2016-01-30 14:22:00

Usa: con i caucus in Iowa comincia la corsa alla Casa Bianca


Negli Stati Uniti entra nel vivo la corsa presidenziale che porterà all’elezione del successore di Barack Obama alla Casa Bianca. Lunedì prossimo si svolgeranno in Iowa i cosiddetti “caucus”, incontri informali tra gli iscritti di un partito, secondo una tradizione che risale ai nativi americani. Si tratta della prima votazione ufficiale per la selezione del candidato presidenziale nei due grandi partiti statunitensi, in un processo che, attraverso le primarie che si terranno in ciascuno dei 50 Stati dell'Unione, porterà ai nomi che si sfideranno nelle elezioni di novembre. Tra i democratici rimane favorita Hillary Clinton, di nuovo accusata di aver utilizzato mail private per comunicare affari di Stato, mentre tra i repubblicani c’è attesa per i risultati del milionario Donald Trump. Sulle aspettative per questo importante test elettorale, Michele Raviart ha intervistato Dennis Redmont, ex- direttore dell’Associated Press per l’Italia e il Mediterraneo:

R. – Il caucus dell’Iowa è un evento molto peculiare per gli Stati Uniti, ed è il primo evento ufficiale della campagna elettorale, anche se questa è già cominciata quattro o cinque mesi fa. Si tratta di un evento che io chiamerei “grassroots” – di base, popolare – dove molti degli eventi si svolgono nelle case o nelle municipalità. E, alla fine, sia i repubblicani sia i democratici decidono, alzandosi in piedi in mezzo a un’assemblea, per chi votano e perché votano. Siccome l’Iowa è uno Stato abbastanza rappresentativo del Midwest americano, tutti guarderanno a questi risultati.

D. – Quanto pesa un’eventuale vittoria quest’anno in Iowa?

R. – Essendo un test elettorale, ed essendoci per adesso solo dei sondaggi, è il primo test: psicologicamente è molto importante, soprattutto per due ragioni. Primo, perché Hillary Clinton, dalla parte dei democratici, non sembra avere quel vantaggio elettorale come sembrava all’inizio della campagna elettorale. Secondo, dalla parte dei repubblicani, Donald Trump, il famoso miliardario, non ha partecipato all’ultimo dibattito tra i repubblicani; e perciò vedremo se questa tattica gli ha fruttato qualcosa. E poi ci sarà il “Super Tuesday”, che è un’elezione che avviene il primo marzo, in cui ci sono undici primarie in contemporanea. Credo quindi che il 2 marzo dovremmo già avere un’idea abbastanza delineata di come sarà strutturata la campagna elettorale.

D. – Qual è la situazione all’interno del partito repubblicano? A parte la figura di Trump?

R. – Il ciclone Trump non ha avvantaggiato i candidati che erano più moderati. Perciò c’è un candidato, Bush, che non è mai decollato durante la campagna elettorale; un Ted Cruz che è visto come molto belligerante e non è molto popolare e amato; e un Marco Rubio, che alla fine avrebbe potuto spuntarla, che non ha saputo tirare le fila e mostrare che era al di sopra di tutto. Il risultato di tutto ciò è che, chi sta scaldando i muscoli in panchina, e che non è nelle fila né dei repubblicani né dei democratici, è un altro miliardario: Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, che potrebbe, nel caso in cui i risultati dell’Iowa e del “Super Tuesday” non fossero convincenti né da una parte e dall’altra, tentare di fare una corsa come terzo partito.

D. – Invece, nel campo democratico, abbiamo detto che Hillary Clinton non ha la leadership che si pensava avesse all’inizio delle scorse presidenziali. Quanto pesa lo scandalo delle e-mail, recentemente rilanciato dai media americani?

R. – Il Dipartimento di Stato ha confermato che c’erano un paio di e-mail nella sua posta personale ultrasegrete. C’era quindi un problema di fiducia nel fatto che lei utilizzava la sua posta personale per affari di Stato. Questo fatto si unisce anche al suo cambiamento di posizione magari un po’ per disarmare il candidato Sanders, che è un socialista all’americana che ha guadagnato abbastanza punti. E perciò ha cambiato molte delle posizioni relative al commercio internazionale, Wall Street, altre cose. Perciò, non avendo una posizione molto definita, forse è vista come troppo ambiziosa, troppo attenta a ciò che potrebbe svantaggiarla più tardi.

D. – Quali saranno i temi di questa campagna elettorale? Economia, politica estera, commercio d’armi…

R. – Il primo tema sarà certamente la diseguaglianza nell’economia americana: il fatto che c’è tutta una classe di ultra ricchi che si sono arricchiti sempre di più, e c’è invece una classe media che rimane in una situazione di stagnazione. Il secondo tema sarà certamente quello dell’immigrazione, su cui Trump ha preso posizioni molto chiare, e dove abbiamo dei candidati che hanno radici ispaniche: Rubio, Cruz, e il possibile vice di Hillary, Julian Castro, l’ex sindaco di San Antonio. La politica estera potrebbe avere un effetto: ciò dipende dagli eventi esterni.








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