2016-02-14 10:58:00

Spoglio presidenziali in Centrafrica. La gente chiede pace


Iniziato lo spoglio per il ballottaggio presidenziale che si è tenuto ieri in Centrafrica. In lizza due ex premier, Georges Dologuele e Faustin Archange Touadera. Il Paese martoriato dalla guerra civile ha ritrovato maggiore tranquillità dopo il viaggio di Papa Francesco nel novembre scorso. Sulla situazione, ascoltiamo il rettore della Cattedrale di Bangui, don Mathieu Bondobo, al microfono di Sergio Centofanti:

R. – Oggi è un giorno molto importante per noi del Centrafrica. Tutti abbiamo manifestato la volontà di girare pagina, la volontà di andare avanti – “l’altra riva”, come il Papa ci diceva - per cambiare la situazione in cui siamo immersi: la situazione di guerra, di divisione. Oggi la situazione è tranquilla. C'è la volontà, veramente, da parte di tutti gli africani di andare a votare per scegliere il nuovo presidente e anche per scegliere quelli che devono rappresentarci come deputati.

D. – Quali saranno le sfide del nuovo presidente?

R. – Ce ne sono tante, tantissime. Anzitutto, la pace. Ci sono, infatti, ancora, vari gruppi armati che possiedono delle armi in questo Paese. La cosa urgente, primaria, quindi, quello che a mio parere si deve fare, è proprio trovare il modo per disarmare chi possiede armi. Questi gruppi armati, infatti, possono fare di tutto con le armi che hanno in mano. Questa è la condizione per lo sviluppo e l’educazione. Se ci sono ancora armi, infatti, la gente ha paura di investire, la gente ha paura di andare a scuola, la gente ha paura di andare nei campi a lavorare, di dedicarsi all’agricoltura. La sicurezza, dunque, per garantire la pace: questa, secondo me, è l’urgenza. Poi bisogna anche tenere conto dello sviluppo, perché la povertà è arrivata ad un livello troppo alto: c’è gente che lavora e che non viene pagata a fine mese; ci sono famiglie che non possono mandare i loro figli a scuola, perché non hanno soldi; c’è gente che muore per le malattie, perché non ha soldi per curarsi. Pensare, quindi, allo sviluppo e fare un piano sociale per facilitare una situazione migliore per il popolo del Centrafrica.

D. – Come procede il dialogo tra cristiani e musulmani?

R. – Il dialogo sta andando molto bene. Io vi faccio un esempio, che è anche una testimonianza. Sto curando un libro sul viaggio del Santo Padre in Centrafrica. Per fare questo libro, lavoro con i protestanti e lavoro anche con i nostri fratelli musulmani. Il Papa, infatti, è venuto per tutti ed è andato dai protestanti, è andato dai cattolici ed è andato dai musulmani. Con questo lavoro, dunque, sto considerando che tesoro possiamo fare di questo viaggio del Santo Padre. E’ una grazia, è una cosa veramente grande. Stiamo, quindi, collaborando molto bene. Questa è una testimonianza personale. L’altra cosa è anche quello che si vede: il quartiere musulmano del Km 5 - che all’inizio era un luogo difficile, pericoloso - è accessibile, è pure una zona commerciale. Lì, quindi, la gente ricomincia ad andare a vendere le cose, a commerciare. La circolazione è tornata normale nel quartiere. E a Bangui, in generale, non c’è più questa paura di uscire. Vedo gente, persone che escono di casa e che si muovono senza tanta paura. Questo, alcuni mesi fa, era impossibile. Ringraziamo Dio, dunque, per questo miglioramento. E, a dire la verità, dopo il viaggio del Santo Padre, la situazione sta migliorando davvero molto.








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