2016-02-12 11:31:00

Papa in Messico. Il nunzio: nella gente c'è desiderio di conversione


Nel suo viaggio in Messico, Papa Francesco percorrerà circa 400 chilometri in papamobile, incontrando così da vicino la popolazione. Sulle attese e sulla preparazione del Paese per il viaggio del Pontefice, il nostro inviato Alessandro Guarasci ha intervistato il nunzio apostolico in Messico, l’arcivescovo Christophe Pierre:

R. – Abbiamo avuto poco tempo, perché praticamente sono stati soltanto tre mesi di preparazione intensa. E’ vero che questo viaggio è un po’ "complicato", perché il Papa si muoverà tutto il tempo, non solamente nel centro del Paese per l’omaggio alla Vergine di Guadalupe, ma anche nel Nord, nel Sud, a Morelia. La logistica di un viaggio così è abbastanza complicata, però si lavora bene.

D. – Che cosa si aspetta il popolo messicano dal Papa?

R. – In questi anni di mia presenza in Messico, ho osservato che la fede dei messicani è molto caratterizzata, ovviamente, dalla devozione a Maria, alla Vergine di Guadalupe, ma anche dall’Eucaristia e dal Papa, che sono i tre fondamenti della fede locale. La gente veramente crede che il Santo Padre sia il Successore di Pietro e il rappresentante di Cristo. Io ho incontrato molte persone che vogliono vivere un’esperienza religiosa attraverso l’incontro con il Papa: andranno a queste manifestazioni con un desiderio di purificazione, di conversione.

D. – E allora questa visita ha un senso particolare, nell’Anno Santo della Misericordia?

R. – Sono sicuro che il Papa insisterà molto sulla dimensione della misericordia. La società messicana ha bisogno di riconciliazione, ha bisogno di speranza. Certamente, come ha detto varie volte il Santo Padre, per risolvere questi problemi, queste tensioni all’interno delle società - che il popolo messicano sperimenta fortemente - di certo l’annuncio della misericordia, l’esperienza della misericordia possono essere un modo di riconciliarsi con se stessi ma anche, per il popolo messicano, di re-incontrarsi con la propria identità. Sono sicuro che questo viaggio sarà, per la società messicana, un momento di serenità, di riconciliazione, per curare molte ferite.

D. – In passato, i rapporti tra Chiesa e Stato messicano hanno vissuto un periodo di difficoltà. Oggi la situazione com’è cambiata?

R. – La situazione è radicalmente cambiata, ma è cambiata già da alcuni anni: praticamente dal 1992, quando si sono ristabilite le relazioni tra la Santa Sede e lo Stato messicano. Però anche quando le Chiese – perché ovviamente ci sono altre denominazioni religiose – sono state ufficialmente riconosciute. Bisogna dire – e questo l’ho osservato – che culturalmente le relazioni nel loro complesso stanno migliorando di giorno in giorno, perché è più un fenomeno culturale. Poco a poco, le Chiese sono riconosciute come parte della vita nazionale, non c’è più – come c’era prima – la paura, per esempio, per un politico di mostrarsi in chiesa: l’idea che il politico cattolico pratichi la sua religione è una cosa normale, grazie a Dio.








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