2016-02-13 14:39:00

Enzo Bianchi: l'ecumenismo ora non sarà più come prima


Sull’incontro storico a Cuba tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, Antonella Palermo ha intervistato Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità ecumenica di Bose:

R. – E’ un evento che dà grande gioia a tutti i cristiani e – certo – in particolar modo ai cattolici e agli ortodossi russi, perché è un evento che si aspettava da 50 anni. E poi di colpo, in questi ultimi tempi, si è intravista la possibilità. L’incontro è avvenuto in un luogo anonimo, in un aeroporto, senza la folla che poteva applaudire il Papa e il Patriarca. Così l’incontro è avvenuto e questo è il miracolo! Dovuto, però, e questo dobbiamo dirlo, da un lato, alla testardaggine santa di Papa Francesco, che nell’ecumenismo avanza non semplicemente dicendo “quando lo Spirito vorrà” o “come lo Spirito vorrà”; ma facendosi completamente docile allo Spirito Santo e con audacia facendo gesti e dicendo parole che sembravano impossibili solo qualche anno fa. E poi è stato possibile anche grazie al Patriarca, il quale – lo conosciamo bene, io tra l’altro lo conosco personalmente perché è venuto a Bose ai nostri convegni – è stato sempre uomo ecumenico, che ha lavorato molto per la comunione e per lo scambio della Chiesa ortodossa con le Chiese europee. E’ stato possibile l’impossibile! L’ecumenismo non sarà più come prima fra le due Chiese.

D. – Il Papa ci ha tenuto a sottolineare più volte nel viaggio dall'Avana al Messico, che la Dichiarazione congiunta che è stata firmata, è una Dichiarazione pastorale e non sociologica…

R. – Il  Papa ha fatto molto bene, perché anche dei commentatori cattolici italiani – abituati a destreggiarsi su politica nascosta e diplomazia nascosta – hanno letto questo evento a livello della politica, con delle regie nascoste, e a livello eventualmente della diplomazia. No! Io credo che il Papa – e lo conosciamo ormai –  non è uomo che segue le leggi della politica o che si piega alle strade tortuose della diplomazia: è un uomo evangelico, “sì sì, no no”. Lui si è fatto semplice, ha voluto dare la mano e dire: “Siamo fratelli, dobbiamo incontrarci”. E ha detto a Kirill: “Dove vuoi, quando vuoi, come vuoi”… E così è stato possibile. Troppi interpreti vedevano questo incontro come una santa alleanza contro la società moderna o addirittura come il frutto di una grande mano nascosta che avrebbe portato a questo incontro. No! E’ il Vangelo e due uomini che sono obbedienti al Vangelo. Nient’altro.

D. – Come inciderà questo incontro e questa Dichiarazione congiunta sui lavori del prossimo Sinodo Panortodosso?

R. – Sarebbe straordinario se il Papa – umile com’è e capace anche di umiliarsi – quando saranno riuniti in Sinodo a Creta, la prossima estate, mandasse un messaggio e dicesse: “Io vorrei venire a salutarvi, se voi volete… Sono un vostro fratello vescovo, sono il vescovo di Roma, vengo a darvi un saluto e vado via…”. Sarebbe un gesto certamente ardito, ma profetico. Questi gesti si possono fare. L’andata del Papa a Mosca la vedo più difficile, per ora.

D. – Secondo lei, Kirill ce l’ha questa disposizione a venire eventualmente in Vaticano?

R. – Io penso di sì. Non subito, ma penso che una visita la farà… non ci sono problemi a questo punto.








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