2016-01-10 05:00:00

Caritas Libano: solidarietà per le famiglie di profughi


In Libano l’emergenza profughi “resta alta” a fronte di “capacità limitate”, lo Stato “non è più in grado di sostenere questa situazione” e vi è il pericolo concreto di “un crollo del sistema Paese”, anche a fronte di una perdurante “crisi economica e istituzionale”. A lanciare l’allarme all'agenzia AsiaNews è Paul Karam, direttore di Caritas Libano, da quattro anni in prima fila nell’accoglienza del flusso continuo di famiglie siriane (e non) che fuggono dalla guerra. L’economia in calo, l’emergenza rifiuti, la mancata elezione del presidente della Repubblica, un esecutivo debole acuiscono i rischi di una nazione “sull’orlo del collasso”. Nonostante l’emergenza, aggiunge il sacerdote, vi sono “testimonianze di aiuto e solidarietà, momenti di incontro e confronto fra giovani cristiani e musulmani” che mantengono viva la speranza per il futuro. 

Libano: 1,6 milioni di profughi su circa 4,4 milioni di abitanti
In oltre quattro anni, il Paese dei cedri ha ospitato quasi 1,6 milioni di rifugiati siriani e deve affrontare gli squilibri demografici, economici, politici, di sicurezza che questo comporta. L’Onu, che enumera solo quelli registrati, afferma che ve ne sono 1,2 milioni. A questi vanno aggiunte almeno 700 famiglie di cristiani irakeni da Baghdad, Mosul e da Erbil e decine di migliaia di palestinesi dalla Siria. Il tutto a fronte di una popolazione libanese di circa 4,4 milioni di abitanti e un Paese sempre più in difficoltà nella gestione dell’emergenza. 

Resta alto il desiderio di lasciare il Medio Oriente
Negli ultimi tempi la realtà non è cambiata e fra i profughi “cresce il desiderio di fuggire, di andare in Europa, e la meta privilegiata resta la Germania”. Il rischio di svuotare il Medio Oriente della presenza cristiana, aggiunge, “resta alto” e l’appello della Chiesa “è sempre quello di incoraggiare la comunità internazionale al dialogo, alla pace, alla giustizia e al rispetto reciproco”. “Intanto - racconta padre Karam - i bisogni restano alti, a fronte di procedure e capacità molto limitate. Per questo, se ci sono zone sicure nei Paesi di guerra bisogna incoraggiare la gente a rientrare”. Il sacerdote sottolinea il fallimento una volta di più della "Primavera araba", che ha causato distruzione, guerre, alimentato il mercato delle armi e aggravato le crisi economiche e sociali nei vari Paesi della regione. 

Si incoraggia il dialogo tra giovani cristiani e musulmani
Caritas Libano prosegue il suo lavoro di assistenza, garantendo non solo cibo e aiuti ma anche sostegno psicologico e favorendo il confronto fra cristiani e musulmani, in particolare fra i giovani. “Dall’estate - spiega padre Paul Karam - incoraggiamo il dialogo organizzando incontri fra giovani profughi cristiani e musulmani di Siria, Iraq e lo stesso Libano. L’obiettivo è mostrare loro come costruire Paesi all’insegna della convivenza, e uomini, persone capaci di dialogare fra loro. Quello che noi chiamiamo il cantiere della pace e le risposte sono positive… i giovani vogliono contribuire a questo processo, eliminando la paura dell’altro”. 

Molte parrocchie libanesi in sostegno delle famiglie di rifugiati
In questo contesto di crisi, il popolo libanese “nutre ancora grande speranza e mostra il suo volto solidale”, anche se “le famiglie si stanno impoverendo sempre più e l’emergenza profughi rischia di mettere in ginocchio il Paese”. “Serve un miracolo - prosegue il sacerdote - e in questo Anno della Misericordia vogliamo rilanciare il nostro impegno per incoraggiare la gente ad andare avanti, a vivere la speranza come popolo e come fedeli cristiani”. Per l’occasione molte parrocchie e diocesi del Libano hanno promosso iniziative concrete “per riaffermare questo messaggio di speranza”. 

Raccolta fondi per le persone più povere
“A Natale - racconta il direttore della Caritas nazionale - le famiglie hanno aderito a una raccolta fondi per acquistare cibo, pacchi di generi di prima necessità e doni da distribuire ai poveri. Nonostante sia un momento difficile per tutti, la solidarietà delle persone non è diminuita. Molte parrocchie hanno poi organizzato feste e momenti di svago per i bambini, animate da giovani e volontari della Caritas”. “Credo nella pace - conclude padre Paul - basata su giustizia e rispetto; e la comunità internazionale ha il dovere di risolvere la crisi, allentando la tensione mediante i canali della diplomazia, non a discapito della povera gente”. (R.P.)








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