2016-02-02 09:30:00

Usa, in Iowa il voto dei giovani frena Trump e Clinton


Negli Stati Uniti, a vincere la primissima tappa della corsa alla Casa Bianca non sono i candidati dati per favoriti dai sondaggi. Emergono sorprese, sia sul fronte repubblicano che democratico. I risultati nel servizio di Francesco Semprini, dallo Stato dell’Iowa dove si è votato:

E’ senza dubbio una partenza da brivido quella che ha dato inizio ieri alla corsa per l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Nulla o quasi è andato come previsto qui in Iowa, dove i risultati emersi dai caucus, le assemblee degli elettori, hanno stravolto gli equilibri imposti nelle ultime settimane dalle più accurate rilevazioni statistiche. In casa repubblicana, è Ted Cruz a mettere a segno una netta vittoria ai danni del grande favorito, Donald Trump, dato alla vigilia come indiscutibile "front-runner" tra i candidati del Grand Old Party. Ancora più sorprendente è però la scalata del giovane Marco Rubio, che conquista un terzo posto dorato a una manciata di voti dalla testa della classifica, entrando di prepotenza nella corsa per la conquista della nomination repubblicana. Sulla sponda opposta invece, in casa democratica, il socialista Bernie Sanders fa incetta di voti, specie tra i giovani e i delusi, tenendo testa così alla favoritissima Hillary Clinton. "Noi siamo la nuova alba dell’America", sferza Ted Cruz salutando i suoi elettori accorsi in massa alla complesso fieristico di Des Moines per la grande festa organizzata dopo la vittoria nell'esordio elettorale. "L'Iowa ha parlato. Ha mostrato che la nomination repubblicana non sarà decisa dai media, da Washington e dalle lobby, ma dal popolo", dice Cruz che definisce la sua "una vittoria dal basso". Anche Bernie Sanders esulta: "Sono alla pari con Hillary Clinton: Questo è un messaggio preciso all'establishment", dice il senatore del Vermont, mentre in Iowa la gara è "too close to call" (troppo ravvicinata) per decidere se il vincitore sia lui o l'ex first lady. La corsa si sposta ora in New Hampshire per il voto delle primarie del prossimo martedì, in una nuova gara serratissima tra chi cerca di consolidare il successo dell’Iowa altri e chi è a caccia del riscatto. Ma con una discriminante: stavolta i vinti potrebbero esserlo del tutto.

Ted Cruz ha sottolineato che l'Iowa si è pronunciato dimostrando che la nomination non sarà decisa dai media ma dal popolo. Su questo primo voto, che ha smentito i sondaggi, e sulla partita aperta in casa dei repubblicani così come in casa dei democratici, Fausta Speranza ha parlato con lo storico, Daniele De Luca:

R. – Ci si poteva aspettare che comunque in uno Stato estremamente conservatore e religioso, come l’Iowa, una persona come Ted Cruz, che rappresenta l’ala conservatrice dei repubblicani, potesse avere un ruolo superiore ad altri. Quello che appare abbastanza sorprendente è la terza figura: Marco Rubio. Invece, è ancora più sorprendente il fatto che, almeno in questa elezione, almeno nell’esperienza dei "caucus" dell’Iowa, una persona con un nome pesante come quello di Jeb Bush non sia riuscita ad avere un risultato ben definito positivamente. Per quanto riguarda invece i democratici, il testa a testa è questa probabilmente la maggiore sorpresa, cioè vedere un personaggio chiaramente socialista che pareggia i conti con la signora Clinton. Questa è sicuramente una sorpresa. Naturalmente siamo ancora al primo incontro, vedremo cose estremamente interessanti nei prossimi.

D. – Come dicevamo, tra i dati più sorprendenti c’è il terzo posto di Marco Rubio: origini cubane in uno Stato del nord come l’Iowa…

R. – Sì. Sicuramente, il fatto che Rubio abbia preso lo stesso numero di delegati – sette – quindi soltanto uno in meno rispetto a Ted Cruz, innanzitutto ci fa capire come tra i votanti, tra gli elettori repubblicani, ci sia come un abbandono dell’establishment e una scelta, un orientamento verso qualcosa di nuovo. È nuovo Ted Cruz; è nuovo, in un modo o in un altro, Donald Trump: per varie ragioni è nuovo politicamente; è nuovo Marco Rubio. Quello che non ha il riconoscimento effettivo è l’uomo individuato dall’establishment, l’uomo che era riuscito a raccogliere più fondi oltre ad averne già di suo: Jeb Bush. Quindi è, sì, una sorpresa ma attenzione: ancora siamo assolutamente all’inizio. Ripeto: Ted Cruz ha otto delegati, Donald Trump ne ha sette, Marco Rubio anche ne ha sette. Ne mancano ancora parecchi: è bene che si sappia che bisogna raggiungere almeno 1.237 delegati pe poter avere una nomination da parte del Partito repubblicano.

D. – In casa democratica, a insidiare un nome come quello della Clinton c’è Bernie Sanders, che ha sdoganato in America il termine “socialista”. Una rivoluzione, Daniele De Luca?

R. – Sì, una rivoluzione o un’apparente rivoluzione. Perché gli Stati Uniti sono cambiati molto negli ultimi anni: la forte crisi economica ha segnato molto la psicologia degli americani, anche dei democratici. Il nome della Clinton è un nome importante, un nome pesante: io non credo che a lei accadrà quello che sta accadendo in queste ore alla famiglia Bush. Vedremo il prossimo incontro-scontro agli inizi di febbraio nel New Hampshire, cha ha una situazione completamente diversa rispetto all’Iowa: è estremamente meno conservatore rispetto a uno Stato del Midwest come l’Iowa. Di sicuro, soltanto i due delegati di distacco tra Clinton e Sanders fanno vedere come veramente siamo molto vicini. Anche qui, i numeri possono essere importanti: al momento, la Clinton ha 23 delegati, Sanders 21. Nel caso dei democratici, bisogna raggiungere il numero di 2.383: quindi capiamo benissimo come la strada sia estremamente lunga.

D. – Che dire della grande partecipazione? Non è il record di giovani per i democratici, come è stato nel 2008, ma per i repubblicani senz’altro è stato un pieno non consueto di giovani...

R. – E' un chiaro segnale all’establishment politico repubblicano, che è stanco di molte scelte che vengono calate dall’alto. Quindi, bisogna tener conto anche dei nuovi elettori o degli elettori che sono nuovi in quanto non erano andati a votare per esempio nelle altre occasioni.








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