2016-02-11 14:00:00

India: sopravvissuti di Orissa vicini ai cristiani siriani perseguitati


I sopravvissuti ai massacri di Kandhamal del 2008 esprimono profonda solidarietà nei confronti dei cristiani perseguitati in Medio Oriente, in particolare in Siria. Infatti gli scampati - affermano - possono “davvero sentire i dolori e le sofferenze di quelle persone che sono uccise, aggredite, violentate, mutilate, scacciate dalle loro abitazioni e dai loro luoghi in modo ingiusto, crudele e barbaro”.

Incontro con i sopravvissuti di Kandhamal
Per la prima volta - riferisce l'agenzia AsiaNews - il 9 febbraio scorso, i sopravvissuti sfuggiti al più feroce pogrom contro i cristiani mai perpetrato nel Paese asiatico dai radicali indù, si sono incontrati nel distretto di Kandhamal, nel Centro pastorale K.Nuagoan, circa 275 chilometri a ovest di Bhubaneswar, la capitale statale dell’Orissa, nell'India dell’est. L’incontro aveva l’obiettivo di “costruire solidarietà tra le vittime” e “condividere storie di speranza, fede e lotta per la giustizia”. Essi hanno pregato per i cristiani della Siria e hanno lanciato un appello a Papa Francesco e alla comunità internazionale affinchè si ponga fine alla crisi umanitaria che affligge il Medio Oriente. 

Le violenze a Kandhamal hanno causato oltre 100 morti e 75mila sfollati
Nel 2008 gli estremisti indù hanno messo a ferro e fuoco il distretto accusando i cristiani dell’uccisione del guru Laxamananda Saraswati. Il distretto di Kandhamal in Orissa è stato teatro del peggiore pogrom contro i cristiani nella storia dell’India moderna degli ultimi 300 anni. Le violenze, protratte per quasi quattro mesi, hanno causato la morte di 101 persone e hanno costretto 75mila persone a scappare dalle proprie case e villaggi, divenendo profughi

La solidarietà con i cristiani siriani
"Noi, 115 vittime, sopravvissuti nel 2007 e 2008 al massacro anti-cristiano di Kandhamal - si legge nella dichiarazione finale all'incontro - esprimiamo il nostro più profondo affetto e siamo solidali con i sopravvissuti cristiani del Medio Oriente, in particolare in Siria. L’obiettivo dell’incontro era costruire la solidarietà tra i sopravvissuti alle violenze di Kandhamal, che hanno perso i propri cari. L’evento è stato organizzato per promuovere la condivisione tra i sopravvissuti. Abbiamo condiviso le nostre storie di speranza, fede e lotta per la giustizia. I momenti chiave dell’incontro sono avvenuti quando, in silenzio, abbiamo reso omaggio a coloro che hanno perso le proprie vite durante le violenze di Kandhamal e quando abbiamo chiesto che sia fatta giustizia per coloro che hanno sacrificato la vita per Cristo".

Le violenze contro i cristiani in Medio Oriente sono un crimine contro l'umanità
"L’ondata di violenza mortale in Medio Oriente, volta ad attuare una pulizia etnica e religiosa di yazidi e cristiani - si legge ancora nel testo della dichiarazione - è un crimine contro l’umanità e non ci sono paralleli simili nella storia recente. Noi possiamo comprendere l’inimmaginabile sofferenza di milioni di persone, che sono bersagli solo perché seguono differenti credo e tradizione religiosa. Noi percepiamo in profondità l’incredibile angoscia e gli indicibili crimini contro i seguaci di Cristo. I fondamentalisti religiosi sono il flagello della società e non risparmiano le donne e i bambini. Noi possiamo davvero sentire i dolori e le sofferenze di quelle persone che sono uccise, aggredite, violentate, mutilate, scacciate dalle loro abitazioni e dai loro luoghi in modo ingiusto, crudele e barbaro. Ci sono episodi su larga scala di traffico umano di bambini e donne; riduzione in schiavitù di donne; decapitazione e rogo dei seguaci, senza un briciolo di misericordia".

L'appello al Papa e all'Onu
I sopravvissuti di Orissa, lanciano un appello alle Nazioni Unite e agli organi ecumenici e interreligiosi e ai gruppi della società civile affinchè lavorino per promuovere pace, armonia e tolleranza religiosa in ogni Stato, in particolare in Medio oriente, e soprattutto in Siria. "Abbiamo inviato una lettera a Papa Francesco - si conclude la dichiarazione - per esprimere la nostra solidarietà alle persone che soffrono e per spingere la comunità internazionale ad agire per porre fine al più presto alla crisi umanitaria in Medio oriente". (S.D.)








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