È una Quaresima di “misericordia” e di “opere a favore delle famiglie cristiane” sfollate da oltre 18 mesi da Mosul e dalla piana di Ninive, in seguito all’avanzata del sedicente Stato Islamico (Is), quella che stanno vivendo i cristiani di Erbil, nel Kurdistan irakeno. È quanto racconta all'agenzia AsiaNews l'arcivescovo caldeo di Erbil (nel Kurdistan irakeno) mons. Bashar Warda, che ricorda “l’apertura il 31 gennaio scorso, come prevede il calendario caldeo” della stagione benedetta.
Chiese aperte per Messe e preghiere
Per l’occasione “le nostre sette parrocchie - prosegue il prelato - hanno aperto le
porte dal mattino alla sera per accogliere fedeli in preghiera e per le Messe. In
ogni chiesa vi era anche un sacerdote disponibile per le confessioni. E per tutto
il periodo quaresimale si celebra una Messa al mattino alle 11, e una Messa che comincia
alle 4.30 del pomeriggio”, seguita dalla preghiera. “Il tema principale di questo
periodo” di Quaresima, racconta mons. Warda, “è la misericordia” sui cui è incentrata
anche “la mia lettera pastorale”. “Ho chiesto di pregate - aggiunge - e trovare modi
per aiutare i nostri fratelli e sorelle cristiani sfollati, e che vivono [da tempo]
fra noI”.
Programma pastorale dei giovani per vivere il Vangelo di solidarietà con
gli sfollati
Nella notte fra il 6 e il 7 agosto del 2014 centinaia di migliaia di persone hanno
lasciato i villaggi della piana di Ninive, da Qaraqosh a Karameles, a maggioranza
cristiana, trovando rifugio a Erbil e in altre aree del Kurdistan. Mons. Warda è stato
subito in prima linea nell’opera di assistenza e aiuto. “I nostri giovani - racconta
mons. Warda - hanno preparato un programma pastorale speciale, per vivere il Vangelo
di solidarietà con gli sfollati. Oggi, a distanza di 18 mesi, vi sono ancora 2mila
famiglie nei caravan, accampati nei centri di accoglienza attorno ad Ankawa”, il quartiere
cristiano di Erbil. La loro vita quotidiana, aggiunge, è “sempre più difficile, mentre
cresce la richiesta di acqua, elettricità, manutenzione ordinaria…”.
Programma di formazione ed una nuova scuola per gli sfollati
In questo contesto di difficoltà, l’Università cattolica di Erbil, in collaborazione
con i Cavalieri di Colombo negli Stati Uniti, ha avviato “programmi di formazione
spirituale per gli sfollati”, cui partecipano 230 persone che seguono “ogni venerdì
per quattro ore” le lezioni. Al contempo, grazie all’aiuto della diocesi caldea di
san Tommaso a Detroit e delle Pontifical Mission Societies “abbiamo aperto una nuova
scuola per gli sfollati e, solo quest’anno, 350 ragazze hanno potuto iniziare l’anno
accademico”.
Costruire il futuro dell’Iraq e della regione attraverso scuole, ospedali,
università
Il mio obiettivo e quello di tutta la diocesi, spiega il presule, è “garantire una
vita dignitosa” agli sfollati fornendo loro “riparo, cibo, educazione e assistenza
sanitaria”. Non solo nelle necessità immediate e quotidiane, ma cercando anche un
modo per “sviluppare le loro abilità e capacità, per vivere appieno la nostra missione
cristiana”. Il nostro desiderio, aggiunge, “è costruire il futuro dell’Iraq e della
regione” attraverso scuole, ospedali, università. Questo aiuterà anche le famiglie
“a restare a Erbil, vicini ai loro villaggi a Mosul e nella piana di Ninive”, anche
se finora “almeno 5mila famiglie hanno lasciato l’Iraq” a rischio della loro vita.
L'impegno a frenare l'emigrazione all'estero delle famiglie
La presenza dello Stato Islamico “mette a rischio la stabilità” dell’area, conclude
mons. Warda, ciononostante “continueremo il nostro lavoro, con lo stesso obiettivo
e impegno: aiutare i cristiani irakeni a vivere una vita dignitosa rimanendo in Iraq,
dove hanno una missione da compiere”. (R.P.)
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