2016-01-29 14:39:00

L'Ispi riconosciuto tra i migliori Think Tank del mondo


Tra gli oltre 7000 Think Tank che esistono al mondo, di cui il 55% in Europa e Stati Uniti, l'Istituto studi di politica internazionale (Ispi) risulta tra i primi cinque. Il Think Tank, dall'inglese "serbatoio di pensiero", è un centro di ricerca e analisi di vario genere. Da tempo in buona considerazione, l'Ispi nel 2015 ha guadagnato 42 posizioni, classificandosi primo tra i sei Istituti italiani in graduatoria, terzo fra i ‘Think Tanks to Watch’, quarto al mondo tra i ‘Best Managed Think Tanks’ dopo Brookings Institution, Chatham House e Bruegel. A stilare la graduatoria è il Rapporto 2015 ‘Global Go to Think Tank Index’, redatto dall’Università di Pennsylvania. Dei cambiamenti che hanno reso possibile i miglioramenti e delle sfide per tutti gli istituti di analisi, Fausta Speranza ha parlato con il direttore dell'Ispi, Paolo Magri:

R. – E’ certo una reazione di soddisfazione, pur senza enfatizzare i risultati. C’è ancora molta strada da fare per arrivare più in alto, anche in ambito europeo. E’ una soddisfazione soprattutto perché premia un lavoro di rinnovamento intenso, che è stato fatto in questi anni, per avere un Istituto sempre più in grado di rispondere alle esigenze dei vari interlocutori: gli studenti, chi fa politica, i media, che hanno un ruolo importantissimo. Crediamo, infatti, che sia fondamentale non solo scrivere per gli esperti, ma formare, dare una formazione ragionata in un mondo confuso come quello in cui viviamo.

D. – Su quale aspetto dei vari criteri usati soffermarsi?

R. – Questo tipo di graduatoria, che viene fatta ormai da diversi anni dall’Università della Pennsylvania,  si incentra soprattutto sulla valutazione che la comunità di Think Tank fa di se stessa. Le 4500 persone che votano questa graduatoria sono esperti, sono direttori di Think Tank di tutto il mondo - parliamo di  migliaia di Think Tank – e sono giornalisti. Quindi è una valutazione che non è fatta – ricordiamolo a chi ci ascolta – come in altri casi, sulla valutazione scientifica delle singole pubblicazioni, ma tiene conto, in una valutazione complessiva, della capacità dei vari Think Tank di coprire temi rilevanti, di produrre “paper” che facciano impatto, di creare o organizzare conferenze che stimolino il dibattito, di utilizzare in modo sapiente e innovativo i nuovi media e di penetrare quindi un ampio spazio della popolazione.

D. – Un livello di analisi e di approfondimento che in generale sembra mortificato dalla comunicazione che premia lo spot veloce della notizia frammentata…

R. – Una notizia veloce cui siamo obbligati anche noi, ovviamente, perché – dobbiamo prenderne atto – questa è una grande trasformazione del sistema della comunicazione. Bisogna non solo, ovviamente, restare nei caratteri di un tweet, ma essere in grado di caratterizzarsi per estrema sintesi ed estrema tempestività. Lo sforzo e il ruolo dei centri di ricerca – l’Ispi è uno di questi – è quello di mantenere anche nella velocità, nella tempestività e nella sintesi, il rigore che è quello della conoscenza e dello studio, che un tempo veniva incanalato nei libri, nelle monografie.

D. – Ci piace pensare che, oltre a parlare di classifiche mondiali, si possa parlare anche di una grande interazione tra i vari Think Tank al mondo…

R. – In effetti, questa è la grande sfida e questa graduatoria, che obbliga tutti noi centri  di ricerca a interagire una volta all’anno, sta già producendo molto di più di una graduatoria, ci sono ormai riunioni regionali in varie parti del mondo, riunioni mondiali. A Milano, l’Ispi ha ospitato lo scorso autunno la riunione mondiale dei Think Tank. E ci sono soprattutto – questo è un aspetto importante – delle modalità di scambio di esperienze, di scambio di ricercatori, di condivisioni delle pratiche migliori, le “best practices”, sia nell’utilizzo dei media sia nel produrre nuovi documenti con modalità tecnologiche anche innovative: piccoli filmati, info grafiche e così via. Questa in effetti è la vera sfida. La comunità dell’Università da tempo si è costituita appunto in comunità e scambia esperienze, collabora, scambia studenti, scambia docenti. Questo non c’era fino a pochi anni fa nel mondo dei centri di ricerca che si occupano di politiche, e questo sta avvenendo a partire da alcuni anni, da due o tre anni.








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