“Bisogna dire no alla legalizzazione dell’aborto, perché la vita umana va tutelata a partire dal concepimento e fino alla morte naturale”: così, in sintesi, si è espresso mons. Edward Tamba Charles, arcivescovo di Freetown, in Sierra Leone, intervenuto nei giorni scorsi a un incontro interreligioso ospitato nella città. In particolare, il presule ha fatto riferimento alla proposta di legge denominata “Aborto sicuro”, approvata dal parlamento l’8 dicembre 2015 e in attesa della firma del presidente, Ernest Bai Koroma, per la sua entrata in vigore.
Aborto legale
fino a 12 settimane di gestazione
Approvata dopo cinque anni di dibattito, la proposta
è stata votata a maggioranza assoluta. Se diventasse legge, essa permetterebbe l’aborto
volontario fino alla 12.ma settimana di gestazione. Dopo tale scadenza, l’interruzione
di gravidanza sarebbe permessa in caso di stupro, incesto e pericolo per la salute
della madre o del feto. Le ragazze minori di 18 anni, inoltre, potrebbero abortire,
ma solo con il permesso di un genitore o di un tutore.
Aborto aumenta rischio di mortalità materna
e infantile
“Contrariamente al suo nome, ‘Aborto sicuro’ – ha
fatto notare mons. Tamba Charles – tale proposta di legge non dimostra rispetto per
la vita della madre e del bambino, né garantisce la loro sicurezza”. Di qui, il richiamo
del presule a investire di più “nei servizi sanitari, specialmente nelle cure prenatali
e post-partum di tutte le donne del Paese”. Miglioramenti in questo settore, infatti
– ha sottolineato il presule – potranno garantire un rapido declino della mortalità
materna e infantile, mentre l’aborto l’aumenterà”.
Impegno dei cristiani in difesa della vita
“La vocazione cristiana di predicare il Vangelo di
Cristo come pienezza della manifestazione di Dio, Dio della vita, ci spinge – ha
concluso l’arcivescovo di Freetown – a opporci a questa proposta di legge e a chiedere
che venga cancellata dall’agenda del parlamento”.
Anche i musulmani contrari alla proposta
di legge
Da ricordare che l’opposizione a questa proposta normativa
coinvolge non solo i cristiani, ma anche i musulmani. Lo scorso dicembre, rappresentanti
di entrambe le religioni, con il patrocinio del Consiglio interreligioso della Sierra
Leone, si sono recati in visita presso il capo dello Stato per manifestare il loro
disappunto di fronte all’approvazione della proposta di legge da parte del parlamento.
Dal suo canto, il presidente Koroma ha promesso rinviare alla Camera il testo normativo
così da permetterne una revisione prima della firma definitiva. (I.P.)
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