2016-01-30 12:42:00

Francia: appello vescovi per cure palliative, no a eutanasia


“Sì alla cultura palliativa”: si intitola così una nota della Conferenza episcopale francese, a firma di mons. Pierre d’Ornellas, responsabile del Gruppo di lavoro sul fine-vita. Il documento arriva dopo che, il 27 gennaio, l’Assemblea nazionale ha adottato definitivamente la legge “Claeys-Leonetti” dedicata proprio al fine-vita. Frutto di un lungo dibattito e di diverse revisioni, la normativa - presentata da due deputati di opposti schieramenti, il socialista Claeys e il neogollista Leonetti - introduce il diritto alla "sedazione profonda, continua" e irreversibile fino alla morte, per i pazienti in fase terminale che ne facciano richiesta anche anticipatamente per rifiutare l’accanimento terapeutico. Tali disposizioni sono vincolanti per i medici che non potranno opporvisi.

Ogni vita è degna di rispetto. No accanimento terapeutico, sì cure palliative
Nella loro nota, dunque, la Chiesa francese parte da tre dati positivi: in primo luogo, “i parlamentari hanno fortunatamente scartato l’idea che una vita possa essere inutile”, dimostrando che “ogni persona è degna del massimo rispetto fino al termine della sua vita”. In secondo luogo, la normativa vieta l’accanimento terapeutico, ossia “ogni ostinazione irragionevole” alla terapia, e ciò a riprova che “prendersi cura della persona è più importante del mero proseguimento di terapie sproporzionate”. In terzo luogo, il Gruppo di lavoro esprime apprezzamento per l’ascolto dato dal dibattito legislativo alla richiesta di molti: sviluppare gli accessi e la formazione alle cure palliative”.

Nessuna legge può sostituirsi a valutazione medica caso per caso
A questo proposito, infatti, il governo francese ha messo in atto un piano triennale, stabilendo anche una valutazione annuale delle politiche avviate nel settore. La nuova legge, dunque, dovrà “essere applicata secondo gli obiettivi, i principi e le pratiche delle cure palliative” e di questo “molti si rallegrano”. Nello specifico, la legge inquadra e definisce un nuovo diritto, che è quello alla “sedazione profonda e continua che provoca un’alterazione della coscienza fino al decesso”: si tratta di “casi rari” – scrive la Cef – ma “nessuna legge può sostituirsi alla valutazione medica imponendo decisioni che negherebbero la singolarità caso per caso”.

Dialogo tra medici, pazienti e familiari per alleviare sofferenze dei malati.
“In ogni situazione – si legge infatti nella nota – l’arte medica cerca di procurare la soluzione migliore per alleviare il più possibile il dolore e qualificare con pertinenza l’accanimento terapeutico irragionevole al fine di rifiutarlo, soprattutto quando il paziente non è in grado di esprimere la sua volontà”. E sarà “questa stessa arte medica – ribadiscono i vescovi d’Oltralpe - a discernere quando l’arresto della nutrizione e dell’idratazione corrisponde alla miglior cura da dare”, anche in base alle “direttive anticipate del paziente”. Il tutto dovrà essere stabilito sempre attraverso “un vero dialogo tra professionisti sanitari, malati e loro familiari”, soprattutto “nelle situazioni più delicate e nel rispetto della deontologia medica”. Perché “questa è l’arte dell’accompagnamento guidata dalla volontà di alleviare la sofferenza della singola persona”.

Formare personale sanitario su cure palliative e informare opinione pubblica
Poi, i presuli si soffermano sulle cure palliative, raccomandandone “la buona pratica” in base ad “una riflessione concertata e continua sulla loro applicazione”, così da “dissipare i timori di derive eutanasiche”. Per questo, mons. d’Ornellas ribadisce che “questa legge è solo una tappa” di un percorso e che occorre “prendersi del tempo per applicarla”, puntando nel frattempo ad un’adeguata formazione del personale medico sulle cure palliative. In tal modo, “l’opinione pubblica, grazie ad un’informazione onesta, regolare e necessaria, sarà confortata dalla qualità dell’accompagnamento e cura del dolore”.

Occorre più fraternità verso le persone vulnerabili
Tanto più che “di fronte al mistero della morte”, la coscienza cerca sempre “una luce” che la guidi su “un cammino difficile ed ostico” in cui “nessuno si avventura senza il giusto sostegno dei medici, delle persone care e della società”. Ed è proprio in questo che “la società si riconosce degna dell’umanità”. Di qui, il richiamo dei presuli ad una maggiore fraternità nei confronti delle persone più vulnerabili, affinché “la cultura palliativa non faccia parte solo delle cure mediche, ma anche della mentalità delle persone, rendendole capaci di prendersi cura le une delle altre”. “Questa – concludono i presuli francesi – è la fraternità che le leggi sul fine-vita sono chiamate a costruire”. (A cura di Isabella Piro)








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