2016-02-03 13:49:00

Elisa Gomez: utero in affitto non dà diritti, riduce in schiavitù


“La maternità surrogata è la più forte violenza fatta alle donne e ai bambini dopo la fine della schiavitù, va abolita”. Così ieri dal Parlamento francese si è levata unanime la voce di associazioni, parlamentari e intellettuali di tutto il mondo e dei più diversi schieramenti. Insieme anche a rappresentanti cattolici, hanno firmato una Carta dall’alto valore simbolico in nome di una battaglia che ha bisogno di leggi precise . Intanto da Roma è arrivata, grazie all’Associazione Pro Vita, la drammatica testimonianza di Elisa Anne Gomez, madre surrogata, che denuncia: ”L’utero in affitto non dà diritti, ma riduce in schiavitù”. Il servizio di Gabriella Ceraso:

“E’ un nuovo lucroso ramo dell’economia della vita che tenta di assumere apparenza etica per nascondere il fatto che può compiersi solo dopo la rottura di ogni etica”. Ieri, nella prestigiosa Sala Victor Hugo del Parlamento francese, è emersa questa verità sulla maternità surrogata da intellettuali, politici di vari schieramenti, associazioni femministe e cattoliche. E la Carta sottoscritta in questa mobilitazione senza precedenti denuncia un sistema che fabbrica bambini come merce e che usa il corpo delle donne per farli crescere e poi venderli senza diritti, dignità, valore. Nessuna regolamentazione per tale pratica: occorre, dicono i firmatari, abolirla in tutto il mondo dove fa vittime specie nelle popolazioni povere del sud. Ma per necessità economiche può accadere anche nei ricchi Stati Uniti. Elisa Anne Gomez, 46 anni e due figli, vive sola in Minnesota dove la pratica non è vietata né regolamentata. Diventa madre surrogata per necessità per una coppia di omosessuali. Una scelta fatta per disperazione, ma che la trasforma in una vittima, dopo il parto, privata di diritti che le erano stati promessi, anche con l’appoggio dei giudici, come spiega ai nostri microfoni:

R. – Well, because during the pregnancy everything …

Perché durante la maternità è andato tutto bene, poi con il parto hanno cambiato atteggiamento. Fin dall’inizio era previsto che io fossi la madre, ma ora ovviamente non mi vedono più così. Quindi, sì, mi hanno manipolato.

D. – Non aveva capito che avrebbe dovuto perdere tutti i suoi diritti rispetto a questa gravidanza?

R. – No, that’s not what we spoke about…
No, non è questo quello di cui avevamo parlato, non era questo l’accordo. L’accordo era quello che sarei rimasta la madre della bambina. E' una questione di diritto e di libertà. Io sono una madre e il mio diritto come madre dovrebbe essere quello di aiutare il mio figlio biologico. Non si può stipulare un contratto sulla vita umana.

D. – Cosa si sentirebbe di dire in base alla sua esperienza ad altre donne che stanno valutando l’ipotesi di diventare madri surrogate e che cosa pensa anche della campagna che nel mondo si sta conducendo per l’abolizione di questa pratica?

R. – I would say, you know…
Direi che quello che mi è successo potrebbe accadere anche a loro. Pensano che possa essere meraviglioso e pensano che tutto andrà bene, ma non è così. E’ accaduto a diverse persone e potrebbe accadere anche a loro e al loro figlio. Bisogna fermare la coercizione, bisogna smettere di pensare all’adozione e pensare al bambino. Un figlio ha diritto alla propria madre, un figlio ha diritto a conoscere la sua provenienza. Io sono a favore della parità dei diritti da molti punti di vista, ma qui i diritti vengono negati.








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