2016-02-06 15:29:00

Unioni civili, M5S lascia libertà di coscienza: sensibilità diverse


Anche il Movimento 5 stelle lascia libertà di coscienza sul disegno di legge Cirinnà relativo alle unioni civili: sul Blog di Beppe Grillo si afferma che le sensibilità sono diverse anche nel movimento, in particolare sulla "stepchild adoption". Ieri, intanto, l’Udc ha annunciato che uscirà dalla maggioranza in caso di asse tra Pd e Movimento 5 Stelle. Il nodo resta la "stepchild adoption", sulla quale si esprime negativamente anche il ministro dell’Interno Alfano. “Voglio votare le unioni civili - dice il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - ma è innegabile che l’adozione apra la strada all’utero in affitto, che abbiamo sempre detto di non volere”. Elvira Ragosta:

Sulle unioni civili il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, annuncia l’uscita del partito dalla maggioranza nel caso si profili l’asse Pd-5 Stelle e chiede di eliminare la parte relativa alle adozioni per le coppie gay. Il ministro dell’Interno annuncia che farà di tutto per arrivare a un accordo con il Pd: “Voto sì se si tolgono le adozioni gay”, dice Angelino Alfano che aggiunge di essere favorevole ai diritti per le coppie omosessuali. Su un possibile accordo con Ncd è dubbioso il parlamentare Pd Scalfarotto, per il quale sarebbe un grave errore non riconoscere responsabilità a entrambe le figure genitoriali per i minori che già vivono in queste famiglie. Sull’argomento interviene  anche il Consiglio d’Europa: "L'Italia non sta creando nuovi diritti ma eliminando la discriminazione basata sull'orientamento sessuale”, dice il commissario dei diritti umani, sottolineando che la giurisprudenza della Corte di Strasburgo "è chiara: se le coppie etero non sposate possono adottare i figli del partner, deve essere lo stesso per le coppie dello stesso sesso”. Infine, sulle polemiche sollevate ieri dalle dichiarazioni del presidente del senato Grasso, che aveva giudicato una pessima idea il dubbio di costituzionalità avanzato da 40 senatori per violazione dell’iter parlamentare del ddl, interviene oggi il presidente del comitato "Difendiamo i nostri figli", Massimo Gandolfini, che trova irriverenti le parole di Grasso e aggiunge: “Giudichiamo, invece, positivamente le forze che lottano per lo stalcio della 'stepchild adoption'”.

I 40 senatori che hanno proposto un ricorso alla Corte Costituzionale affermano che il disegno di legge Cirinnà viola l’articolo 72 della Carta, secondo cui ogni ddl deve essere esaminato prima in Commissione e, successivamente, in aula parlamentare. Su questo tema, Luca Collodi ha intervistato il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli:

R. – Il vizio che viene indicato, se è un vizio di legittimità costituzionale della legge, dovrebbe essere prospettato e sollevato successivamente alla sua approvazione. Se viene presentato questo ricorso, un primo scoglio è quello dell’ammissibilità del ricorso stesso, dell’ammissibilità di un conflitto tra poteri per quel che riguarda l’esercizio di funzioni parlamentari all’interno dell’organo parlamentare al quale appartengono. Mi pare sia piuttosto un atto di denuncia politica in forme preannunciate giurisdizionali, che non un atto reale di avvio di una procedura dinanzi alla Corte.

D. – Quindi, lei interpreta questo ricorso di 40 senatori alla Corte Costituzionale più come un atto politico che non giuridico-costituzionale…

R. – Certamente denuncia se non una irregolarità, una qualche debolezza nel percorso, perché tutto il lavoro che l’assemblea ora è chiamata a fare si sarebbe svolto con molta maggiore efficacia nella Commissione. E in Commissione i lavori avrebbero consentito una partecipazione più diretta, più efficace dei diversi componenti. Viene denunciata la inosservanza di una disciplina costituzionale e, in qualche modo, ancorata ai regolamenti parlamentari.

D. – Durante il dibattito in aula sul disegno di legge Cirinnà per le unioni civili, ci sono molti riferimenti alla Costituzione italiana là dove si parla di famiglia naturale fondata sul matrimonio. Per alcuni, questa sarebbe un’affermazione da parte della Costituzione vaga che non chiuderebbe ad altre forme di convivenza. Lei cosa ne pensa? Che interpretazione le dà?

R. – Questo è un altro problema ed è un problema reale del distacco che questa disciplina prefigurata dal disegno di legge in discussione ha rispetto al modello costituzionale. Qui abbiamo due punti fermi. La Corte Costituzionale in precedenti sentenze, con molta chiarezza, ha stabilito che occorre una disciplina delle convivenze, delle unioni civili, perché si tratta di formazioni sociali nelle quali si svolge la personalità degli individui e quindi sotto questo aspetto hanno un rilievo e una protezione nella Costituzione. Ma si tratta di realtà del tutto diverse rispetto al matrimonio che l’art. 29 considera fondamento della famiglia e non possono essere disciplinate in maniera omologa, non possono essere assimilate al matrimonio. Il disegno di legge si discosta da questa impostazione, perché sostanzialmente rinvia alla disciplina del Codice civile relativa al matrimonio e ne fa quasi una fotocopia. E lo fa anche con delle norme di chiusura nelle quali si identifica la posizione del partner dell’unione civile a quella del coniuge, dovunque sia prevista nella legge. Questo con effetti anche specificamente enunciati per quello che riguarda l’adozione. Sotto questo profilo della coerenza del disegno di legge, nel testo attuale, nel testo che ora è in discussione, con la Costituzione c’è un fortissimo dubbio – dal mio punto di vista una svalutazione di certezza – di un distacco, di un contrasto con l’impianto costituzionale, con il disegno costituzionale.








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