2016-03-08 15:00:00

S. Giovanni di Dio, l'uomo della "follia d'amore" per Dio


Riscoprire il valore della misericordia nella vita di San Giovanni di Dio. Lo scrive il priore generale dell’Ordine dei Fatebenefratelli, Fra Jesús Etayo, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria del loro fondatore. La svolta vocazionale che portò San Giovanni di Dio al suo straordinario servizio in favore dei malati nasce da un episodio particolare accaduto nella vita del Santo portoghese. Lo ricorda Fra Marco Fabello, direttore generale dell’Istituto Fatebenefratelli di Brescia, specializzato in malattie psichiatriche. L’intervista è di Alessandro De Carolis:

R. – Nel 1539, quando San Giovanni di Dio ascolta una predica di San Giovanni d’Avila dà in escandescenze perché si sente molto peccatore ed è così male in arnese che lo portano al manicomio reale di Granada. Lì, dopo un po’ di giorni, decide che la gente non può essere trattata così e che deve fare un ospedale nel quale i malati siano trattati come lui vorrebbe che fossero trattati.

D. – San Giovanni di Dio in che modo contagia voi, oggi, che continuate la sua opera quasi 500 anni dopo?

R. – E’ chiaro che noi abbiamo come riferimento la sua figura ma anche l’ospedale come luogo di salute e di salvezza. Di conseguenza, il carisma dell’ospedalità ci porta a immedesimarci nella sua azione e quindi a vedere nei poveri e nei malati quell’immagine che lui ha visto un giorno quando, lavando i piedi a un malato, vide il volto di Gesù. Ora, nella pratica attuale – che è forse molto più complicata che a quel tempo – da un certo punto di vista dobbiamo rispolverare i suoi valori fondamentali perché a volte, con il tempo, si possono un po’ annebbiare. Ma credo che abbiamo ancora tutta la possibilità, soprattutto con i collaboratori, di potere ri-esprimere in modo adeguato il carisma dell’ospitalità.

D. – Il vostro priore generale ha invitato tutto l’Ordine dei Fatebenefratelli a rileggere, nell’anno del Giubileo, le pagine in cui San Giovanni di Dio parla della misericordia divina. Che cos’era la misericordia, per il vostro fondatore?

R. – Lui l’ha sperimentata su se stesso e l’ha sperimentata anche sugli altri quando, ad esempio, è riuscito a convertire un assassino e quando è riuscito a convertire un tenutario di case chiuse. Se non ci fosse stata la misericordia del Signore in quel momento, né lui sarebbe stato San Giovanni di Dio, né le altre due persone – che poi sono stati i primi due compagni – si sarebbero convertiti.

D. – Una domanda personale: cosa le ha toccato il cuore, del carisma di San Giovanni di Dio, quando ha sentito la chiamata ha seguirlo e in che modo quella fiamma oggi alimenta il suo servizio personale?

R. – E’ una confidenza che faccio a pochi, ma comunque la faccio in questa occasione. Mio padre ha sempre ospitato in casa sua, ogni venerdì, un povero e lo teneva fino al giorno dopo, lasciandolo andar via con un poco di farina, il poco che aveva perché eravamo poveri. E allora da lì nasce tutto il resto, e il resto sono 54 anni di vita religiosa. Come si manifestano oggi? Credo con l’entusiasmo, forse non più spontaneo di un tempo, e con la ragionevolezza che questa sia una vita che vale la pena di essere vissuta e che dispiace altri non vogliano farlo o non riescano a farlo, perché veramente la riscoperta dei poveri e dei malati è anche la scoperta di se stessi.








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