L’Unione Europea lavori unita per una politica comune a tutela dei rifugiati. E’ l’appello lanciato oggi dal Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta (Smom), Fra’ Matthew Festing, che ha ricevuto il Corpo diplomatico accreditato presso lo Smom, presente in 120 Paesi nel mondo con attività medico-sociali, mense per i senza-tetto, ospedali e orfanotrofi. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
“E’ deplorevole che i rifugiati in fuga dalla guerra siriana siano costretti a raggiungere l’Europa con mezzi che mettono in pericolo le loro vite”. Fra’ Matthew Festing si rivolge agli ambasciatori, molti dei quali dei Paesi direttamente interessati dal flusso di migranti, per dire che “l’Ue deve lavorare insieme per predisporre una politica comune per gestire questa crisi umanitaria” e che deve “riconoscere i suoi valori chiave: proteggere le vite, tutelare la dignità umana e promuovere la tolleranza”.
L’Ordine di Malta è da anni presente nei territori maggiormente colpiti da violenza, come Siria e Iraq , così come nei Paesi limitrofi. Nel 2015, ha intensificato l’assistenza a chi ha percorso la rotta balcanica, mentre poche settimane fa il Corpo italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, da tempo presente a Lampedusa e nel Canale di Sicilia, ha allargato la sua azione all’Egeo. Dominique de La Rochefoucauld-Montbel, Grande Ospedaliere dell'Ordine di Malta:
R. – I don’t know if Europe is indifferent. It
is sure is that what started a few months ago…
Non so se l’Europa sia indifferente. E’ certo, però,
che quello che va avanti da oltre un anno, con oltre un milione di immigranti che
sono entrati in Europa, è l’inizio di un movimento. Il grande problema dell’Europa
è che non c’è stata una politica generale. E’ molto difficile, ovviamente, perché
non si tratta soltanto di accogliere persone che vengono da altri Paesi, ma si tratta
anche di provare a gestire questa faccenda con politiche interne. E questo è il motivo
per cui – io credo – la maggior parte dei Paesi europei ha affrontato la questione
con programmi autonomi, piuttosto disorganizzati. Credo sia molto difficile accogliere
innanzitutto così tante persone: comporta problemi di integrazione, problemi di vita
comunitaria, problemi nell’accettazione dello straniero. Poi, c’è la situazione economica
dei singoli Paesi europei e non ultimo la loro politica. Ovviamente, l’Ordine di Malta
non si rispecchia in questi schemi. La nostra politica è quella di preoccuparci di
coloro che soffrono più di tutti.
D. – Ieri, il Papa ha chiesto di nuovo di non essere indifferenti…
R. – “Open your heart” is a very Christian position,
and we have to keep it…
“Apri il tuo cuore” è una posizione molto cristiana,
alla quale dobbiamo attenerci. Non vale la politica dell’occhio per occhio. Dobbiamo
sapere come accogliere coloro che sono “diversi”, ma allo stesso tempo quelli che
sono stati accolti devono a loro volta rispettare coloro che li hanno accolti. Ovviamente,
da persona a persona le cose sono più facili, si capiscono meglio le tradizioni, le
abitudini, i legami familiari e via dicendo. Quando si parla di Stato, tutto diventa
un po’ più complicato. La problematica dello Stato, quella politica, è ben diversa.
Si parla di “masse” di persone, di numeri, non sono più individui.
D. – Come ha detto il Gran Maestro, le organizzazioni religiose sono state un po’ esautorate dal lavoro umanitario. Quali i suoi auspici?
R. – What we have noticed on the field is that
if you don’t respect the person you are looking after…
Quello che abbiamo rilevato lavorando sul campo è
che se non rispetti la persona della quale ti stai occupando, se non comprendi le
sue tradizioni, il suo modo di vivere, la sua storia e tutto quello che fa parte di
essa, puoi dare la migliore assistenza sanitaria ma non sarai compreso né tu, né perché
lo stai facendo. A noi come Ordine è stato permesso di organizzare un vertice a Ginevra
dal titolo “Le religioni insieme, per l’azione umanitaria” (maggio 2015 - ndr)
e credo sia stata un’occasione meravigliosa, per molti, scoprire questa dimensione
che non è una dimensione fisica, quanto spirituale, e che ci insegna che l’una non
può essere guarita senza l’altra. Credo che il rispetto delle tradizioni religione,
la comprensione vicendevole, siano i primi passi per renderci più efficienti nelle
nostre azioni umanitarie sul campo o nella nostra attività ospedaliera e forse questo
può fare anche la grande differenza per altre entità che operano in questi ambiti,
che a volte arrivano, offrono un’assistenza veramente ottima – questo è sicuro – ma
che a volte non accettano atteggiamenti che nascono da tradizioni locali, da tradizioni
familiari e così via. Accade così che quando poi vanno via, magari hanno svolto un
ottimo lavoro dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, o dell’approvvigionamento
alimentare per la popolazione, ma non hanno lasciato il ricordo migliore o hanno lasciato
da qualche parte qualche dolore, forse più di carattere psicologico. Proprio per questo
credo che questo altro atteggiamento sia stato per le persone una vera scoperta. E
questo ci stimola ad andare avanti e a organizzare un evento collaterale all’Incontro
di quest’anno a Istanbul.
A Istanbul, il prossimo maggio, si svolgerà il "World Humanitarian Summit" per volere del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, al quale prenderà parte lo Smom, portando il contributo di altre organizzazioni umanitarie religiose.
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