2016-01-15 07:00:00

Papa invita al circo 2000 profughi, senzatetto e carcerati


Il Rony Roller Circus, in collaborazione con la Elemosineria Apostolica, ha offerto ieri a Roma uno spettacolo gratuito per i senzatetto, i profughi e un gruppo di carcerati. Nell’occasione, medici e infermieri, mandati dai Servizi Sanitari Vaticani con il camper mobile e le ambulanze dell’Autoparco Vaticano, hanno effettuato visite mediche a quanti ne hanno fatto richiesta. Il servizio di Veronica Di Benedetto Montaccini:

Sotto il tendone soffia aria di festa. Il circo Rony Roller e l’Elemosineria Apostolica offrono infatti uno spettacolo a chi non può permetterselo; una giornata speciale per sette generazioni di circensi, come racconta l’artista, Rony Vassallo:

“Nello spettacolo addestro i cavalli, lavoro con i leoni e faccio il trapezista. Ho parecchie passioni. È bello dare la possibilità a queste persone disagiate di assistere allo spettacolo del circo. Noi ci sentiamo anche più appagati, è proprio una cosa che ci fa stare bene! Non so cosa impareranno da noi, noi non vogliamo insegnare niente, solo riuscire a far tornare nelle persone quel bambino che c’è dentro ognuno di noi e farlo uscire. Se ci riusciamo, se loro impareranno a tornare bambini per quelle due ore in cui stanno insieme a noi, sarà bellissimo!”.

Non solo divertimento e numeri di magia, ma anche un utile servizio medico, nell’iniziativa dei Servizi Sanitari Vaticani. La dott.ssa Lucia Ercoli:

“Le persone che abbiamo incontrato non le abbiamo soltanto ascoltate sul problema di salute: sono state visitate, curate. Diciamo che a Roma si viene a configurare ormai una situazione di 'apartheid sanitario'. Il fatto che noi andiamo, cerchiamo e ci facciamo prossimi a loro, dà veramente a queste persone un’opportunità che altrimenti non avrebbero”.

Sugli spalti 2000 persone: senzatetto, rifugiati e detenuti, che per un giorno si lasciano trasportare dall’emozione, con uno zucchero filato in mano:

“Sono molto emozionato, perché è la prima volta che finalmente entro dentro un tendone meraviglioso, pieno di sogni e di emozioni”.

“Ringrazio Papa Francesco, perché mi ha dato questa oppotunità. E non solo a me, ma a tante persone”.

“Il circo me lo ricordo da bambino. Mi divertivo tantissimo e sono contento di essere qui!”.

“È tutto bello e pieno di emozioni! Ci sono tantissime persone che fanno delle cose mai viste, ed è fantastico tutto questo!”.

“Oggi è una giornata bella, perché queste persone vedono una cosa nuova”.

Uno degli spettatori ha detto che la vita è “tutta un circo”. Le acrobazie per queste persone saranno forse più facili dopo questa esperienza.

La proprietaria del circo, Daniela Vassallo, spiega questo evento di festa e di amicizia, al microfono di Stefano Leszczynski:

R. – E’ straordinariamente semplice, perché chi e cosa più del circo potrebbe esprimere questo senso di appartenenza, di tolleranza totale, di convivenza, di messaggio multirazziale, multireligioso. Quindi ciò che può sembrare straordinario, alla fin fine è semplicissimo, perché dentro ai cancelli di un circo, dentro alle transenne di un circo, ci sono sempre molte nazionalità, molte persone, molte mentalità, miliardi di storie. Per noi c’è l’emozione, perché comunque è un evento molto emozionante, che ci fa stare bene con noi stessi, ma allo stesso tempo è anche semplice, non ci sciocca più di tanto. Siamo, infatti, proprio culturalmente abituati all’apertura totale agli esseri umani, fermo restando anche il discorso della fede. Siamo, infatti, una famiglia molto religiosa. Ovviamente non siamo santi come vorremmo essere! E’ una cosa, però, che viviamo con molta naturalezza ed è un evento che aspettiamo con molta naturalezza.

