2016-02-05 13:39:00

Siccità in Zimbabwe: Mugabe dichiara lo stato di calamità


Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha dichiarato lo stato di calamità naturale in diverse regioni del Paese colpite dalla siccità. Circa un quarto della popolazione, per un totale di 2,4 milioni di persone, attualmente si trova ad affrontare la carenza di cibo a causa della siccità. Ingenti i danni all’agricoltura e agli allevamenti, oltre 16.000 mucche sono morte per la mancanza di acqua. Secondo il governo, negli ultimi mesi la maggior parte del territorio ha ricevuto un livello di precipitazioni del 75% inferiore rispetto al normale. Marco Guerra ne ha parlato con Vieri Tarchiani, ricercatore all’Istituito di bio-meteorologia del Cnr di Firenze:

R. – La variabilità inter-annuale - cioè tra un anno e l’altro - delle precipitazioni è un fenomeno naturale e si verifica sempre. Ci troviamo però in una situazione, in particolare quest’anno, e in particolare nell’Africa australe, dove un forte fenomeno del Niño sta causando un’alterazione dei “pattern” pluviometrici molto forte, molto intensa. Questo tipo di osservazione non si fa solo in Zimbabwe, che comunque attualmente è uno dei Paesi più colpiti dalla siccità, ma anche in tutta la regione, incluso il Sud Africa, il Botswana, il Malawi. Il fenomeno del Niño quest’anno è molto forte; la Noaa (National oceanic and atmospheric administration) ha lanciato l’allerta già diversi mesi fa e si prevede che perduri per tutta l’estate australe del 2016. È probabile che questa tendenza a una riduzione delle precipitazioni continui anche nel resto della stagione.

D. – La comunità scientifica ha decretato il 2015 come “l’anno più caldo dall’inizio delle rilevazioni”: anche questo può contribuire alla siccità?

R.- Sì, qui si inseriscono due tipologie di fenomeni. In primo luogo, i fenomeni che si sviluppano sul lungo periodo e che rientrano nel “global warming”, nel cambiamento climatico più generale. Per cui si ha una tendenza generale, dell’intero Pianeta, a un aumento delle temperature molto sostenuto, come è stato poi largamente discusso negli ultimi anni e a Parigi, alla Cop 21. Questi portano a delle alterazioni sul lungo periodo: non solo dei regimi di temperatura, ma anche delle precipitazioni. Gli effetti sono diversi a seconda dei continenti e delle zone: l’Africa australe è una di quelle regioni in cui si prevede una riduzione generale delle precipitazioni come effetto del cambiamento climatico. D’altra parte, in secondo luogo, ci sono variabilità sul medio-periodo, come El Niño, su una scala temporale più breve, e che comunque portano a una forte alterazione dei regimi pluviometrici. Ciò oltre alla variabilità fisiologica naturale che c’è tutti gli anni, che può essere però - ed è in genere - su una scala e su una percentuale molto inferiori rispetto a quello che stiamo osservando ora.

D. – Siccità e desertificazione sono fenomeni che riguardano molte altre aree dell’Africa. Si verificano effettivamente meno piogge o le vere cause vanno verificate altrove?

R. – Non necessariamente la siccità è dovuta a una riduzione della quantità globale annuale di pioggia. Ad esempio, in Africa australe il primo allarme che è stato lanciato non era relativo a una riduzione del quantitativo sulla intera stagione di pioggia, ma su un ritardo della stagione, che in alcune aree è arrivato fino a due mesi. Ora, rispetto ai nostri climi, bisogna considerare che, nelle zone semi-aride dell’Africa, sia in Africa australe sia in Africa occidentale o nel Corno d’Africa, la stagione delle piogge è generalmente concentrata in tre-quattro mesi al massimo. Per cui, un ritardo dell’inizio delle piogge può causare una riduzione molto sostanziale della lunghezza della stagione e quindi non permettere alle colture di maturare, poi di fruttificare e ai contadini di raccogliere le produzioni. A volte - e anche molto spesso - si verifica che gli eventi di siccità, e dunque anche le conseguenze poi sulle produzioni e sulla sicurezza alimentare, non necessariamente sono dovuti alla quantità di pioggia, ma alla distribuzione di quest’ultima all’interno della breve stagione agricola. 








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