2016-01-18 14:05:00

Pellegrinaggi a Roma e in Terra Santa. Andreatta: vincere paura


In occasione del Giubileo degli Operatori dei Pellegrinaggi e dei Santuari, il Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione ha promosso dal 19 al 21 gennaio un Incontro internazionale degli addetti ai lavori, parroci, rettori e operatori dei Santuari con l’obiettivo di rilanciare il valore pastorale ed educativo del pellegrinaggio. Una questione oggi non facile. Adriana Masotti ne ha parlato con mons. Liberio Andreatta,  amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi:

R. – Innanzitutto, devo dire che il Santo Padre ha voluto fare tra i primi Giubilei proprio quello dei rettori di Santuari, dei parroci e degli organizzatori dei pellegrinaggi, perché entrassero nella cultura e nella mentalità e fossero sensibilizzati al fatto che il pellegrinaggio, oltre ad essere un momento di promozione dell’uomo, è soprattutto evangelizzazione e catechesi. Quindi sensibilizziamo i promotori delle diocesi, delle parrocchie, affinché utilizzino questo strumento del pellegrinaggio come un autentico strumento pastorale di evangelizzazione e di catechesi.

D. – In questo momento non è facile però parlare di pellegrinaggi, organizzare pellegrinaggi. Perché?

R. – Viviamo ormai in una società dove tutto si velocizza, dove si consuma tutto in breve tempo. C’è poi una cultura dell’individualismo molto accentuata che coinvolge anche, purtroppo, i nostri fedeli, agevolati pure da quelli che sono oggi gli strumenti tecnologici: i social media, per esempio, piuttosto che l’utilizzo di trasporti come l’alta velocità, come il low cost, su internet lei può andare e confezionare a sua propria misura l’itinerario. Si è perso, quindi, un po’ il senso della comunità. Ecco, noi dovremmo lavorare molto di più sui sacerdoti, affinché facciano comprendere ai fedeli che un pellegrinaggio non si fa in solitario, ma si fa insieme alla comunità. E’ un’esperienza, infatti, di Chiesa, e l’esperienza di Chiesa è vissuta nella misura in cui si partecipa insieme. Educhiamo l’uomo a camminare insieme, a vivere insieme, ad aiutare il fratello che ha bisogno accanto. Quindi fare del pellegrinaggio uno strumento anche educativo.

D. – A rendere più difficile il pellegrinaggio, però, è anche la crisi economica che ancora stiamo vivendo e, non ultima, la paura, la minaccia del terrorismo…

R. – Sì, questi sono altri ostacoli. Certamente, anche come viene presentato nei media questo momento particolare, scoraggia. Nella nostra esperienza del pellegrinaggio, però, vediamo che le persone hanno una breve memoria. La paura, cioè, è superabile. Il fatto della situazione economica è superabile. Sono ostacoli che, se noi utilizziamo lo strumento – diremmo – del vivere la comunità e della solidarietà, si possono superare.

D. – E’ indubbio, però, che in questo momento anche a Roma vediamo meno presenze di quanto ci si potesse aspettare…

R. – Beh, è comprensibile, perché l’Anno Santo è stato aperto in tutte le cattedrali e santuari del mondo. Quindi questa novità ha fatto in modo che i pellegrini, i primi mesi del pellegrinaggio, li vivano con le loro comunità, nelle loro cattedrali, con i loro vescovi, con i loro sacerdoti, nei loro santuari. Secondo aspetto: è anche un periodo in cui gli eventi di Parigi sono ancora un po’ troppo freschi e quindi la paura in questo momento è imperante. Poi, non è certo la migliore stagione per viaggiare… Io credo, quindi, che con la primavera e verso Pasqua vedremo numericamente una maggiore partecipazione  di pellegrini.

D. – Una parola anche sulla Terra Santa, che è meta da sempre dei pellegrini…

R. – E’ fondamentale! La Terra Santa è il cuore del pellegrinaggio, perché si va laddove tutto è incominciato. Andare, dunque, a ricominciare per se stessi, quindi ritornare alle proprie sorgenti, alle proprie radici. La Terra Santa purtroppo ha degli alti e bassi. Adesso questo è un periodo non molto felice, proprio per i noti fatti che vediamo in televisione. C’è, però, una cosa: i pellegrini che vanno, tornano sereni, perché in Terra Santa pericoli non ce ne sono per i pellegrini. Mai in 40 anni della mia esperienza è stato torto un capello ad un pellegrino. La Terra Santa è accessibile, si può andare, e in massima sicurezza. Io vorrei fare un appello oggi, attraverso la Radio Vaticana, per incoraggiare i sacerdoti, i parroci, i fedeli, i pellegrini a non scoraggiarsi, a non avere paura. In Terra Santa si può, si deve andare. Non possiamo lasciare sole le comunità cristiane che vivono anche economicamente della nostra presenza. Quindi andiamo: fa bene a noi e fa bene a loro.








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