2016-03-01 14:35:00

Chiesa Sudafrica: disordini alle università retaggio dell'apartheid


Le violente contestazioni e gli atti di vandalismo in atto nelle università del Sudafrica sono una reazione alle disuguaglianze sociali ereditate dall’apartheid. Così mons. William Slattery, arcivescovo di Pretoria e portavoce della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc) commenta i disordini a ripetizione che continuano a verificarsi in diversi atenei del Paese, dopo le proteste studentesche dello scorso autunno contro l’aumento delle tasse  scolastiche.

Il mondo accademico ancora dominato dalla cultura bianca
La settimana scorsa Mafikeng, città del nord-ovest del Sudafrica, la polizia è dovuta intervenire con gas lacrimogeni contro gli studenti della locale università, che hanno messo a ferro e a fuoco l'edificio per degli accesissimi contrasti con colleghi rappresentanti del Consiglio degli studenti. Contestazioni e disordini sono all’ordine del giorno anche in altre sedi universitarie, comprese quelle più prestigiose, come la University of the Free State a Bloemfontein, l’Università di Città del Capo e quella di Pretoria. Uno dei motivi ricorrenti delle proteste è l’uso esclusivo nelle università dell’afrikaans, lingua associata al passato regime segregazionista.  Tra gli studenti neri sudafricani - spiega mons. Slattery all’agenzia Cns - vi è la diffusa sensazione che le loro lingue materne siano discriminate, confermando l’impressione di “un razzismo istituzionalizzato non ancora superato nel Paese, ancora dominato da una cultura bianca”.

La risposta della politica finora debole
​Per l’arcivescovo di Pretoria, questa disuguaglianza, che ha alimentato negli anni le frustrazioni dei giovani sudafricani sfociate nelle proteste dell’anno scorso, “deve essere risolta in tutto il Paese”. La risposta delle forze politiche - osserva – è stata finora debole, anche se adesso sembra che ci sia il tentativo di recuperare il terreno perduto. (L.Z.)








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