2016-02-04 13:49:00

Siria, Paesi donatori a Londra. Appello di pace da Aleppo


Delegazioni di 70 Paesi sono oggi a Londra per discutere di emergenza profughi e prospettive di ricostruzione della Siria, devastata da 5 anni di guerra che ha causato 260mila morti e 4,6 milioni di profughi all'estero. L’impegno totale atteso è di oltre 8 miliardi di euro. Ma sul terreno l’offensiva tra lealisti e ribelli cresce intorno ad Aleppo e la mancata intesa ha fatto sospendere fino al 25 febbraio prossimo i colloqui di pace iniziati a Ginevra. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Servono azioni coordinate specie via aerea per aiutare popolazioni bloccate in Siria. Russia e Stati uniti ritrovano una voce unica a Londra per spingere ciascuno a offrire il suo contributo umanitario ai siriani e ai Paesi vicini in cui hanno trovato rifugio milioni di profughi. Così arrivano le proposte, in misure diverse, dall'Ue e poi da Germania, Regno Unito e Italia con l’obiettivo di moltiplicare gli stanziamenti previsti dalla precedente conferenza in Kuwait in parte disattesi. Il ruolo del vertice di Londra resta importante nonostante siano stati sospesi i negoziati intra siriani ieri a Ginevra. Il parere di Matteo Pizzigallo ordinario di Relazioni internazionali alla Federico II di Napoli:

"Se la comunità si impegna sul terreno umanitario degli aiuti, fa comprendere alle milizie sul campo che la rotta è quella di cessare il fuoco, salvare e diplomatizzare la crisi. Da Londra può venire un forte messaggio nel quale si dice: “Noi decidiamo di aiutare la Siria comunque e fino in fondo e partendo da qui, che nessuno ha interesse a remare contro gli accordi sia quando si ritroveranno a Ginevra con Staffan de Mistura tra 20 giorni sia sul terreno di scontro, perché la comunità internazionale questa volta è decisa ad andare fino in fondo”.

Quando il 25 febbraio riprenderanno i colloqui di Ginevra si spera siano stati compiuti passi in avanti. Intanto ognuno cerca di guadagnare una posizione forte. Ancora Pizzigallo:

"Io azzardo una previsione: penso che alla fine tutti dovranno accettare la posizione delle potenze internazionali  e che quindi degli accordi che vanno rispettati a prescindere delle aspirazioni di alcuni dei vari gruppi presenti sul campo o dei loro 'protettori internazionali'. Non si può continuare ad avere questa grave situazione in Siria che sta provocando e danneggiando soltanto le popolazioni".

Ora la partita si gioca intorno alla roccaforte dei ribelli sunniti anti Assad, Aleppo. I raid dei lealisti sostenuti da Mosca e condannati dagli Stati Uniti e dalla Francia stringono d’assedio la città. Ci sarebbero anche tre bambini tra le vittime di oggi. La “situazione sul terreno è insostenibile” denuncia l’Onu e “l’escalation del conflitto è inquietante”. Lo conferma da Aleppo, il gesuita padre Ghassan Sahoui che dai nostri microfoni lancia anche un appello per la Siria:

R. – La situazione ad Aleppo sembra sempre più difficile. E’ quasi impossibile vivere dal punto di vista umano, quindi noi cerchiamo di sopravvivere.

D. – Vi sentite al sicuro in città? Quali sono le condizioni di ogni giorno?

R. – Sono giorni difficili. Anche se i combattimenti avvengono fuori, cade però qualche colpo di mortaio, e quindi la gente ha lasciato la propria casa in alcuni quartieri. Senza parlare delle altre condizioni di vita: da una decina di giorni non abbiamo acqua potabile, che è disponibile solo qualche giorno a settimana, grazie al governo. Ora, tutto questo è sotto l’autorità dell’Is. La gente cerca l’acqua dappertutto, essendo un elemento essenziale. Poi la mancanza di sicurezza, come pure la mancanza di elettricità. Ma quando chiedo, la gente dice: “Padre, possiamo anche continuare a vivere, ma sentiamo che non c’è futuro”. Quindi la gente sta cercando di fuggire, di partire. Dei quasi 150 mila cristiani che erano ad Aleppo ora ne sono rimasti forse 25 o 30 mila al massimo. Ho chiesto a qualcuno: “Cosa possiamo fare? Continuiamo a vivere così?” E questa persona mi dice: “No, padre, non possiamo fare altro che pregare”. E quindi io lancio un appello a tutti i cristiani, a tutto il mondo, di pregare soprattutto in questi giorni, in modo particolare per noi, ad Aleppo.

D. – Spero che la sua preghiera possa arrivare a quei grandi della Terra che in queste ore sono riuniti a Londra. Prima si erano riuniti a Ginevra, senza trovare una soluzione. Da Londra, potrebbe arrivare un aiuto finanziario…

R. – Magari, magari. Ma tutto quello che noi chiediamo è la pace. Senza la pace, infatti, senza trovare un modo per finire questa guerra difficile e feroce, la gente fuggirà. Anche se potremo vivere con un aiuto finanziario, quello che la gente chiede di più è la riconciliazione, la sicurezza e la pace. Sono cinque anni e non possiamo più sopportare tutto questo. La gente è davvero affaticata, è stanca, e vuole una soluzione definitiva a questa crisi.








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