2016-02-24 07:57:00

Bolivia. Morales sconfitto al referendum: no al quarto mandato


La Bolivia dice "no" al quarto mandato del presidente Evo Morales. Lo scrutinio del 99,49% delle votazioni sul referendum indetto per consentire l’ampliamento del numero dell’incarico consecutivo evidenzia il 51,31% dei “no” rispetto al 48,69% dei “si”.  Si tratta della prima sconfitta elettorale per Morales alla guida del paese da 10 anni e il cui mandato scadrà nel 2020. Per un commento sul voto, Marco Guerra ha intervistato Alfredo Somoza, presidente dell’Icei, Istituto Cooperazione Economica Internazionale:

R. – Il voto su questo referendum va letto insieme ai dati negativi che hanno avuto governanti  che erano allineati con Evo Morales, come Maduro in Venezuela o Cristina Kirchner in Argentina; anche se questo non è stato un voto politico: però, c’è stato un crescente malcontento, in Sudamerica, rispetto ai leader carismatici come Evo Morales che, pur avendo avuto un bilancio positivo della loro gestione, per il semplice fatto di esercitare il potere da tanto tempo cominciano anche loro ad avere problemi legati a nepotismo, corruzione, eccetera. Quindi, il voto boliviano è estremamente maturo, nel senso che non permette all’autore di una Costituzione di modificarla a suo favore. Era già successo qualcosa di simile anche in Ecuador … Ecco, questo è un sentimento che sta nascendo in Sudamerica rispetto al perpetuarsi al potere di Presidenti – popolari o meno popolari … Va letto in modo positivo rispetto al concetto di democrazia.

D. – Morales ha sottolineato che dalle aree rurali continuano ad arrivare voti positivi. Quindi, nelle campagne c’è ancora lo zoccolo duro del suo consenso che, ricordiamolo, nelle ultime elezioni aveva portato a due vittorie nette con oltre il 50% dei voti …

R. – Sicuramente, perché il governo di Evo Morales – non c’è nessun dubbio – ha fatto gli interessi, fondamentalmente, degli ultimi che in Bolivia sono la maggioranza della popolazione, e sono sicuramente per lo più le popolazioni rurali. Le zone di maggiore sofferenza, che sono quelle che hanno avuto sicuramente i migliori risultati, in particolar modo dal miglioramento o dall’arrivo di servizi di base come l’energia elettrica o la sanità, e anche un piccolo welfare che ha aiutato molte famiglie poverissime con – ad esempio – i sostegni per la scuola e l’istruzione dei figli.

D. – Morales è riuscito a moltiplicare per quattro il pil, a tenere i conti in ordine… insomma, ha avuto buoni risultati sul fronte economico …

R. – La Bolivia è stata fondamentalmente un Paese che per la prima volta nella sua storia si è riappropriata delle proprie risorse naturali che sono molto, molto grandi. La Bolivia è uno dei principali produttori di gas che vanno a rifornire il mercato argentino e brasiliano, ed è il Paese al mondo con la più alta quantità di litio, che è quello che sta alla base di tutta la nostra moderna civiltà della comunicazione. Ecco: Evo Morales ha fatto una politica di interesse nazionale di queste risorse che storicamente erano state praticamente regalate. E’ bastato quello, per un Paese piccolo con pochi milioni di abitanti come la Bolivia, perché cambiasse la situazione. Ecco, adesso è un po’ rallentata quella crescita a ritmi asiatici ma non tanto per problemi strutturali della Bolivia, che non ci sono: è un Paese che ha un’economia assolutamente a posto; ma perché la Bolivia non può che risentire della crisi molto più profonda dei due grandi Paesi: dell’Argentina e del Brasile.

D. – Si è chiusa, quindi, la porta alla partecipazione del Presidente alle elezioni del 2019. Chi raccoglierà questa eredità e quali scenari politici si aprono?

R. – Questo è un bell’interrogativo, nel senso che non potranno essere rieletti né lui né il suo vice-Presidente, una delle teste politiche più importanti nell’elezione di Evo Morales. Ed è uno dei problemi, quello di non vedere una successione ipotizzabile: uno dei tipici problemi dei governi di sinistra che sono quei governi che in Sudamerica sono dietro alle figure carismatiche come i vari Chavez e Lula, dietro ai quali poi alla fine c’era ben poco. La Bolivia rischia di ripiombare in uno scenario di frammentazione politica e di instabilità. Certamente e comunque avendo ancora davanti due anni di mandato, Evo Morales potrà anche lavorare: lavorare per un’ipotesi perché possa in qualche modo garantire la continuità di questo modello.








All the contents on this site are copyrighted ©.