Secondo i dati pubblicati nei rapporti ufficiali delle principali Agenzie ed Organizzazioni
internazionali, per i 93 milioni di bambini disabili che vivono nei paesi
poveri curarsi, giocare e andare a scuola non sono diritti primari ma lussi inaccessibili.
Il Camerun è uno di questi Paesi: qui, il 23% delle persone che
hanno dai 2 ai 9 anni vive con almeno un tipo di disabilità insorta, nel 65%, a causa
di malattie come polio, malaria, lebbra, morbillo. Mali che, quando non uccidono,
lasciano in eredità alle piccole vittime questa pesante condizione.
Per aiutare questi bambini, fino al 23 gennaio 2016 sarà attiva la campagna ‘Tutti
Uguali’, voluta dalll'organizzazione umanitaria Dokita Onlus, il cui ricavato servirà per sostenere il centro
di accoglienza e riabilitazione fisioterapica per giovani e bambini disabili Foyer
de l’Esperance, nel Sud del Camerun, a Sangmélima, dove Dokita
opera insieme alle missionarie della Congregazione delle Figlie dell'Immacolata
Concezione. In particolare, le donazioni saranno impiegate per acquistare
un veicolo attrezzato per il trasporto delle carrozzine, necessario sia ad accompagnare
a scuola i bambini non autosufficienti, sia a condurre i bambini presso le strutture
medico-ospedaliere più lontane. Inoltre, saranno acquistate nuove apparecchiature
necessarie per le cure fisioterapiche. L’obiettivo è quello di garantire supporto medico
e integrazione sociale e scolastica a 1.500 minori con disabilità motoria.
Essere un bambino disabile in Africa, infatti, quasi sempre vuol dire essere condannati
a un futuro di emarginazione e povertà. Mancano le strutture sanitarie adeguate e
spesso le barriere architettoniche e socio culturali trasformano la disabilità in sofferenza
e isolamento.
Qui i ragazzi con bisogni speciali non godono delle stesse opportunità che i loro
coetanei hanno nei Paesi più ricchi e sviluppati, e non solo dal punto di vista delle
cure e dell'assistenza: non hanno accesso all'istruzione, perché le scuole sono per
loro irraggiungibili e non attrezzate per accoglierli. Il più delle volte, poi, vengono
allontanati dalle stesse famiglie, che non hanno le possibilità economiche per prendersi
cura di loro.
Ne parlano, ai nostri microfoni Pietro Nicolai e Mario
Grieco, rispettivamente presidente e direttore di Dokita Onlus.
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