D. – Non è la prima volta che il vostro circo si apre a delle attività di tipo caritatevole o comunque di tipo umanitario. Come mai il circo, nonostante questa capacità di apertura verso l’esterno, non riesce ad acquistare o ad ottenere la visibilità che merita in Italia?

R. – E’ veramente una domanda da un milione di dollari. Non solo noi, infatti, ma tutti i circhi. Spesso noi nei Paesi ospitiamo ragazzi di case famiglia, disabili, persone che non hanno la possibilità economica, anziani. Tanti ci accusano di essere un po’ troppo chiusi nella nostra cultura. Non so, forse potrebbe anche essere vero, ma è anche vero che siamo tanto attaccati. Tante volte non ci sentiamo apprezzati come vorremmo, ma va bene così: ci basta l’amore e il rispetto che ci dimostrano le persone che ci conoscono. Il circo ha tante cose belle da raccontare.

D. – Quali sono le reazioni che avete notato durante questo tipo di attività pro bono, quindi non prettamente lavorativa? Le reazioni di queste persone, che magari arrivano al circo per la prima volta, vedono uno spettacolo circense per la prima volta e che non sono abituati ad essere accolti? Come reagiscono? Cosa vi dicono, cosa vi raccontano dopo?

R. – Sono persone a cui sai che stai trasmettendo un messaggio e questo messaggio viene percepito. Vedi persone che inizialmente entrano titubanti e basta un sorriso…  Basta niente, veramente: basta un sorriso. Quando guardano in pista quello che fai, allora vedi che cominciano a sognare e vedi che a volte cominciano a pensare alla loro vita. Potrebbe sembrare una grande parola, ma più di una volta il circo ha portato ad una svolta, il nostro circo ha portato ad una svolta nella vita di alcuni ragazzi, che magari dalla strada sono andati a frequentare l’Accademia dell’arte circense a Napoli. E’ capitato durante la tournée che abbiamo avuto a Scampia. Siamo stati il primo circo ad arrivare a Scampia a Natale scorso, proprio dove ha parlato Papa Francesco, a marzo. Lì abbiamo incontrato una grande realtà e tanti ragazzi, amicizie che ancora durano. Tanti ragazzi – 16 – si sono iscritti alla Scuola del Circo di Napoli. E’ bello, è una bella soddisfazione.

D. – Lei ha citato il Papa che spesso parla dei migranti, parla dell’umanità in cammino e il cammino che spesso si vede non è gioioso come quello della carovana del circo, anche se faticoso: è un cammino spesso molto triste, di persone in fuga dai conflitti; di persone in fuga dalla fame, che hanno attraversato mille pericoli. Voi che siete persone abituate a viaggiare e a spostarvi come vedete la realtà di questi migranti, tra l’altro domenica ci sarà proprio il Giubileo dei migranti e degli itineranti…

R. – Non riesco neanche ad immaginare il loro disagio, perché noi che per lavoro - anzi non per lavoro, perché non è un lavoro essere circensi, è un modo di essere – giriamo con le nostre famiglie, con la nostra stabilità, portando gioia, siamo sempre forestieri quando arriviamo in città. Noi quotidianamente viviamo l’esperienza di essere estranei girando tanto all’estero, ma anche nella nostra nazione. Allora proviamo a metterci nei panni di persone che hanno lasciato i loro amori, i loro affetti a casa. E’ inimmaginabile! E’ uno strazio e noi ne percepiamo solo un’ombra. Io sono in tournée con i miei figli, con mio marito, con mio padre, con mia madre, con tutti quanti, e si è sempre forestieri. Arrivi comunque ogni volta in una nuova città. Pensa arrivarci senza nulla, con dei dolori addosso. E’ una cosa inumana, inumana! Grande rispetto e grande amore per profughi e migranti!








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