2016-02-01 15:47:00

Siria. slitta avvio colloqui a Ginevra, tensioni per armi russe


“È improbabile che inizino oggi”. Così un portavoce dell'inviato dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, si è espresso circa l’avvio dei colloqui indiretti tra governo siriano e opposizione per il cessate-il-fuoco in Siria. Da parte loro le opposizione hanno fatto sapere che non accetteranno di prendere parte ai negoziati con il governo se prima non saranno soddisfatte le loro richieste in campo umanitario. E mentre l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, il principe giordano Zeid Ra'ad al-Hussein, chiede che nessuna amnistia sia concessa a chi si è macchiato di crimini di guerra o contro l'umanità in Siria, nuove tensioni arrivano dopo la notizia del dispiegamento da parte dei russi di aerei da guerra e batterie missilistiche a Latakia, dove Mosca è impegnata in difesa di Assad. Sulla situazione della popolazione, Emanuela Campanile ha raccolto la testimonianza di Anton Barbu, responsabile dei progetti della onlus Avsi A Damasco:

 R. – Il nostro obiettivo è dare aiuto in una emergenza che ormai dura da cinque anni in questo Paese. Un’emergenza alla quale fino ad ora non vediamo la fine: speriamo che con tutte queste trattative vi sia una fine politica. Noi viaggiamo con beni di prima necessità in diversi quartieri di Damasco, che sono vicini alla zona colpita, in particolare portiamo aiuti igienico-sanitari e acqua potabile.

D. – Come riuscite a ottenere tutto quel materiale che poi vi serve per questo tipo di assistenza?

R. – La maggior parte del materiale deve venire da fuori, specialmente dal Libano, perché come sapete la Siria è un Paese sotto embargo – un embargo illegale, come dicono anche le Nazioni Unite. Siamo una delle poche agenzie internazionali che lavorano qua: siamo solo 16 organizzazioni internazionali. E’ chiaro che noi siamo ospiti del governo siriano, in questo Paese, e dobbiamo lavorare nelle zone che il governo indica come sicure. Per questo, per ogni spostamento servono tanti permessi… È un Paese molto controllato, dal punto di vista della sicurezza.

D. – Quindi, ci sono anche delle zone che non potete raggiungere?

R. – Sì, oltre 450 mila persone vivono in zone isolate, sotto assedio delle forze ribelli.

D. – Quindi, nessuno riesce ad addentrarsi in quelle aree?

R. – Ogni tanto, le Nazioni Unite con la Croce Rossa e la Mezzaluna siriana riescono a dare un po’ di supporto in quella zona, dopo lunghe, lunghe trattative tra i ribelli e le Nazioni Unite e il governo. Le agenzie umanitarie possono aiutare sui convogli, ma non possono essere parte dei convogli.








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