2016-01-28 13:35:00

Family Day. Gandolfini: una grande piazza per dire ciò che pensa la gente


La macchina del Family Day 2016 è in piena attività. Per gli organizzatori, sabato 30 gennaio, al Circo Massimo, sono attese almeno un milione di persone. Si annuncia una piazza multireligiosa, animata dalla società civile e autofinanziata dai tanti cittadini che si stanno organizzando con auto, treni e autobus per raggiungere Roma. Intanto, il parlamento italiano, dopo l’accordo di ieri tra i partiti, ha deciso di rinviare le votazioni sulle pregiudiziali al ddl Cirinnà sulle unioni civili a martedì, dopo il Family Day. Al microfono di Luca Collodi, ascoltiamo Massimo Gandolfini, medico neurochirurgo, presidente del Comitato ‘Difendiamo i Nostri Figli’ e promotore del Family Day:

R. – Siamo quasi al traguardo. L’organizzazione sta andando molto bene, le adesioni e le partecipazioni sono veramente numerosissime, direi superiori rispetto alle aspettative. Pensiamo di avere davvero una piazza gremitissima e soprattutto con gente di ogni tipo, di ogni estrazione. Ci sarà la cultura ovviamente, la tradizione cristiano-cattolica, ma non soltanto quella: ci saranno anche cristiani di altre confessioni e persone di religioni diverse: musulmani, addirittura i Sikh. Per cui sarà veramente una piazza importante. Per quanto riguarda l’associazionismo, credo che sarà rappresentato tutto: non c’è praticamente quasi nessuna assenza dell’associazionismo cattolico. E questo ci fa anche molto piacere, perché è un ritrovato valore di grandissima qualità: quello della condivisione, della partecipazione e della comunione tra queste grandi anime della storia, possiamo dire, del laicato cattolico.

D. – Gandolfini, la sensazione è che questo Family Day nasca dal basso, dalla società civile, senza mediazione…

R. – Sì, esatto, la definizione è giustissima. Già il 20 giugno scorso avevamo intercettato questo desiderio della gente di far sentire la propria voce. Allora - il 20 giugno - di fronte all’ideologia gender che stava entrando nelle scuole. E questo desiderio di partecipazione diretta, io lo chiamo di “cittadinanza attiva”, è andato aumentando sempre di più. Noi del Comitato non abbiamo fatto nient’altro che cercare di coagularlo, incanalarlo; per poter dare, come usiamo dire con uno slogan ma che è una profonda verità, ‘poter dare voce a chi non ha voce’. E su questo desiderio di protagonismo da parte del nostro laicato in generale, del laicato cattolico degli uomini e delle donne, delle famiglie, delle parrocchie, poi, si è innescato il grande valore dell’attenzione da parte di tante associazioni. E siamo arrivati – stiamo arrivando – al 30 gennaio, dove penso che ci ritroveremo tutti insieme in una bella piazza. Perché vogliamo che sia una bella piazza. Con la rappresentazione delle famiglie, anche per togliere un po’ quello stereotipo che sembra continuamente vada in onda oggi, per cui la famiglia è il luogo del femminicidio, delle violenze, di ogni bruttura… Le famiglie – ringraziando il cielo! – non sono così. Ci sono dei casi singoli, ma sono singoli.

D. – Non è una manifestazione contro qualcuno…

R. – Esatto, questo va sottolineato. Non è una manifestazione contro le persone. Penso che dal punto di vista cristiano non bisognerebbe sprecare neanche una parola: sappiamo benissimo qual è l’insegnamento di Nostro Signore nei confronti di tutte le persone. Ma anche – mi permetto di dire – da un punto di vista laico; “nessuna persona, per condizioni personali o sociali” – dice l’articolo 3 della Costituzione – “deve essere fatta oggetto di violenza e discriminata”: quindi nessuna persona. Mentre c’è una linea ben precisa nei confronti di queste leggi che stravolgono l’antropologia umana.

