2016-02-08 15:02:00

Algeria: riforma costituzione, per oppositori solo modifiche formali


Il parlamento algerino ha approvato, quasi all’unanimità, una riforma costituzionale che limiterà d’ora in poi a due sole rielezioni il mandato presidenziale, riconosce la lingua berbera come seconda lingua del Paese e introduce norme a favore della parità tra i sessi. Definite da governo “riforme politiche radicali” vengono etichettate come “finzione” dall’opposizione che contesta il quarto mandato dell’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika, ormai 78enne e gravemente malato, dietro la cui successione si stanno già innescando contrasti tra le varie anime del governo libico, compresa quella militare. Contrasti che a lungo andare potrebbero causare instabilità, favorendo l’avanzata dell’Is e delle altre organizzazioni terroristiche di Stati confinanti come Mali e Nigeria. Vediamo nel dettaglio la situazione algerina con Silvia Colombo, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali, intervistata da Stefano Pesce:

R. – Le riforme costituzionali, appena approvate dal Parlamento algerino, segnano un momento di forte continuità con il passato e i cambiamenti che esse introducono sono per di più cambiamenti formali. Abbiamo, per esempio, il limite di mandati presidenziali a due, che di fatto sicuramente avrà nel futuro un possibile ruolo nel limitare il potere del presidente, ma che nel momento attuale non lenisce in nessun modo la situazione di forte concentrazione dei poteri nelle mani del presidente attuale, Abdelaziz Bouteflika, il quale a 78 anni è stato rieletto nel 2014 per il quarto mandato.

D. – L’opposizione politica algerina definisce queste riforme una finzione…

R. – Sì, si tratta di una finzione, nel senso che tutto rimane bloccato, in attesa di capire quello che succederà, in realtà, proprio al vertice del sistema politico, ovvero nella questione della successione. Soltanto nel momento in cui si sbloccherà questo dossier, si potrà vedere se le riforme, seppure molto modeste, introdotte dalla nuova Costituzione, potranno avere un effetto sulla vita reale della popolazione. La questione della successione è all’ordine del giorno da molto tempo ormai, visto che appunto il presidente non appare in pubblico da oltre due anni – si parla di una situazione di forte malattia fisica – ma dietro la questione della successione ci sono lotte per il potere molto forti. Si parla, quindi, addirittura di spaccature all’interno dei servizi di sicurezza, dei servizi di intelligence con l’esercito, che di fatto sono quelli che mantengono salde le redini del potere. Ci si può aspettare, quindi, nei prossimi mesi, una accelerazione comunque della questione, il cui risultato tuttavia è un’incognita.

D. – L’Algeria confina con Stati come il Mali, il Niger e la Libia dove il terrorismo sta sempre più prendendo piede. Per adesso l’Algeria sembra un po’ sfuggire agli attacchi terroristici. Possiamo definirla un luogo franco: sì oppure no o per quanto tempo?

R. – Sicuramente l’Algeria non è un luogo franco, come dimostra il recente passato del Paese nella stagione degli anni ’90, dove ci fu una guerra, una forte esplosione di contrasti e di minacce legate al terrorismo e, più recentemente, l’attentato contro le infrastrutture energetiche nella zona di In Amenas, che hanno comunque allertato la sicurezza del Paese. Di fatto l’Algeria è costituita da un territorio estremamente vasto, che in maniera simile ad altri Paesi della zona, come per esempio la Libia, è in gran parte controllato da reti criminali che fondano proprio sulle strutture del commercio criminale, sullo smuggling, sul traffico di esseri umani, parte dei loro introiti. C’è una commistione forte con il terrorismo. E’ vero che l’Algeria, in tempi recenti, non è ancora balzata agli onori delle cronache per quanto riguarda la diffusione dello Stato Islamico, ma è un Paese che da sempre è sia un focolaio di potenziali atti terroristici sia una zona di passaggio, di snodo anche per raggiungere l’Europa.








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