2016-02-07 14:30:00

Sri Lanka, visita dell’Alto commissario Onu per i diritti umani


E’ in corso in Sri Lanka la visita dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein. L’obiettivo è verificare lo stato di applicazione della risoluzione delle Nazioni Unite sulla promozione della riconciliazione e dei diritti umani nel Paese. Centinaia di dimostranti dei gruppi nazionalisti nelle ultime ore hanno manifestato di fronte l’ufficio Onu di Colombo per protestare contro la missione di Zeid Ra’ad Al Hussein, perché contestano la risoluzione che mira ad accertare se siano stati commessi crimini di guerra. Lo Sri Lanka è stato teatro dal 1972 al 2009 di un sanguinoso conflitto civile tra maggioranza singalese e minoranza tamil. Sull’importanza di questa visita, Elvira Ragosta ha intervistato Emilio Asti, studioso di culture orientali:

R. – Prima di tutto perché spesso sono stati redatti rapporti di diverse organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani. Secondo un rapporto di Amnesty International, centinaia di persone sospettate di aver militato nelle file del movimento di liberazione delle cosiddette Tigri tamil, si trovano in carcere e rischiano di subire torture. Il governo ha avviato la ricostruzione delle aree danneggiate durante il conflitto, ma purtroppo nulla è stato fatto nel campo dei diritti umani. La popolazione tamil continua a vivere nel terrore, si respira un clima di forte paura. Allora questa visita non si preannuncia facile in quanto pare che il governo continui a negare l’esistenza di prigionieri tenuti in carcere senza processo. Ancora oggi si parla di oltre 30mila persone detenute in carcere e in campi di riabilitazione in attesa di processo.

D. - Ha suscitato preoccupazione nella comunità internazionale la scelta di Colombo che escluderebbe personalità non singalesi dalla commissione di inchiesta del Consiglio Onu per i diritti umani, nella quale inizialmente erano stati ammessi anche esperti stranieri. Qual è il motivo di questo dietrofront?

R. - È stata una scelta inopportuna da parte del governo di Colombo in quanto vorrebbe in un certo qual modo continuare a mantenere il segreto sulle pesanti violazioni dei diritti umani a danno della popolazione tamil. Inoltre, c’è da dire che nello Sri Lanka sono all’opera milizie buddiste armate. Nel giugno del 2014, per fare un esempio, un gruppo radicale buddista ha attaccato una comunità musulmana nel sud del Paese, saccheggiando negozi, provocando quattro vittime e numerosi feriti.

D. - Il conflitto tra esercito regolare e Tigri tamil è terminato nel 2009. È durato 37 anni e secondo le stime dell’Onu ha provocato circa centomila vittime. Ma la guerra ha creato anche un grande numero di profughi stanziati nei campi del Nord del Paese. Qual è la loro condizione al momento?

R. - È ancora drammatica. Molti profughi sono rientrati nella speranza che la situazione potesse normalizzarsi, però purtroppo si trovano in condizioni tragiche. Ancora non vengono riconosciuti i diritti fondamentali da parte delle autorità singalesi; inoltre il governo centrale vorrebbe mantenere un controllo ferreo sulle aree a maggioranza tamil. Sono stati anche attaccati giornalisti ed operatori umanitari.

D. - Che previsioni si possono fare sul processo di pace e di riconciliazione dello Sri Lanka?

R. - A mio avviso si tratta di un cammino veramente arduo e lungo. Molto dipende dall’atteggiamento del governo di Colombo e molto dipenderà anche dalle pressioni che la comunità internazionale può esercitare sul governo dello Sri Lanka. Questo è molto importante, affinché si rispettino i diritti umani e si possa finalmente porre in atto una politica di riconciliazione abolendo queste leggi che permettono l’arresto indiscriminato.

D. - Quali divisioni sussistono ancora nel Paese?

R. - Sono ancora profonde, per la divisione tra la maggioranza buddista singalese e la minoranza tamil, induista e cristiana. Inoltre c’è la comunità musulmana che è stata fatta oggetto dai pesanti attacchi da parte delle milizie buddiste armate. Attualmente la situazione dello Sri Lanka nonostante si tratti di un piccolo Paese è notevolmente complessa. Pare che la politica del governo sia quella di mantenere un continuo stato di tensione e una divisione tra le varie comunità, per poterle controllare meglio. Anche diversi esponenti cattolici hanno subito pesanti discriminazioni.








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