“La misericordia non può rimanere indifferente davanti alla sofferenza degli oppressi, al grido di chi è sottoposto a violenza, ridotto in schiavitù, condannato a morte”. È una delle affermazioni centrali della catechesi di Papa Francesco all’udienza generale svoltasi in Piazza San Pietro. Il Papa ha invitato anche alla pace in famiglia: il Giubileo, ha detto, “è una buona occasione” per “perdonarsi”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Come tante pagine alte della Bibbia anche quelle più ordinarie della vita possono essere storie che parlano di misericordia, se si sceglie di amare e perdonare.
Ritrovarsi in un abbraccio
Papa Francesco lo mette in chiaro all’inizio della
catechesi, quando afferma che “nella Sacra Scrittura, la misericordia di Dio è presente
lungo tutta la storia del popolo d’Israele” e ricorda la vicenda di Giuseppe, venduto
dai propri fratelli con i quali torna poi a riappacificarsi, aprendo il cuore alla
riconciliazione piuttosto che chiuderlo al risentimento:
“E penso ai tanti fratelli che sono allontanati in una famiglia e non si parlano. Ma quest’Anno della Misericordia è una buona occasione per ritrovarsi, abbracciarsi e perdonarsi… Dimenticare le cose brutte”.
Non distogliere lo sguardo
Praticare la misericordia, afferma il Papa, significa
avere il cuore di Dio, che “risponde e si prende cura dei poveri, di coloro che gridano
la loro disperazione”. Che “ascolta e interviene per salvare”, ispirando donne e uomini
generosi:
“La misericordia non può rimanere indifferente davanti alla sofferenza degli oppressi, al grido di chi è sottoposto a violenza, ridotto in schiavitù, condannato a morte. E’ una dolorosa realtà che affligge ogni epoca, compresa la nostra, e che fa sentire spesso impotenti, tentati di indurire il cuore e pensare ad altro. Dio invece ‘non è indifferente’, non distoglie mai lo sguardo dal dolore umano”.
Dio non resta in silenzio
Poco più tardi, Francesco lega questo pensiero alla
situazione drammatica di tanta popolazione del Medio Oriente, salutando e rassicurando
i pellegrini provenienti dall’Iraq e dal resto dell’area con queste parole:
“Dio non rimane in silenzio dinanzi alle sofferenze e alle grida dei suoi figli, o dinanzi all’ingiustizia e alla persecuzione, ma interviene e dona, con la Sua Misericordia, la salvezza e il soccorso”.
La misericordia si muove per salvare
La Bibbia insegna che quando Dio si mostra misericordioso
con l’uomo, stringe con lui un’alleanza. La figura che il Papa indica è quella di
Mosè, il quale, salvato – dice – dalla morte nelle acque del Nilo per un atto di misericordia
divina, “si fa mediatore di quella stessa misericordia permettendo al popolo di nascere
alla libertà salvato dalle acque del Mar Rosso”:
“E anche noi in quest’Anno della Misericordia possiamo fare questo lavoro di essere mediatori di misericordia con le opere di misericordia per avvicinare, per dare sollievo, per fare unità… Tante cose buone si possono fare. La misericordia di Dio agisce sempre per salvare. È tutto il contrario dell’opera di quelli che agiscono sempre per uccidere: ad esempio quelli che fanno le guerre”.
“Facciamo cose di misericordia”
Anche noi, conclude Francesco, diventiamo come Mosè
se accogliamo l’alleanza con Dio e ci lasciamo salvare da Lui:
“E se noi siamo figli di Dio e abbiamo la possibilità di aver questa eredità - quella della bontà e della misericordia - in confronto con gli altri, chiediamo al Signore che in quest’Anno della Misericordia anche noi facciamo cose di misericordia; apriamo il nostro cuore per arrivare a tutti con le opere di misericordia, l’eredità misericordiosa che Dio Padre ha avuto con noi”.
Prima della fine dell’udienza, un intervallo colorato e allegro ha portato sul sagrato della Piazza, di fronte al Papa, alcuni artisti del circo che si sono esibiti in numeri di danza e di acrobazia, suscitando l’apprezzamento di Francesco: “Voi – ha detto – siete fautori di bellezza” e “la bellezza fa bene all’anima”, “ci avvicina a Dio”.
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