2016-01-14 15:42:00

Papa in Sinagoga, rabbini italiani: richiama valore positivo religioni


"E' un evento importante per l'attenzione che richiama. Un incontro che conferma la necessità del dialogo e, allo stesso tempo, l'importanza di riproporre periodicamente degli eventi che rafforzino l'amicizia tra ebrei e cattolici, mettendo in luce, di volta in volta, quegli elementi su cui bisogna in particolare soffermarsi e come bisogna rivolgersi insieme a un pubblico più ampio".  Così, rav Giuseppe Momigliano, presidente dell'Assemblea dei Rabbini d'Italia, commenta l'imminente visita di Papa Francesco alla Sinagoga di Roma, in programma domenica 17 gennaio.

Una ricaduta importante

"Questa visita, in questo particolare momento storico - spiega ancora il rabbino Momigliano - avrà anche il significato di richiamo del valore positivo che possono assumere oggi le religioni". "Avrà una ricaduta di grandissima importanza. Ma è poi compito di ognuno di noi far sì che questi momenti abbiano una ricaduta anche nel quotidiano". "Dobbiamo fare attenzione - aggiunge Momigliano - che momenti come la Giornata del dialogo e la Giornata della memoria abbiano un seguito nella vita di tutti i giorni e anche a tutti i livelli di relazioni sociali e impegno civile".

Richiamarsi allo spirito

Il rabbino Momigliano ha firmato con mons. Bruno Forte, presidente della Commissione per il dialogo della Cei, il documento congiunto in occasione della XX Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei con cui si conclude la riflessione comune sulle 'Dieci Parole', i 'Dieci comandamenti'. "Oggi, in un momento in cui vengono compiuti gesti orrendi nel nome di Dio - spiega - il fatto di riproporre momenti di dialogo e approfondimento dell'insegnamento divino, che deve arricchire i nostri cuori, le nostre menti, è un gesto importante che va al di là delle relazioni interreligiose fra la Chiesa e l'ebraismo. E'un modo per sottolineare la necessità di richiamarsi ai valori dello spirito in un momento così drammatico".

Una stagione importante per il dialogo

Che si tratti di una stagione importante per il dialogo lo pensa anche don Marco Gnavi, responsabile dell'Ufficio per il dialogo ecumenico e interreligioso della Diocesi di Roma. "Siamo giunti al decimo anno della riflessione a due voci del decalogo. Siamo a cinquant'anni dal Concilio. E questa visita di Papa Francesco al Tempio Maggiore si pone in continuità con l'afflato e la prossimità dei vescovi di Roma Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei confronti di questa componente essenziale della vita della nostra città. Dimostra ancora una volta quella prossimità, parentela spirituale, fra le nostre comunità che è un segno per il mondo". "E' una visita che cade in un tempo carico di tensioni e di problemi - spiega don Marco - e dunque questa fraternità può essere davvero eloquente per dire che ebrei e cristiani hanno un contributo particolare da dare alla pacificazione del mondo. E' un consolidamento di un'amicizia che dura da tempo, ma oggi carico di maggiori responsabilità per il contesto sociale in cui viviamo". "Più che da una consuetidine e da un'abitudine - conclude don Gnavi - è una visita che scaturisce da un desiderio reciproco di abbraccio e di incontro. E' un cammino irreversibile, di fronte alla storia abbiamo bisogno gli uni degli altri".  








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