“Inutile, irrispettosa ed ingiusta”: così la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale svizzera definisce l’iniziativa “Per l’attuazione effettiva del rimpatrio degli stranieri che commettono reati”. Avanzata dall’Unione democratica di centro, l’iniziativa verrà sottosta al voto popolare il prossimo 28 febbraio; essa prevede che gli stranieri che commettono crimini passibili di una pena superiore a tre anni debbano essere espulsi dalla Svizzera, e quindi rimpatriati automaticamente nei loro Paesi d’origine, per un periodo che va dai cinque ai quindici anni. I reati in questione sono gli omicidi, la violenza carnale, il furto qualificato, la tratta di esseri umani, il traffico di droga, ma anche le lesioni semplici, l’incendio intenzionale e la contraffazione di monete.
Iniziativa che non rispetta i principi sanciti dai diritti umani
“Si tratta di un’iniziativa che non rispetta i principi sanciti dai diritti umani
– scrivono in una nota i vescovi elvetici – non permette procedure giuridiche eque
ed alimenta la sfiducia nei riguardi della giustizia, della politica e degli stranieri”.
Ribadendo poi che la dignità umana si basa sul principio che “sono le azioni, e non
le persone in quanto tali, a dover essere giudicate”, i presuli ribadiscono che l’iniziativa
dell’Udc è inutile perché “attualmente, i criminali senza passaporto svizzero vengono
già espulsi dal Paese”. Quello a cui mira la proposta, in realtà, è ad un “grave irrigidimento
delle attuali pratiche di rimpatrio e delle condizioni di ingresso in Svizzera”, portando
a “costrizioni indegne ed inutili” che finirebbero per “violare il diritto internazionale
e la stessa Costituzione nazionale”.
Rischio di violazione dei principi costituzionali
L’iniziativa viene, quindi, definita “irrispettosa” perché “invade il settore di competenza
costituzionale, ignorando il principio della separazione dei poteri”. Al popolo, infatti,
spetta “la definizione di principi di base”, mentre “gli elementi specifici che ne
derivano, la loro attuazione ed applicazione spettano ai tre poteri legislativo, esecutivo
e giudiziario”. Inoltre – nota Giustizia e pace – le motivazioni per il rimpatrio,
sia per i delitti più gravi che per quelli meno gravi, lasciano poco spazio alla decisione
dei tribunali che devono esaminare i singoli casi, e tale mancanza di rispetto dei
principi costituzionali di base è indegno della democrazia svizzera ed irrispettoso
nei confronti delle istituzionali nazionali.
Il diritto sacrificato sull’altare della paura
I vescovi, poi, definiscono l’iniziativa anche “ingiusta” perché fa sì che “gli stranieri
vengano trattati secondo criteri differenti da quelli degli svizzeri”, tanto che “si
potranno espellere padri di famiglia che hanno moglie e figli con cittadinanza svizzera”,
oppure “stranieri di seconda generazione senza passaporto elvetico dovranno essere
rimpatriati nei Paesi d’origine dei loro genitori, senza conoscerne né la lingua,
né la cultura”. Non solo: i presuli lanciano l’allarme riguardo al “diritto al rispetto
della vita familiare, garantito dalla Convenzione europea dei diritti umani”, e che
ora finirebbe “sacrificato sull’altare della paura nei confronti degli stranieri criminali”.
Una tale procedura, afferma con forza la Chiesa di Friburgo, “è in contraddizione
con i principi di giustizia ed uguaglianza”.
Tutelare sempre dignità umana. Misericordia di Dio è anche per chi sbaglia
Di qui, lo sguardo dei presuli si allarga alla prospettiva cristiana che, “in base
ai principi della dignità umana e della misericordia, porta a respingere tale iniziativa”,
perché “opporsi a ciò che attenta, in modo manifesto o nascosto, alla dignità umana
fa parte dell’importante eredità della cultura cristiana”. “Vale la pena di proteggere
questa dignità – concludono i vescovi – anche nei casi di delinquenza, perché la
misericordia di Dio va incontro anche all’essere umano che ha smarrito la retta via”.
(I.P.)
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