I civili sono le principali vittime delle guerre di oggi nell’indifferenza della comunità internazionale: è la forte denuncia di mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, intervenuto ieri al dibattito del Consiglio di Sicurezza sulla protezione dei civili nei conflitti armati. Il servizio di Isabella Piro:
Vittime civili aumentate dal 5 al 90 per cento dall’inizio del ‘900
All’inizio del ‘900, i civili uccisi nei conflitti
armati erano pari al 5 per cento della popolazione; negli anni ’90, la percentuale
ha superato il 90 per cento. Parte da questo drammatico dato l’intervento di mons.
Auza che denuncia il costante aumento di “attacchi deliberati ed indiscriminati” contro
civili innocenti. Tale “tristissimo sviluppo”, spiega il presule, comporta conseguenze
a livello mondiale: “enormi quantità di vittime civili, inclusi i bambini; migrazioni
di massa; crisi dei rifugiati; la distruzione intenzionale di infrastrutture mediche
e civili, come le scuole; l’uso di civili come armi da guerra attraverso la loro privazione
di cibo e di prime necessità, il totale disprezzo della sicurezza di operatori umanitari
e giornalisti; le nette violazioni della legge internazionale umanitaria”.
Denunciare senza eccezioni questa barbarie, nessuno resti indifferente
La responsabilità di tutto questo, ribadisce l’osservatore
permanente, riguarda “l’intera comunità internazionale, implicata in tali crimini
odiosi con il silenzio o l’indifferenza”, oppure con la produzione e la fornitura
di armi o ancora con la loro vendita, sia legale che al mercato nero. Si tratta di
una responsabilità, sottolinea mons. Auza, che “va ben oltre il massacro diretto di
civili”. Di qui, il richiamo affinché “nessuno rimanga indifferente di fronte a tale
tragedia” ed “agisca con la massima urgenza”. Sei, in particolare, le soluzioni suggerite
da mons. Auza: in primo luogo, il presule chiede di “denunciare senza eccezioni e
nel modo più forte possibile questa barbarie”; poi chiama in causa la comunità internazionale
affinché “faccia tutto il possibile per porre fine a questi crimini, anche con l’utilizzo
legittimo della forza, così da bloccare le atrocità di massa ed i crimini di guerra”.
Assicurare alla giustizia i responsabili di questi crimini
In terzo luogo, mons. Auza auspica un rafforzamento
ed una maggiore implementazione degli strumenti e delle disposizioni varate dal Consiglio
di Sicurezza dell’Onu per “proteggere i civili nei conflitti armati ed assicurare
alla giustizia i responsabili di tali crimini”, ma – sottolinea il presule – “la comunità
internazionale ed i singoli Stati devono avere la volontà e la disponibilità ad usare
tale strumenti”. Negli ultimi due suggerimenti, infine, l’osservatore permanente chiede
l’accertamento delle responsabilità e ribadisce che “le popolazioni civili colpite
dai crimini di guerra meritano tutto l’aiuto possibile”.
Gratitudine per i Paesi che aiutano migranti e rifugiati
A nome di Papa Francesco, poi, il presule si dice
grato ai Paesi – come Libano, Giordania, Italia, Grecia e Turchia - alle comunità
ed agli individui che “tendono una mano in segno di solidarietà all’umanità sofferente”,
“sforzandosi ed impegnandosi a salvare vite umane”. Ma non basta: di fronte alla sfida
di “movimenti di massa di migranti e rifugiati”, occorre l’aiuto “dell’intera comunità
internazionale”, perché “problemi interdipendenti possono essere risolti solo ristabilendo
la pace attraverso il dialogo ed i negoziati”, così da evitare di “ricorrere ancora
una volta alla guerra”.
Vincere il male con il bene, l’indifferenza con la solidarietà
Infine, l’osservatore permanente esorta a “vincere
il male con il bene, combattendo l’indifferenza con la solidarietà ed guardando oltre
i meri interessi nazionali e geopolitici, così da risparmiare al mondo il flagello
bellico”.
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