2016-01-24 11:04:00

Unità dei cristiani, luterani e cattolici insieme in concerto


L’Unità dei cristiani si esprime anche attraverso la musica che ci fa conoscere differenze e tratti comuni tra le Chiese. Ne daranno nuova prova, al concerto di stasera nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, il coro della cappella Musicale Pontificia “Sistina” e il coro luterano di Dresda. In programma il meglio della tradizione cattolica e di quella luterana: “possiamo in musica vivere il tema di questa settimana Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio”, spiega al microfono di Gabriella Ceraso, il direttore della Sistina, don Massimo Palombella:

R. – Io penso che la gloria di Dio è l’uomo vivente e il prodotto musicale, come qualunque prodotto artistico, è un po’ il vertice dell’attività umana. Allora, un concerto è il modo più grande per dare gloria a Dio, soprattutto quando questa arte è stata scritta e destinata a essere sacramentale: cioè che conduce a Dio, che aiuta in qualche modo per chi la ascolta, per chi ne partecipa, ad andare verso Dio.

D. – Don Massimo, lei con la Cappella Musicale Sistina fa dialogo ecumenico in note da anni. Ha incontrato gli anglicani, gli ortodossi, già più volte la Chiesa luterana: le posso chiedere se c’è una spiritualità luterana in musica?

R. – Sì, sicuramente c’è un gigante nella cultura luterana musicale, che è Johann Sebastian Bach. La musica che noi abbiamo mantenuto nella Chiesa cattolica - Gregoriano o Palestrina - tutto questo mondo, lì è stato assorbito e sintetizzato da Bach. Dall’altra parte, poi, c’è anche un’antropologia teologica differente. Ciò non toglie che noi possiamo trovare enormi punti di incontro. Anzi, molti più i punti di incontro che di divisione quando lavoriamo musicalmente e con una comprensione professionale della musica: quando si esce da un’autoreferenzialità, allora è facile fare dialogo. Su questa base, l’ecumenismo è molto fruttuoso e arricchente, proprio perché al di là di culture diverse, ci sono nozioni di Dio talvolta con sfumature diverse che noi possiamo incontrare e che possono arricchirci.

D. – Quindi, nel concreto, i vostri concerti sono sempre strutturati con il principio di scambiare repertori propri per conoscersi?

R. – Sicuramente, anche in questo caso, nel senso che noi cantiamo qualcosa della tradizione cattolica, come il canto gregoriano e la polifonia di Palestrina. Poi, canterà il coro luterano di Dresda il repertorio tipico della loro cultura. Poi, insieme canteremo un mottetto di Mendelssohn, che è una cultura che ci accomuna: “Beati mortui”, tra l’altro un mottetto che è presente anche alle celebrazioni papali. E poi canteremo insieme il “Tu es Petrus” di Giovanni Pierluigi da Palestrina. E' molto significativo che in qualche modo i luterani cantino insieme a noi il “Tu es Petrus”, perché è arte, è musica, ma dice tanto, cantato soprattutto nella Basilica di San Giovanni in Laterano, davanti alla sedia del Papa. Perché il concerto si svolgerà nell’abside della Basilica di San Giovanni in Laterano.

D. – Quindi, qualcosa di proprio, qualcosa che vi accomuna, qualcosa in cui entrambi vi riconoscete…

R. – Precisamente. È molto interessante trovare questi punti comuni. E generalmente i punti comuni li troviamo nelle fonti. Quando noi andiamo a toccare la polifonia classica, troviamo punti comuni senza troppi sforzi.

D. – Questo cosa vi insegna? Cosa significa per voi?

R. – Significa che la cultura, lo studio e la ricerca seria e professionale sono veicoli di evangelizzazione. Non è fine a sé stessa. Noi facciamo tutto questo fondamentalmente per l’evangelizzazione. E quindi lo studio serio, la cultura, la professionalità, la serietà professionale è ciò che permette veramente di trovare tante strade di unità e di evangelizzazione.








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