2016-02-15 19:57:00

Orrore in Siria: colpiti ospedali e scuole, almeno 50 morti


Turchia, Russia e Stati Uniti si scambiano accuse reciproche dopo la distruzione di almeno sette tra ospedali e scuole, come riferisce l’Onu, nel nord della Siria. Una cinquantina le vittime e oltre 40mila persone senza assistenza sanitaria. Sul terreno intanto mentre tutti gli attori cercano di guadagnare posizioni, l‘inviato Onu Staffan de Mistura ha raggiunto a sorpresa Damasco. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Sconcerto e condanna unanime si solleva in queste ore a partire dall’Unione europea per le vittime, sembrano 50, tra i cinque ospedali colpiti oggi in Siria insieme a due scuole. Per Medici senza frontiere, che supporta quello della provincia di Idlib, l’attacco è stato deliberato. La responsabilità non è chiara: l’Osservatorio siriano voce, da Londra, delle opposizioni, e Ankara puntano il dito sui missili di Mosca, che però ribatte parlando di propaganda senza prove. Di responsabilità statunitense, subito respinta, invece, è certo l’ambasciatore siriano a Mosca, parole, le sue, che complicano un quadro diplomatico già difficile, in cui la tregua, pensata alla conferenza di Monaco nei giorni scorsi, sembra lontanissima. Il nord della Siria resta teatro di lotta: ci sono i missili russi, quelli della coalizione, ma da sabato c’è anche l’artiglieria turca che colpisce le milizie curde unite alle forze siriane democratiche, tra Azaz e Tal Rifaat. Per la Russia sono "bombardamenti aggressivi e provocatori", la Turchia farebbe il doppio gioco e favorirebbe il terrorismo; gli attacchi complicano il cessate il fuoco, dicono gli Usa, che chiedono ad entrambe le parti di evitare ulteriori escalation. Ma Ankara tiene il punto: la Russia sta commettendo, insieme al regime, crimini contro l’umanità in Siria e noi non permetteremo il rafforzamento curdo lungo il confine. Smentita invece la presenza di soldati turchi in Siria così come l’arrivo di caccia sauditi in Turchia.

Ma, nonostante le smentite turche, il timore che si stia preparando un attacco saudita contro l’Is e al fianco della Turchia, rimane. Delle prospettive di intervento, Fausta Speranza ha parlato con Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:

 

R. – Occorre sottolineare come l’Arabia Saudita abbia dato prova di capacità militari quantomeno discutibili nel corso di una campagna in Yemen, nella quale ancora non è riuscita ad avere ragione dei ribelli sciiti houthi. E quindi sulla reale forza militare di Riad sussistono molto incertezze…

D. – Riad ha più volte ribadito la disponibilità ad inviare truppe di terra per combattere l’Is in Siria. Ha detto: “Siamo pronti, ma sono gli Stati Uniti che guidano la coalizione e decidono i tempi”…

R. – Io non credo che gli Stati Uniti siano favorevoli all’utilizzo della forza da parte dei sauditi e dei turchi nel modo in cui si sta per configurare. In modo particolare, pare che i turchi intendano condurre delle operazioni soprattutto contro i curdi del Rojava e contro i regolari siriani del regime di Assad e non piuttosto contro lo Stato Islamico come gli americani vorrebbero. Il problema è che sulle reali finalità dell’azione turca sussistono molti dubbi. Ed è anche un po’ strano che i sauditi intendano concorrere ad una azione militare di questo tipo, considerato che in realtà la Turchia e l’Arabia Saudita sono stati, in questi anni, dei rivali nel mondo sunnita. Anche le scelte che i turchi stanno facendo nella coalizione delle loro prime basi militari all’estero sono alquanto eloquenti: la prima sarà fatta in Qatar; la seconda – pare – in Somalia… Se noi vediamo che cosa c’è tra il Qatar e la Somalia, c’è proprio la Penisola Arabica e quindi proprio l’Arabia Saudita che viene stretta in una morsa. Non comprendo onestamente le ragioni della scelta fatta dai sauditi in questo caso.

D. – L’intervento dell’Arabia Saudita non lascerebbe indifferente l’Iran. E’ così?

R. – Non credo che sia un problema straordinario, anche perché l’intervento saudita nel conflitto con forze aeree in realtà non è un fattore che è in grado di cambiare significativamente l’equazione sul terreno. Le forze militari saudite – come spiegavo in precedenza – in realtà sono di dubbia efficacia e non sarà qualche aereo a fare la differenza, soprattutto tenendo presente il fatto che in Siria c’è un contingente aereo russo che ha al seguito delle potenti armi antiaeree: per cui bisogna veramente vedere in che modo si muoveranno turchi e sauditi nelle prossime ore. Mi è parso di capire che oggi c’è molta volontà di buttare dell’acqua sul fuoco e di evitare che i giochi sfuggano di mano. Probabilmente a questo risultato ha concorso anche la telefonata di ieri tra il presidente Usa Obama e il presidente russo Putin. C’è grande consapevolezza che, se non si è molto attenti, si rischia di precipitare in un conflitto militare aperto tra la Russia e la Turchia, che ovviamente avrebbe delle ripercussioni regionali straordinarie e credo anche sulla sicurezza europea, per niente trascurabili.

D. – Obama però chiede a Putin di fermare i raid aerei…

R. – Questo non lo sappiamo… Noi non conosciamo veramente il contenuto della comunicazione che ha avuto luogo ieri tra il presidente Obama e il presidente Putin e che cosa in cambio abbia eventualmente prospettato Obama per un’azione di maggior moderazione in Siria. Io sospetto che una delle richieste – se ce ne è stata qualcuna – possa essere stata quella di convincere il presidente siriano Assad a moderare il tono e la sostanza di alcune sue dichiarazioni: non è un mistero per nessuno che, nel momento in cui Assad ha dichiarato – un paio di giorni fa – di volersi riprendere la Siria per intero, chiaramente alcune reazioni questa dichiarazione molto avventata l’ha determinate. La Russia non condivide questo obiettivo di Assad.

 








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