2016-02-02 14:00:00

Usa: audizioni contro copertura sanitaria contraccezione e aborto


La Corte Suprema degli Stati Uniti ha fissato per il 23 marzo le audizioni sui ricorsi presentati da diverse organizzazioni cattoliche e confessionali contro l’obbligo di fornire ai propri dipendenti piani assicurativi sanitari comprensivi di copertura per la contraccezione. Lo riferisce l’agenzia Cns.

Un punto controverso della riforma sanitaria del Presidente Obama
Come è noto, l’estensione della copertura sanitaria obbligatoria anche alle pratiche abortive e contraccettive è uno dei punti più contestati dalla Chiesa dell’Affordable Care Act, la riforma sanitaria del Presidente Obama, in quanto considerata lesiva della libertà religiosa e di coscienza. Il Ministero della Salute americano (Hhs) ha esonerato da tale obbligo solo le Chiese e organizzazioni confessionali che impiegano prevalentemente personale adibito ad attività religiose, ma non altre ong di carattere confessionale che svolgono attività sociali e di assistenza. Per queste ultime è prevista una soluzione di compromesso, in base alla quale esse sono comunque obbligate a notificare formalmente al Ministero che non intendono offrire tali servizi ai propri dipendenti, i quali potranno essere quindi affidati a soggetti terzi.

I vescovi in campo a sostegno dei ricorrenti
Una soluzione considerata insufficiente dalle organizzazioni interessate che hanno fatto ricorso per ottenere l’esonero anche dall’obbligo di presentare la notifica, in mancanza della quale la normativa prevede pesanti multe. Questi ricorsi, sette in tutto, sono stati finora respinti dai tribunali ed i casi, riuniti sotto il titolo comune “Zubik v. Burwell” sono stati rinviati alla Corte Suprema. Tra i ricorrenti le Piccole Sorelle dei Poveri a sostegno delle quali è scesa in campo la Conferenza episcopale che l’’8 gennaio, ha inviato una nota alla Corte Suprema per sostenere le loro ragioni. 

Le multe rovinano le organizzazioni fedeli ai propri principi
Secondo i vescovi, le pesanti multe previste dalla normativa rischiano di mandare in rovina le organizzazioni che vogliono restare a fedeli ai propri principi, “un risultato – affermano nella nota – che non giova a nessuno: né alle organizzazioni, né ai donatori, né agli utenti, né ai loro dipendenti”. Inoltre essa ricorda gli importanti contributi dati dalle organizzazioni caritative cattoliche e da altre charities religiose che assistono milioni di persone ogni anno negli Stati Uniti.  (A cura di Lisa Zengarini)








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