2016-02-03 12:05:00

Papa: vera giustizia è il perdono, Dio vuole salvare tutti


Dio non cerca mai la condanna di un peccatore ma la sua salvezza, perché “la giustizia di Dio è il perdono”. Il pensiero-cardine del Pontificato di Francesco è stato ripetuto durante la catechesi dell’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata al rapporto tra giustizia e misericordia. Nel ringraziare alla fine l’esibizione di un gruppo di circensi, il Papa ha poi osservato: ciò che è bello ha bisogno di lavoro, la vita “senza sforzo” è una tentazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Per redimere un colpevole la giustizia umana lo condanna e lo punisce, quella divina lo comprende e lo perdona. Quello che sulla terra appare del tutto inconciliabile – il diritto scritto nei codici non si basa sull’esercizio della misericordia – è invece legge nel cielo perché, afferma in modo limpido Papa Francesco, “la giustizia di Dio è il perdono”.

Il tribunale della coscienza
La catechesi tenuta in Piazza San Pietro si addentra in un ambito in partenza ostico. Chi amministra la giustizia, spiega Francesco, lo fa in modo “retributivo”, infliggendo cioè una pena al colpevole. Ma questa strada, osserva, “non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina”. “Vera giustizia”, sostiene il Papa, è invece quella di Dio, che risponde al male “con il bene”. Una giustizia che non passa per il tribunale ma si appella alla coscienza del colpevole, “per invitarlo alla conversione, aiutandolo a capire che sta facendo il male”:

“E questo è bello: la persuasione. Questo è male, questo è così… Il cuore si apre al perdono che gli viene offerto. È questo il modo di risolvere i contrasti all’interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli, dove l’offeso ama il colpevole e desidera salvare la relazione che lo lega all’altro. Non tagliare quella relazione, quel rapporto”.

La giustizia del perdono
“Certo – riconosce il Papa – questo è un cammino difficile” e ne indica il perché:

“Richiede che chi ha subìto il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso. Ma solo così la giustizia può trionfare, perché, se il colpevole riconosce il male fatto e smette di farlo, ecco che il male non c’è più, e colui che era ingiusto diventa giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c’entra proprio il perdono, la misericordia”.

Dio vuole salvare tutti
Ed ecco la legge che, assicura Francesco, “è il cuore di Dio”, un Padre buono che nei confronti di ogni peccatore “continuamente” offre il suo perdono, giacché “non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza”:

“Dio non vuole la condanna si nessuno, di nessuno! Qualcuno di voi potrà farmi la domanda: “Ma Padre, la condanna di Pilato se la meritava? Dio la voleva?” – “No! Dio voleva salvare Pilato e anche Giuda, tutti! Lui il Signore della misericordia vuole salvare tutti!”. Il problema è lasciare che Lui entri nel cuore”.

Trovare un “padre” nel confessionale
Una condizione, quella del pentirsi del male fatto, che entra nella dinamica cristiana del Sacramento della Riconciliazione. E qui, Papa Francesco, tagliando l’ultima parte della catechesi scritta, si lancia in un nuovo e appassionato appello spontaneo alla misericordia nel confessionale:

”Nel confessionale tutti andiamo a trovare un padre; un padre che ci aiuti a cambiare vita; un padre che ci dia la forza di andare avanti; un padre che ci perdoni in nome di Dio. E per questo essere confessori è una responsabilità tanto grande, tanto grande, perché quel figlio, quella figlia che viene da te cerca soltanto di trovare un padre. E tu, prete, che sei lì nel confessionale, tu stai lì al posto del Padre che fa giustizia con la sua misericordia”.

I mediocri non si sforzano
Anche in questa occasione il momento dei saluti ai gruppi di fedeli in Piazza è stato rallegrato dall’esibizione di alcuni artisti dell’American Circus. Osservando i numeri e l’abilità posta nell’eseguirli, Francesco ha tratto un insegnamento di portata universale:

“Questo non si improvvisa. Dietro questo spettacolo di bellezza, ci sono ore e ore e ore di allenamento che danno fastidio (...) e questo è un esempio per tutti noi, perché la seduzione della vita facile, trovare un fine buono senza sforzo, è una tentazione e voi con questo che avete fatto oggi e con l’allenamento che c’è dietro ci date una testimonianza che la vita senza sforzarsi continuamente è una vita mediocre”.








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