2016-02-12 13:19:00

Incontro Papa Kirill: impulso al dialogo teologico


Importante per parlare al mondo

"E' un fatto storico non solo per il nostro mondo cristiano. L'incontro fra due grandi leader della nostra religione è una testimonianza importante anche per tutta l'umanità. Non possiamo presentarci al mondo e parlare di pace e riconciliazione se non ci incontriamo tra di noi". S.E. Mons. Ioannis Spiteris, OFMCap, Arcivescovo di Corfù, Vicario apostolico di Salonicco e membro della Commissione mista teologica per il dialogo fra cattolici e ortodossi, commenta così l'incontro fra Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca, in programma venerdì 12 febbraio all'Avana.

"E' anche un fatto importante per lo stesso mondo ortodosso. Dimostra che dopo aver rafforzato i rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa di Roma può aprirsi ora al mondo slavo. Pur essendoci qualche rivalità fra Istanbul e Mosca sappiamo che anche il Patriarca Bartolomeo è felice di questa prima volta. Ciò dipende anche dallo stile di Papa Francesco che non dà adito a essere interpretato in modo sbagliato. E ciò è molto positivo".

Nuova spinta al dialogo teologico

"A settembre ci sarà la nuova plenaria della Commissione mista di dialogo tra cattolici e ortodossi", spiega mons. Spiteris. "Dovremo approvare un testo che con molta fatica abbiamo cercato di redigere insieme, sul tema della sinodalità e del primato. Non è stato facile: abbiamo compiuto già tre tentativi andati a vuoto. Ma credo che questa volta, anche grazie a incontri come questo, sarà quella buona. Lo Spirito Santo, infatti, lavora nella Chiesa, anche quando noi non ce ne accorgiamo".

Voci unite contro le persecuzioni

"Mosca è molto sensibile al dramma delle persecuzione dei cristiani. Ma il Patriarca Kirill sa anche che la voce di Roma è molto più potente e ha capito che ha bisogno del Papa", aggiunge mons. Spiteris. "Se, dunque, due grandi capi del cristianesimo uniscono le loro voci per gridare al mondo di fare qualcosa per fermare questo martirio, sicuramente l'appello sarà più incisivo". "Il Patriarcato di Mosca ha sottolineato che all'Avana non si parlerà di teologia, ma di collaborazione pratiche. Ma credo che questo tipo di ecumenismo sia utile, anzi necessario, per aiutare anche il dialogo teologico".

Effetti positivi sul Sinodo pan-ortodosso

"Quest'anno ci sarà anche il grande sinodo pan-ortodosso", ricorda inoltre l'arcivescovo di Corfù. "E credo che l'evento dell'Avana aiuterà questa grande assise a fare dei passi in avanti in campo ecumenico. Se, infatti, una grande Chiesa ortodossa come quella di Mosca si è avvicinata alla Chiesa cattolica romana, anche le realtà ortodosse minori saranno spinte a farlo".

Un ecumenismo non solo di ‘facciata’

“Dopo le resistenze che ci sono state a lungo da Mosca – conclude infine mons. Spiteris – questo incontro mette davvero le ali al dialogo. Non dobbiamo aspettarci grandi effetti immediati, perché nel campo ecumenico le cose si fanno sempre a piccoli passi. Voglio sperare, soprattutto, che non sia solo l’evento di un ‘ecumenismo di facciata’, un ‘ecumenismo tra i capi’, ma che passi anche nelle coscienze dei fedeli. Mai come oggi, infatti, abbiamo sentito bisogno di unità come in questo tempo di divisioni, violenze e odio, in cui i cristiani sono chiamati più che mai a dare testimonianza di fraternità per potere poi predicare la pace al mondo”.

I pericoli del nazionalismo russo

La portata storica della decisione presa dal Patriarca Kirill è sottolineata anche dal novantaduenne padre Romano Scalfi, fondatore del Centro Studi ‘Russia Cristiana’,  realtà italiana impegnata nel promuovere il dialogo ecumenico con Mosca fin dagli anni cinquanta.  “Dobbiamo riconoscere che oggi la mentalità maggioritaria dei russi – spiega Scalfi – è dominata da un nazionalismo- imperialista che considera l’Occidente uno dei nemici da combattere. E include fra questi nemici anche la Chiesa cattolica”. “Non credo però che questa esaltazione della ‘Grande Russia’ si dimostrerà in futuro la corrente vincente, poiché tutto sommato è debole, priva di fondamento”.

