanno anche inviato un memorandum al primo ministro dello Stato e adesso, ha detto il sacerdote, “vivono nella paura e nell’insicurezza”. (L.Z.)








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