2016-02-09 14:28:00

Rischi e opportunità della rete per i minori migranti


Su cinque minori migranti non accompagnati, almeno uno ha rafforzato la decisione di lasciare il proprio Paese dopo aver visto immagini su internet. Quasi il 20% dei minori arrivati in Italia ha vissuto esperienze negative on line. Lo dimostra la ricerca condotta da Save The Children in occasione del Safer Internet Day. Francesca Sabatinelli:

Non raccontano delle difficoltà del viaggio o dei pericoli a questo connessi, una volta giunti a destinazione è  come se questi ragazzi addolcissero la loro realtà pubblicando sui social network immagini non affatto veritiere, che poi adescano in qualche modo altri coetanei che li seguiranno nel viaggio. E’ uno dei risvolti della ricerca di Save The Children, la prima di questo genere, che spiega come i ragazzi migranti, attraverso internet, non solo rafforzino la convinzione della loro partenza ma siano ovviamente sottoposti ad altissimi rischi, considerando anche che la maggior parte dei ragazzi provenienti dai Paesi sub-sahariani vengono a contatto con internet per la prima volta proprio in Italia. La consultazione dell’Organizzazione ha coinvolto 165 minori tra i 15 e i 17 anni, ospitati presso alcune strutture di accoglienza in varie parti di Italia, a Lampedusa, come a Torino, quindi interpellando minori appena giunti nel Paese ma anche chi in Italia risiede da mesi. Niccolò Gargaglia è il portavoce della ricerca:

R. – I ragazzi, in particolari quelli egiziani, hanno condiviso con noi la delusione delle aspettative che si erano creati vedendo foto, immagini, racconti.

D. – Ma queste immagini sono state male interpretate dai ragazzi o sono state alterate all’origine per qualche ragione?

R. – La risposta è su entrambi i fronti. Quello che emerge dalla ricerca è che molti dei minori che giungono da soli in Italia tendono a condividere l’esperienza qui, o negli altri Paesi europei, come un qualcosa di molto positivo, escludendo tutto quello che invece c’è stato di negativo come il viaggio, la sofferenza, l’alto prezzo che hanno dovuto pagare per raggiungere l’Italia. Possiamo dire che il 20%

dei minori consultati ha raccontato che la rete ha contribuito a rafforzare la loro idea di partire. Questo perché si tende a condividere su Facebook, o comunque sui social network più in generale, aspetti prettamente positivi, quindi di riscatto. Alcuni dei minori hanno raccontato di aver visto foto di loro amici con la faccia sorridente, distesa, senza quella sofferenza a cui sono abituati. Questo ha sicuramente influenzato la loro decisione.

D. – Salvo poi cadere nelle delusione …

R. – Assolutamente. La maggior parte dei ragazzi che in qualche modo ha creduto in questa realtà alterata ha poi fatto i conti con la grandissima delusione, e alcuni di loro hanno riportato ai nostri operatori durante le consultazioni, quanto si sono resi conto delle bugie che hanno letto e trovato all’interno dei social network e di internet più in generale. Possiamo dire che c’è anche, tra questi ragazzi, chi riporta che l’uso di Facebook gli è stato richiesto da parte di trafficanti. È divenuto un canale di comunicazione del loro arrivo in Italia per farsi poi inviare la parte rimanente dei soldi dalle loro famiglie per pagare questo viaggio. Altri lo hanno utilizzato per identificare alcune rotte del percorso, per capire quale via sarebbe stata migliore e più sicura, chiamiamola così, per raggiungere le coste italiane.

D. - Diciamo anche che per alcuni di loro è stato un modo purtroppo per finire nelle reti dello sfruttamento …

R. - È così. Parliamo di minori soli e per questo motivo particolarmente vulnerabili, soprattutto all’uso inconsapevole della rete e delle trappole, dei rischi, che comporta. Alcuni di loro hanno condiviso, durante la consultazione, il fatto di essere stati adescati da sconosciuti su internet  attraverso la richiesta di condivisione di foto o di false informazioni per indurre i loro coetanei ad intraprendere questo viaggio. Questo ci ha portato anche a far emergere i possibili rischi di adescamento non solo in termini di traffico di persone, ma anche in termini di sfruttamento sessuale o lavorativo.

D. – L’uso scorretto può diventare purtroppo, è il caso di dirlo, anche letale per questi ragazzini. È vero anche che permette loro di mantenere i rapporti con i loro cari, occorre identificare anche il lato positivo della rete, ed è su quello che bisogna formare i ragazzi …

R. – Certamente. Come Save the Children noi riteniamo che sia fondamentale fornire ai ragazzi e alle ragazze migranti le conoscenze necessarie per utilizzare in modo positivo e consapevole la rete, sia perché può essere per loro un enorme bacino di opportunità, sia per renderlo sicuro, per fare in modo che internet diventi un canale principalmente positivo e protetto per una categoria di ragazzi soli, esposti a innumerevoli rischi. L’idea di coinvolgere i minori stranieri non accompagnati in questo tipo di consultazioni, è in linea con il messaggio che guida le iniziative del Safer Internet Day di quest’anno, ovvero “Play your part” , fai la tua parte,  per un internet migliore. È essenziale sensibilizzare i ragazzi sul ruolo attivo che loro stessi possono svolgere nella creazione di messaggi chiari e non distorti, per esempio rispetto all’esperienza del loro viaggio e della vita in Italia.








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