2016-03-02 12:43:00

Cinema. "Human", la splendida opera di Yann Arthus-Bertrand


Oggi è l’ultimo giorno in cui rimane in sala lo splendido documentario del regista e fotografo francese, Yann Arthus-Bertrand, “Human”, nel quale l’umanità si racconta. Una esperienza non solo visiva, che nelle testimonianze di tanti intervistati interroga la coscienza e la riflessione sul mondo in cui viviamo oggi. Il servizio di Luca Pellegrini:

Ti guardano dritto negli occhi, con i loro. Non hai scampo: le loro parole, i loro racconti ti inchiodano alla realtà del mondo e della vita, a quella verità che ti sfugge, a quel senso che fai fatica a trovare perché oscurato dalla malattia, dalla fame, dall'ingiustizia, dalla povertà, dalle guerre, dalle insopportabili diseguaglianze che dividono l'umanità. Sono i volti di uomini e donne d'ogni età, etnia e religione, colti nelle più diverse realtà sociali e geografiche del mondo, che hanno accettato di raccontarsi in "Human", che per soli tre giorni, e oggi è l’ultimo, è rimasto in sala e che avrebbe invece il diritto e il dovere di essere visto dal più ampio pubblico possibile, dai giovani soprattutto. Nel film, girato in 60 Paesi, i protagonisti offrono storie autentiche, belle e terribili, sulla condizione umana. "Human" è un'esperienza indimenticabile e senza confini, come lo sono anche le stupende immagini del nostro pianeta intercalate alle testimonianze. La coscienza si solleva, talvolta l'impotenza annichilisce. Il regista Yann Arthus-Bertrand tiene a precisare che nessuno si deve sottrarre dall’impegno di rendere il mondo migliore, oggi sconvolto da tragedie e incertezze. Lo conferma ai nostri microfoni:

“Nous sommes tous responsables de ce qui se passe sur terre…
Siamo tutti responsabili di ciò che avviene sulla terra, e possiamo sempre rifiutare ciò che ci dà fastidio. Questo film, in fin dei conti, ci mostra bene che queste persone sono uno specchio: le persone che parlano, siamo noi. Oggi, è la prima volta nella storia del mondo che le persone sono così insicure. Non era mai successo prima, perché anche nei momenti più terribili dici: 'Ne possiamo uscire, un futuro diverso è possibile'. Oggi, il futuro è davvero a una impasse: il cambiamento climatico - che è molto importante - la crisi economica, la crisi dei rifugiati: tutto ciò fa sì che il mondo di domani sarà un mondo nel caos. E tutti lo sanno, anche se oggi viviamo in una sorta di negazione: non vogliamo credere che quello che sappiamo sia vero. E quindi, se davvero c’è una cosa a cui bisogna dare priorità è la nostra umanità, la possibilità che l’uomo ha da sempre di aiutarsi, di aiutarsi vicendevolmente, e di amarsi. Ognuno di noi ha in sé un lato brutto, egoista, difficile, ma abbiamo anche un lato empatico. E questo film parla di questo: in fin dei conti è un film sull’amore".

Ma perché ha voluto girare un film così affascinante e particolare?

“J’ai pas besoin de voir ce film pour comprendre la réalité du monde…
Non ho bisogno di vedere questo film per capire la realtà del mondo: la differenza sta nel fatto che, siccome sono le persone che ti parlano, provi più emozioni. Penso che nel film ci siano anche molti messaggi d’amore, messaggi molto positivi: tutti noi abbiamo una missione da compiere sulla terra. Penso che non sia ridicolo pensare che abbiamo una missione. Penso che ci troviamo all’interno di una enorme musica, di un’enorme sinfonia della vita. E tutti noi suoniamo uno strumento, ognuno di noi deve suonare una bella musica. Penso sia importante essere uniti in questa stessa sinfonia della vita e suonare la stessa musica. Oggi, noi non suoniamo la stessa musica: ci sono persone che suonano la musica dell’odio… E penso che, in questo mondo difficile, l’empatia naturale che abbiamo dentro sia la sola speranza che abbiamo: l’unica! Perché il cambiamento climatico è in arrivo, le crisi arriveranno, i rifugiati arriveranno in numero sempre maggiore. E l’unica cosa che avremo per vivere insieme sarà l’empatia: la capacità di saper condividere, di saper donare. Altrimenti sarà il caos totale. E’ importante, quindi, guardare il mondo con meno cinismo, meno scetticismo e con più benevolenza".








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