2016-03-09 13:28:00

Biden in Israele, dove continuano episodi di violenza


Il vicepresidente Usa, Joe Biden, arrivato ieri a tel Aviv, ha incontrato questa mattina il primo ministro israeliano, Netanyahu, e questo pomeriggio incontrerà a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente palestinese Abu Mazen, che ha criticato per la mancata condanna degli ultimi attacchi in Israele che hanno causato, tra l'atro, la morte di un cittadino americano a Jaffa. Intanto, emerge da un sondaggio del Centro di ricerche americano Pew, che gli israeliani sono divisi sull’ipotesi di trasferimento degli arabi del Paese in altre nazioni (48% i favorevoli, 46% i contrari) e che il 30% degli ebrei israeliani ritengono che le colonie non aiutano la sicurezza in Israele, anzi alimentano violenza. Dell’impasse mediorientale, Fausta Speranza ha parlato con Renata Piccinelli, docente di questioni mediorientali all’Università Luiss:

R. – Purtroppo, la tensione in Israele e in Palestina non scende: è un fiume in piena che ha dei momenti “carsici” in cui la tensione sembra affievolirsi, diventare sotterranea, per poi riemergere. Questo lo vediamo anche nelle prospettiva storica a lungo termine. Ogniqualvolta si è avuta l’impressione che si potesse andare verso un rallentamento delle tensioni, una pace duratura, abbiamo visto poi rinascere focolai di tensioni. Ora siamo in un nuovo momento di tensioni relative alla questione israelo-palestinese e tensioni che vanno poi collocate all’interno della situazione generale di instabilità regionale.

D. – Si discute in Israele di espulsione di arabi da Israele ma anche delle colonie. Che dire di questo dibattito?

R. – Molti israeliani pensano che il conflitto israelo-palestinese si possa risolvere espellendo gli arabi che vivono sia in territorio israeliano sia in quelli occupati. E poi ci sono alcuni che ritengono che abbiano ragione i palestinesi a pensare che “l’Intifada dei coltelli” sia scoppiata in questa forma nuova di reazione alle politiche di sicurezza in Israele, una reazione alle politiche di occupazione dei territorio in cui abitano i palestinesi.

D. – In questi giorni, Joe Biden è in Israele. Ma c’è un margine di riapertura dei negoziati?

R. – Diciamo che gli ultimi anni abbiamo visto una maggiore freddezza tra gli Stati Uniti d’America e Israele in termini di politica estera, sia per scelte dell’amministrazione Obama rispetto alla questione israelo-palestinese sia per scelte relative all’impegno statunitense nell’area mediorientale. Chiaramente, i margini di manovra di una riapertura di relazioni più strette, più forti, dipendono anche dalle scelte che gli Stati Uniti vogliono fare rispetto alla crisi siriana e alla presenza dell’Is nella Regione. Sono tutti temi fortemente correlati.








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