2016-02-05 10:29:00

Suore Paoline: 100 anni nei media per annunciare il Vangelo


Oggi, alle 18, nella basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli a Roma, si terrà una Messa solenne per la chiusura del centenario di fondazione delle Figlie di San Paolo – più conosciute come Paoline -  fondate ad Alba dal Beato Giacomo Alberiore e nel 52° anniversario della morte della cofondatrice, la venerabile suor Tecla Merlo. Celebrerà mons. José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

Oggi le Paoline, sono presenti in 52 Paesi del mondo. Ispirandosi “all’audacia missionaria dell’apostolo Paolo”, comunicano il Vangelo attraverso Centri di produzione editoriale multimediale e digitale, riviste cartacee e online, librerie e altri centri di diffusione, siti web, radio, televisioni (anche web radio e web tv), formazione critica all’uso dei media, animazione biblica e sulla comunicazione. Una missione che accomuna 2.300 consacrate in 230 comunità. Roberto Piermarini ha chiesto a suor Anna Caiazza, consigliera generale delle Paoline, quale eredità ha lasciato alle Figlie di San Paolo suor Tecla Merlo:

R. – Direi l’eredità di cui già parlava don Alberione alla morte di maestra Tecla: maestra Tecla è morta prima di don Alberione, nel 1964, mentre don Alberione nel 1971. E lui diceva che sono le caratteristiche o le eredità dei santi: l’umiltà e la fede. A questo aggiungerei anche la grande passione apostolica e l’intraprendenza di maestra Tecla: questa suora – questa sorella – così umile, così semplice, ma così appassionata di Gesù Cristo e del Vangelo, da avere un’unica strategia di mercato, purché l’iniziativa apostolica “faccia del bene” – lei diceva – “Fa del bene? Allora fatela. Non avete i soldi? La Provvidenza provvederà”.

D. – Qual è la realtà oggi delle Paoline dal punto di vista delle vocazioni?

R. – Credo che sia quella di tutti gli istituti religiosi attualmente. Continenti dove le vocazioni sono molto scarse per motivi diversi; e tra questi sicuramente il continente europeo, e buona fetta anche del continente americano. Mentre ci sono continenti come l’Africa o alcuni Paesi dell’Asia – neanche tutti i Paesi dell’Asia – dove le vocazioni sono abbastanza fiorenti. In Asia non possiamo parlare di vocazioni per il Giappone, per esempio, che vive un po’ la realtà di una minoranza cristiana e cattolica veramente molto rilevante. Ma possiamo parlare di vocazioni in India, in Corea, e in Pakistan: sembra quasi assurdo, perché quest’ultimo è un Paese a maggioranza musulmana, con una buona fetta di fondamentalisti, dove la presenza cristiana è minima e quella cattolica ancora di più. Ma, in proporzione, abbiamo vocazioni.

D. – E in quale campo della comunicazione oggi siete presenti?

R. – Diciamo che siamo presenti in tutti i campi. A cominciare da quelli tradizionali, come l’editoria cartacea, musicale; le librerie, che sono il braccio caldo e accogliente della produzione delle Paoline, e che si stanno caratterizzando sempre di più per l’animazione culturale, spirituale, biblica soprattutto, che è una delle vocazioni delle Figlie di San Paolo, della famiglia paolina. Ma adesso stiamo anche molto esplorando e tentando  le vie del web, dei social, della web radio e della web tv: un po’ tutti gli ambiti che i progressi della comunicazione ci aprono.

D. – Che cosa è cambiato oggi nel comunicare il Vangelo?

R. – Diciamo che il Vangelo non è cambiato, ma la comunicazione diventa sempre più esigente, perché richiede anche una professionalità. Ma, ancor più della professionalità, richiede una maturità spirituale e un livello molto alto di testimonianza. Monsignor Celli, che è presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni, intervenendo a una tavola rotonda che abbiamo fatto nel giugno 2015 – nell’anno del centenario delle Figlie di San Paolo – diceva giustamente che oggi il problema non è semplicemente tecnologico. Se fosse tecnologico, allora lo risolveremmo con un po’ di soldi, trovando e reperendo un po’ di fondi. Ma il problema è la musica del cuore: cioè, che cosa c’è dietro la comunicazione del Vangelo? Ed è per questo che don Alberione, quando ha pensato alla famiglia paolina – in modo particolare ai Paolini e alle Paoline – ha pensato a dei consacrati. Dove l’impegno fosse totale, e dove anche la vita, la qualità della vita spirituale, potesse imprimere forza al messaggio che si diffonde attraverso strumenti, linguaggi, tecniche.

D. – Qual è oggi il vostro riferimento apostolico nel campo della comunicazione?

R. – Quello di sempre: San Paolo. San Paolo che si è fatto tutto a tutti; San Paolo che, come diceva don Alberione, “ha fatto a tutti la carità della verità”. E tutta la famiglia paolina è nata per essere Paolo vivo oggi. I Paolini e le Paoline cercano di tradurre nella realtà l’aspetto di Paolo, comunicatore universale del Vangelo.








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