D. – Gandolfini, si guarda spesso alla famiglia dal punto di vista religioso. Forse si dovrebbe guardare alla famiglia anche da un punto di vista più sociale, economico, per il ruolo che svolge nella società…

R. – Dal punto di vista religioso, penso che le parole che ha detto il Santo Padre qualche giorno fa parlando alla Sacra Rota Romana siano una summa che non ha bisogno di commento. Dal punto di vista laico è importantissimo dire, ad esempio, che la famiglia è il più grande ammortizzatore sociale che l’Italia abbia. Proviamo a pensare a cosa sarebbe stata la crisi economica se non ci fossero stati i genitori, gli zii, i nonni, che sostengono i figli in difficoltà, di fronte alla disoccupazione e quant’altro. Per cui, anche dal punto di vista laico, la famiglia è un grande dono da preservare e da difendere.

D. – Spesso si dice: “Ce lo chiede l’Europa”. Ma c’è la sensazione di una grande frattura culturale e politica tra il Paese reale e quello legale, in Italia e in Ue…

R. – Assolutamente. Questo mantra “Ce lo chiede l’Europa” deve essere immediatamente cassato, per una serie di ragioni. La prima, la più semplice di tutte, è che non è detto che tutto ciò che fa l’Europa sia automaticamente buono. Se andiamo a pensare alla posizione che molti Stati europei hanno sul gravissimo problema dei migranti, ci manca solo di allinearci da questo punto di vista. Per cui, l’Europa fa cose buone ma anche non buone, e spetta a ogni popolo, al popolo italiano, discriminare fra queste. Questo della frattura è un altro tema molto importante ed è quello che ci ha spinto ad organizzare una grande piazza e manifestazione, perché il popolo italiano manifesti il suo comune sentire. Perché oggi il Parlamento italiano, le forze che sono all’interno, in buona parte non rispecchiano il comune sentire della gente.

D. – L’applicazione del Codice civile può soddisfare le esigenze e il rispetto di tutte le persone?

R. – Assolutamente sì. Nel Codice civile – per motivi di tempo non ne voglio fare la lista – ma in questo ci sono praticamente tutte le garanzie necessarie perché due persone possano vivere una loro convivenza scelta. Non c’è bisogno di aggiungere molte cose.

D. – Il Parlamento ha rinviato il voto sulle unioni civili a dopo il Family Day. Perché secondo lei?

R. – L’interpretazione che ne do io, al di là delle giustificazioni di ordine amministrativo-burocratico, è che tutti gli occhi saranno puntati sul Family Day di sabato prossimo. Gli uomini politici, gli uomini schierati partiticamente, vorranno vedere se davvero questo Family Day è una grande manifestazione del comune sentire della gente o invece è un’adunata di qualche migliaia di persone. È per questo che abbiamo lanciato appelli dovunque; e vorrei usare questa occasione che Radio Vaticana mi dà per lanciare un ulteriore appello: dobbiamo essere in tantissimi! Arrivo a dire che, al di là delle parole che suoneranno dal palco, il vero messaggio mandato alla politica è una piazza piena con centinaia di migliaia di persone. Perché allora non si potrà più dire che il popolo italiano è d’accordo con certe derive inaccettabili.

D. – Quanti partecipanti al Family Day è possibile ipotizzare ad oggi?

R. – Penso, dai dati organizzativi che abbiamo, che – realmente - e quindi non con slogan mediatici, saremo un milione di persone.

D. – Sarà, tra l’altro sarà anche un momento interreligioso?

R. – Esatto: saranno presenti musulmani. Siamo molto contenti, perché anche questo conferma l’importanza del tema famiglia. Saranno presenti sia sunniti che sciiti che, normalmente, non hanno un rapporto facile tra loro. E saranno presenti anche gli evangelici, i pentecostali, addirittura la religione indiana dei Sikh. Sarà, davvero, una piazza multi-religiosa.

D. – La manifestazione di sabato al Circo Massimo è autofinanziata?

R. – Esatto la manifestazione è autofinanziata. Abbiamo delle persone molto generose che ci stanno aiutando. Ma, se lei vedesse questo conto corrente che abbiamo aperto chiedendo aiuto, ci sono delle persone che vanno in banca e fanno l’IBAN per dieci euro. E questo dice la passione e il sentimento degli italiani.








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