Un muro che cade

“E’ vero – prosegue padre Scalfi – che è previsto che nell’incontro tra Francesco e Kirill non si affrontino temi teologici. Ma il solo fatto che il Papa e il Patriarca s’incontrino fa cadere un muro. Un metropolita del passato aveva detto che ‘i muri che innalziamo tra cattolici e ortodossi non arrivano in cielo’. E oggi a Mosca c’è un gruppo considerevole di persone che la pensa così e vuole ripartire dall’ecumenismo del cuore, cioè da ciò che ci unisce, come l’Eucarestia e tante altre cose, e non sottolineare le cose che ci distinguono”.

La linea dei rapporti cordiali prevarrà

“E’ difficile capire se la decisione di Kirill corrisponde a degli interessi politici”, prosegue il fondatore di ‘Russia Cristiana’. “Ma c’è da tenere presente che Chapnin, direttore del giornale del Patriarcato di Mosca dal 2009 allo scorso dicembre, aveva recentemente ricordato come esistano tante esperienze di vera fraternità fra cattolici e ortodossi. E’ questa è una realtà vera che l’incontro del Papa con Kirill non può che confermare”. “Non m’illudo – conclude Scalfi – che l’incontro abbia dei risultati immediati. Ma sono convinto che a lungo andare prevarranno rapporti cordiali fra cattolici e russi-ortodossi, spazzando via le illusioni nazionaliste-imperialiste che oggi affascinano la maggioranza”.

Un incontro apprezzato da tutti gli ortodossi

 “A salutare con gioia ed entusiasmo questo incontro è tutta l’ortodossia”, spiega poi padre Athenagoras Fasiolo, archimandrita del trono ecumenico, delegato del Metropolita ortodosso d'Italia. “Mancava praticamente oramai solo la grande Chiesa russa all’incontro con il primate della Chiesa cattolica”, commenta. “Papa Francesco ha già un rapporto più che amichevole con il Patriarca Bartolomeo e con altri primati delle Chiese ortodosse. I suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno incontrato anche gli altri Primati delle Chiese autocefale ortodosse. Siamo quindi lieti che ci sia questo incontro, soprattutto tenendo conto degli avvenimenti che accadono nel mondo e soprattutto in Medio Oriente”.

Uniatismo non si risolve con i veti

Il principale ostacolo al dialogo fra cattolici e russi-ortodossi resta la questione dell’uniatismo che il Patriarcato di Mosca considera ancora una ‘ferita’ aperta. “Non è un problema solo della Chiesa ortodossa russa”, spiega padre Fasiolo. “Mosca è solo una delle Chiese ortodosse autocefale. Nella sinfonia delle Chiese ortodosse non vale il numero, la quantità, ma vale la rettitudine della fede. Certamente, il problema degli ”uniati” si sente forte in Ucraina perché è giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Ma è un problema per tutta l’ortodossia e si avverte, per esempio, in questi giorni in Grecia, ad Atene, con il nuovo arcivescovo dei greco-cattolici di rito orientale”. “E’ dunque un problema generale”, spiega padre Fasiolo. “Ma non si risolve certo ponendo dei veti ma con il dialogo schietto che ha caratterizzato nel 1993 l’incontro di Balamand.  Ci sono dei problemi che sono risorti negli ultimi anni? Bene, dobbiamo avere il coraggio, come Chiese, di affrontarli, ma in modo fraterno e senza inutili chiusure”.

Spinta ecumenica in vista del Sinodo

Padre Fasiolo legge l’incontro dell’Avana anche in prospettiva del Sinodo pan-ortodosso previsto a giugno a Creta. “Probabilmente è un modo con cui Mosca evita di ritrovarsi isolata dal dialogo con la Chiesa di Roma”. “Sento dire che Francesco e Kirill non toccheranno temi teologici”, aggiunge il delegato del Metropolita ortodosso d'Italia. “Ma è un incontro fra vertici, non è un incontro teologico, perché questo non può esserci fra Roma e una sola Chiesa ortodossa. Ma è sicuramente importante anche in vista del grande Santo Concilio della Chiesa ortodossa perché darà maggiore visibilità alla volontà di camminare tutti insieme, verso l’incontro con il Signore, come una Chiesa unita”.








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