2016-03-07 15:13:00

Omicidio giovane a Roma. Don Bonaiuto: orrore fomentato da società


E’ ancora senza un preciso movente l’omicidio del ragazzo assassinato a Roma da due studenti universitari. I due giovani, dopo aver assunto sostanze stupefacenti e bevuto alcolici, hanno invitato l’amico 23.enne in un appartamento dove è stato barbaramente seviziato e ucciso. Secondo gli inquirenti, a provocare la tragedia sono stati alcol e droga. Uno dei due giovani responsabili dell’omicidio ha dichiarato di aver siglato con l’amico, in preda ad allucinazioni, un patto per uccidere qualcuno. “Volevamo vedere - ha detto - l'effetto che fa”. Su questa drammatica vicenda Amedeo Lomonaco ha intervistato don Aldo Bonaiuto, dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi:

R. – È raccapricciante pensare che dei giovani, per vedere l’effetto di una persona che muore venendo uccisa, possano avere questo istinto. Non sono né l’alcool né la droga che possono giustificare un impeto così preciso: quello appunto di uccidere. Sicuramente, questi giovani sono anche loro vittime di un orrore anche fomentato continuamente da tutto un mondo che promuove la morte, il macabro, l’esaltazione della violenza… Non c’è immagine che oggi, in questo nostro mondo, non esalti tutte queste realtà più macabre e violente. Quindi, dovremmo un po’ riflettere profondamente su che cosa noi stiamo dando a questi ragazzi, di che cosa li stiamo nutrendo. Sentire questi racconti sicuramente è qualcosa di raccapricciante, pensando che non stiamo parlando di scene di film, ma di persone reali, di un giovane che ha perso la vita per motivazioni veramente assurde e inaudite.

D. – Dietro questa cultura della morte, questa cultura dello sballo, c’è la presenza del male, del Maligno…

R. – C’è sicuramente la presenza del male in tutte le sue forme, dirette e indirette. Sicuramente, il male e le forze del male si scatenano sulle persone deboli, fragili o su quelle che ogni giorno vengono plagiate da tutte quelle realtà che fomentano il male. È qualcosa di veramente straziante sentire dei giovani che uccidono altri giovani e gli adulti non possono far finta di non capire o di lavarsi le mani pensando che sia l’azione soltanto di una o due persone per motivi isolati. Qui c’è un sistema che promuove la violenza e bisogna sicuramente lavorare molto. Specialmente gli adulti devono fare qualcosa per aiutare questi ragazzi.

D. – Questa drammatica vicenda, questa violenza, può essere un monito anche per i ragazzi che sono vittime di droga, alcool, dipendenze… La paura di se stessi, anche quella di compiere azioni scellerate può portare tossicodipendenti, alcolisti, magari nei momenti di lucidità, a comprendere su che strada si sono incamminati e quindi a decidere di provare a vincere queste dipendenze, a rompere questi legami?

R. – Certamente, non dimenticando che chi assume sostanze o chi è schiavo dell’alcolismo lo è perché ha un abisso, un vuoto, una mancanza di affetto, di senso della vita. È un grido. Tutte le persone che fanno uso di sostanze, e che quindi sono nella dipendenza di queste terribili droghe, gridano aiuto perché si trovano in condizione di solitudine, isolamento. E quindi sono persone che vanno aiutate. E siccome sono tanti, tanti i giovani che cadono in questi meandri di morte, bisogna fare qualcosa. Noi dobbiamo cercare di avvicinare il cuore ferito di questi ragazzi, fare di tutto, mobilitarci, perché queste droghe si allontanino dalla vita dei nostri ragazzi.








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