2016-02-12 11:27:00

Bambini soldato: vittime delle violenze nei Paesi in conflitto


Si celebra oggi la Giornata internazionale contro l’impiego dei bambini soldato. Un’occasione per ricordare i più di 250.000 adolescenti e bambini che ogni giorno sono vittime delle violenze nei Paesi in conflitto. Natalia La Terza ha chiesto a Filippo Ungari, responsabile Comunicazione e Campagne di Save The Children, come vengono arruolati i bambini soldato:

R. – È difficile fare una stima esatta del numero dei bambini soldati nel mondo. Le ultime stime parlavano di oltre 250.000 bambini soldato. Si trovano naturalmente nei Paesi che sono attualmente in guerra. Quindi soprattutto in alcuni Paesi africani, coma la Repubblica Democratica del Congo o la Repubblica Centrafricana; in alcuni Paesi asiatici. Ma sono presenti a grappolo un pochino in tutte le parti del mondo. I bambini soldato sono tra le categorie che subiscono le maggiori violazioni dei diritti dell’infanzia. A volte possono essere anche estremamente giovani: con un’età inferiore  ai 6, 7, 8 anni. Molto spesso sono adolescenti o preadolescenti, e vengono utilizzati dagli eserciti regolari, o dalle milizie armate, per svariati compiti. Molto spesso sono impiegati in prima linea: quindi rischiano di morire, di essere feriti, oltre a subire dei traumi psicologici notevoli, che difficilmente riusciranno a cancellare nel corso della loro vita.

D. – Come vengono arruolati i bambini soldato?

R. – Spesso e volentieri questi bambini non hanno una grande scelta. Sono molto fragili, e vengono arruolati facilmente dalle milizie in lotta, dietro promessa di un pasto al giorno, di uno status sociale diverso che possa riscattarli dalla povertà. Abbiamo testimonianze di bambini soldato che vengono drogati o che sono costretti a bere degli alcolici o a prendere degli eccitanti per poter stare al fronte. E non è raro che venga chiesto loro di vendicarsi, e quindi di arrivare ad uccidere anche loro parenti, i loro genitori.

D. – La definizione di “bambino soldato” comprende anche le bambine sotto i 18 anni. Quali sono le loro condizioni?

R. – Abbiamo assistito anche a delle situazioni in alcuni Paesi o in alcune zone dove il reclutamento delle bambine era particolarmente forte. Negli eserciti o nelle milizie sono impiegate anche le bambine, direttamente per i combattimenti o a volte come “mogli” dei capi militari: sostanzialmente diventano schiave sessuali di questi ultimi. Subiscono ovviamente dei traumi fortissimi. Quindi la prima cosa che bisogna fare è prevenire l’arruolamento dei bambini soldato con delle leggi nazionali e delle prassi, che gli eserciti e le milizie devono seguire.

D. – C’è un modo per prevenire e curare i traumi subiti dai bambini?

R. – Una delle maggiori modalità per evitare che i bambini subiscano dei traumi, e che possano essere arruolati negli eserciti, è l’educazione. Ci sono quasi 50 milioni di bambini, tra i 6 e i 15 anni, che non hanno accesso all’educazione a causa delle guerre e dei conflitti. Tanto per fare un esempio, in Siria il tasso di scolarizzazione è calato dall’inizio del conflitto da una quasi totalità – quasi il 100% – al 6% in alcune zone del Paese. Una scuola su quattro è danneggiata o occupata. E poi, nello specifico dei traumi psicologici bisogna assicurare a questi bambini un’assistenza adeguata, non semplicemente liberarli. Quando vengono fatti accordi con le milizie e con gli eserciti vengono spesso liberati, ma sono un po’ abbandonati a loro stessi. Hanno bisogno di un’assistenza psicologica specifica. Sono quasi completamente rifiutati dalle loro comunità di appartenenza, perché magari riportano a casa un figlio o una figlia, venuti fuori dalle violenze sessuali che hanno subito durante l’arruolamento.








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