2016-01-25 14:11:00

Roma, Incontro di "Talitha Kum", rete mondiale contro la tratta


Si è aperto oggi a Roma il secondo Incontro internazionale di coordinamento di "Talitha Kum", la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone che, in oltre 70 Paesi, promuove iniziative contro questa vergognosa piaga. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

All’incontro partecipano religiose, che hanno aderito a "Talitha Kum", provenienti da tutto il mondo. "Thalitha Kum" è un espressione che si trova nel Vangelo di Marco. Tradotta dall’aramaico significa: “Fanciulla, io ti dico: alzati”. E’ un invito rivolto a tutti per contrastare tutto ciò che sostiene la tratta.

Talitha Kum, contro la tratta nei cinque Continenti
"Talitha Kum" nasce nel 2009 per coordinare e rafforzare le attività contro la tratta nei cinque continenti. E’ una rete di reti organizzate differentemente, nel rispetto dei diversi contesti. E’ un progetto dell’Unione internazionale delle superiori generali  (Uisg) in collaborazione con l’Unione superiori generali (Usg).

Prevenire, assistere, denunciare
Sono diversi gli obiettivi. Tra questi, “la promozione del lavoro in rete tra persone consacrate e altre organizzazioni sociali, religiose e politiche”. Un altro nodo centrale è il rafforzamento delle azioni esistenti “di prevenzione, sensibilizzazione e protezione. Tra le finalità, anche quella di denunciare “le cause dello sfruttamento”.

Definire linee strategiche
Le prime giornate di lavoro del secondo incontro internazionale di coordinamento di "Talitha Kum" sono dedicate alla definizione di linee strategiche della rete per i prossimi anni. Dal 28 al 30 gennaio si susseguiranno incontri con fondazioni, istituzioni della Chiesa cattolica e altre organizzazioni.

Papa Francesco: la tratta è una vergognosa piaga
Papa Francesco lo scorso 8 febbraio, in occasione della Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, aveva denunciato questa vergognosa piaga e incoraggiato quanti si impegnano per contrastarla:

“Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga, una piaga indegna di una società civile”.

La tratta segue delle rotte ma non ha confini. Lo sfruttamento è diffuso in molte città, spesso tra occhi apparentemente distratti. La rete "Talitha Kum" non solo vede ma soprattutto lenisce queste sofferenze, in una società sempre meno pronta a tutelare la dignità delle persone. Amedeo Lomonaco ha intervistato suor Gabriella Bottani, coordinatrice di "Talitha Kum":

R. – La tratta, oltre ad essere un dramma vissuto da singole persone che hanno dei nomi, una storia, una famiglia, una cultura, è anche la punta di un iceberg: ci mostra come la nostra società abbia rotto i valori alla base di una relazione rispettosa tra individui. Per cui, il primo lavoro è quello di rendersi conto che non possiamo contrastare da sole drammi e crimini come quelli della tratta. Dobbiamo metterci insieme. Questo è un primo lavoro: uniamo le forze per un lavoro prima di tutto di prevenzione, quindi di formazione, di informazione, con progetti educativi per rafforzare l’autostima di chi si trova in situazioni di vulnerabilità. Poi, serve un lavoro di sensibilizzazione e di accompagnamento rivolto a chi, invece, è riuscito a uscire dalla tratta e vuole ricostruirsi una vita. Quindi, abbiamo diverse case di accoglienza e progetti di reinserimento sociale.

D. – Questo sicuramente è un impegno prezioso ma difficile perché anche il potere economico e finanziario, spesso con arroganza e violenza, calpesta  proprio la dignità delle persone…

R. – E siamo così immersi in queste dinamiche di potere economico, finanziario, di uso, di sfruttamento della vita delle persone a fine di lucro, che quasi non ce ne rendiamo conto. Questo manipola e ci porta ad atteggiamenti e a scelte quotidiane che siamo chiamati a comprendere. Siamo chiamati a rendercene conto per cambiare, per trasformare la nostra vita con delle scelte che siano più rispettose e solidali.

D. – Sono solo gli interessi economici ad alimentare la tratta o ci sono anche altre catene, ad esempio quelle diaboliche che riducono in schiavitù milioni di persone?

R. – Le dinamiche economiche sono sicuramente importanti e sono quelle che, principalmente, muovono la tratta: è una delle attività lucrative e illegali tra le maggiori al mondo. Ci sono, però, altre dinamiche che credo la sostengano. Queste sono le dinamiche di potere, legate soprattutto alla diversità di genere. Penso, soprattutto, allo sfruttamento sessuale: la maggioranza è costituita da donne, bambine e bambini sfruttati. Quindi, c’è una dinamica di potere, una simmetria tra uomini e donne e tra adulti e bambini.

D. – In questo Anno Santo della Misericordia, l’invito di "Talitha Kum" alla misericordia, alla compassione è ancora più forte…

R. – Credo che la forza della misericordia sia questa luce che ci può aiutare a comprendere quali siano le dinamiche che, prima di tutto, ci rendono schiavi di queste forze del male. Forze che ci portano, poi, a negare al libertà e la dignità dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Per cui, per noi è prima di tutto un invito personale alla conversione, a lasciarci abbracciare da questa misericordia per poi poterla testimoniare con le nostre vite fino ai confini estremi della terra.

D. – Quando si incontra tanta sofferenza come si riesce comunque ad avere dentro una forza che può sorreggere in questo cammino così difficile?

R. – Le porto la mia esperienza personale. Da un anno sono qui a Roma nel servizio di coordinamento, ma vengo da un’esperienza in Brasile, prima in una favela e, negli ultimi anni, nella regione amazzonica. Devo dire che quello che mi ha stupito tantissimo, come religiosa, è di aver scoperto che a sostenermi e a darmi forza erano proprio queste persone che vivevano la sofferenza in prima persona. Si tocca con mano e si contempla la presenza di Cristo in queste persone, quindi questa forza della vita che ci rinnova, che ci sostiene e ci aiuta. E ci motiva a continuare in un impegno più effettivo ed anche a rischiare insieme con queste persone.








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