I sopravvissuti ai massacri di Kandhamal del 2008 esprimono profonda solidarietà nei confronti dei cristiani perseguitati in Medio Oriente, in particolare in Siria. Infatti gli scampati - affermano - possono “davvero sentire i dolori e le sofferenze di quelle persone che sono uccise, aggredite, violentate, mutilate, scacciate dalle loro abitazioni e dai loro luoghi in modo ingiusto, crudele e barbaro”.
Incontro con i sopravvissuti di Kandhamal
Per la prima volta - riferisce l'agenzia AsiaNews - il 9 febbraio scorso, i sopravvissuti
sfuggiti al più feroce pogrom contro i cristiani mai perpetrato nel Paese asiatico
dai radicali indù, si sono incontrati nel distretto di Kandhamal, nel Centro pastorale
K.Nuagoan, circa 275 chilometri a ovest di Bhubaneswar, la capitale statale dell’Orissa,
nell'India dell’est. L’incontro aveva l’obiettivo di “costruire solidarietà tra le
vittime” e “condividere storie di speranza, fede e lotta per la giustizia”. Essi hanno
pregato per i cristiani della Siria e hanno lanciato un appello a Papa Francesco e
alla comunità internazionale affinchè si ponga fine alla crisi umanitaria che affligge
il Medio Oriente.
Le violenze a Kandhamal hanno causato oltre 100 morti e 75mila sfollati
Nel 2008 gli estremisti indù hanno messo a ferro e fuoco il distretto accusando i
cristiani dell’uccisione del guru Laxamananda Saraswati. Il distretto di Kandhamal
in Orissa è stato teatro del peggiore pogrom contro i cristiani nella storia dell’India
moderna degli ultimi 300 anni. Le violenze, protratte per quasi quattro mesi, hanno
causato la morte di 101 persone e hanno costretto 75mila persone a scappare dalle
proprie case e villaggi, divenendo profughi
La solidarietà con i cristiani siriani
"Noi, 115 vittime, sopravvissuti nel 2007 e 2008 al massacro anti-cristiano di Kandhamal
- si legge nella dichiarazione finale all'incontro - esprimiamo il nostro più profondo
affetto e siamo solidali con i sopravvissuti cristiani del Medio Oriente, in particolare
in Siria. L’obiettivo dell’incontro era costruire la solidarietà tra i sopravvissuti
alle violenze di Kandhamal, che hanno perso i propri cari. L’evento è stato organizzato
per promuovere la condivisione tra i sopravvissuti. Abbiamo condiviso le nostre storie
di speranza, fede e lotta per la giustizia. I momenti chiave dell’incontro sono avvenuti
quando, in silenzio, abbiamo reso omaggio a coloro che hanno perso le proprie vite
durante le violenze di Kandhamal e quando abbiamo chiesto che sia fatta giustizia
per coloro che hanno sacrificato la vita per Cristo".
Le violenze contro i cristiani in Medio Oriente sono un crimine contro
l'umanità
"L’ondata di violenza mortale in Medio Oriente, volta ad attuare una pulizia etnica
e religiosa di yazidi e cristiani - si legge ancora nel testo della dichiarazione
- è un crimine contro l’umanità e non ci sono paralleli simili nella storia recente.
Noi possiamo comprendere l’inimmaginabile sofferenza di milioni di persone, che sono
bersagli solo perché seguono differenti credo e tradizione religiosa. Noi percepiamo
in profondità l’incredibile angoscia e gli indicibili crimini contro i seguaci di
Cristo. I fondamentalisti religiosi sono il flagello della società e non risparmiano
le donne e i bambini. Noi possiamo davvero sentire i dolori e le sofferenze di quelle
persone che sono uccise, aggredite, violentate, mutilate, scacciate dalle loro abitazioni
e dai loro luoghi in modo ingiusto, crudele e barbaro. Ci sono episodi su larga scala
di traffico umano di bambini e donne; riduzione in schiavitù di donne; decapitazione
e rogo dei seguaci, senza un briciolo di misericordia".
L'appello al Papa e all'Onu
I sopravvissuti di Orissa, lanciano un appello alle Nazioni Unite e agli organi ecumenici
e interreligiosi e ai gruppi della società civile affinchè lavorino per promuovere
pace, armonia e tolleranza religiosa in ogni Stato, in particolare in Medio oriente,
e soprattutto in Siria. "Abbiamo inviato una lettera a Papa Francesco - si conclude
la dichiarazione - per esprimere la nostra solidarietà alle persone che soffrono e
per spingere la comunità internazionale ad agire per porre fine al più presto alla
crisi umanitaria in Medio oriente". (S.D.)
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